Pakistan: l'esercito lancia l'offensiva finale contro i talebani
In Pakistan è scatta la fase cruciale dell’offensiva nella valle dello Swat contro
i Talebani. L’esercito di Islamabad è entrato a Mingora, la più importante città della
regione, dove da ieri si combatte strada per strada. Per il punto della situazione
ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:
Le unità
scelte pakistane hanno iniziato a penetrare ieri nella periferia di Mingora, ed ora
l’esercito ha preso il controllo di diversi punti strategici della città. Secondo
fonti militari interi quartieri sono stati strappati ai guerriglieri integralisti
e tre piazze sono già presidiate dai soldati, ma almeno 400 talebani stanno ancora
opponendo una ferma resistenza, anche attraverso il massiccio uso di mine e di civili
come scudi umani. L’accerchiamento dell’esercito e l’imposizione del coprifuoco hanno
infatti intrappolato almeno 20 mila persone che al momento si nascondo nelle loro
abitazioni. Si combatte quindi casa per casa per la conquista di Mingora e lo stesso
comando militare ammette che l'operazione potrebbe essere ''dolorosamente lenta''.
Alcuni testimoni riferiscono poi che sono pronti ad entrare in azione decine di kamikaze.
Ma la caduta della città potrebbe risultare la chiave di volta nella guerra lanciata
contro le roccaforti dei talebani che da almeno tre anni hanno il controllo del nord-ovest
del Paese. Nel capoluogo della valle dello Swat si trova Maulana Fazlullah, considerato
il maggior leader talebano della regione. Per lui e suoi 4000 uomini questa volta
è davvero la resa dei conti.
Somalia A Mogadiscio
sono ripresi i combattimenti tra le milizie islamiche, che da due settimane controllano
buona parte della capitale, e le truppe governative che hanno lanciato una violenta
offensiva per riprendere la città. Ieri sera i ribelli Shabaab hanno attaccato il
palazzo presidenziale e una pattuglia di peacekeeper dell'Unione Africana; stamani
un kamikaze ha ucciso tre guardie della base militare governativa. Le nuove violenze
seguono di 24 ore la battaglia di venerdì che si era conclusa con la morte di 45 persone.
L'esito del conflitto sembra ancora incerto, anche se sul terreno i fondamentalisti
sembrano avere la meglio. A difesa del Governo ci sono anche 4000 soldati ugandesi
e burundesi della forza di pace dell'Amisom, la missione dell'Unione Africana in Somalia.
Mentre L’Eritrea è accusata di sostenere gli insorti integralisti. Intanto cresce
l’emergenza profughi. L’Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati calcola che solo
venerdì siano scappati da Mogadiscio 8.000 persone. Il numero totale degli sfollati
ha raggiunto quota 57 mila.
Vertice Iran – Pakistan – Afghanistan La
sicurezza in Asia centrale minacciata dal terrorismo e dal narcotraffico è stata al
centro del vertice tra Iran, Pakistan e Afghanistan, che si è tenuto oggi a Teheran.
Il presidente iraniano Ahmadinejad, il pachistano Zardari, e l'afghano Karzai, hanno
discusso anche di nuove forme di cooperazione economica, oltre alle soluzioni per
la stabilità dell’intera regione. L’incontro era in programma martedì scorso ma era
stato rinviato su richiesta di Zardari a causa dell’avvio dell’offensiva dell’esercito
pakistano nella valle dello Swat.
Sri Lanka In Sri Lanka è entrata
nel vivo la gestione del dopo guerra nelle aree colpite da 26 anni di conflitto tra
Tigri Tamil ed esercito di Colombo. Ieri durante una visita in uno dei campi che accolgono
oltre 300 mila profughi tamil, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon,
aveva chiesto che alle squadre dell'Onu venga consentito un ''accesso senza ostacoli''.
Dal canto suo il presidente, Mahinda Rajapaksa, ha promesso di garantire la continuità
di accesso per le agenzie umanitarie anche se “sarà limitata fino a quando non saranno
stati cacciati tutti i ribelli tamil infiltratisi fra gli sfollati”. Per raggiungere
una definitiva pacificazione dei territori strappati ai ribelli Tamil, il governo
ha inoltre garantito che saranno reintegrati i bambini-soldato reclutati fra le file
delle milizie separatiste.
Mongolia Urne aperte in Mongolia, dove
2,7 milioni di cittadini sono chiamati ad eleggere un nuovo presidente. La sfida elettorale
si gioca tra l'ex comunista Nambaryn Enkhbayar, presidente uscente, e l'ex leader
del partito dei Democratici, Tsakhiagin Elbegdorj, dato in vantaggio dai sondaggi.
I seggi chiuderanno alle 22 locali e i primi risultati dovrebbero essere resi noti
stasera o più probabilmente domani.
Medio Oriente Il ministro degli
Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, esclude che Israele possa tornare alle sue frontiere
precedenti alla 'guerra dei sei giorni', nel giugno 1967. Lo ha detto oggi ai giornalisti
lo stesso capo della diplomazia israeliana, secondo il quale questa soluzione avrebbe
“come effetto solo quello di spostare il conflitto all'interno delle frontiere”.
Marocco
In Marocco, almeno 11 persone hanno perso la vita e una quarantina sono rimaste
ferite ieri sera a causa di una ressa durante un concerto nello stadio di Rabat. L'incidente
è avvenuto a seguito del cedimento di una rete metallica, sotto la pressione degli
spettatori che si affrettavano a uscire dall’impianto, Hay Nahda, che per l’evento
ha ospitato almeno 70 mila persone.
Influenza Resta
alta l’allerta per la pandemia di influenza “A”. Il virus A/H1N1 ha contagiato 12.022
persone in 43 Paesi e ha fatto 86 morti. Tuttavia, nell’ultimo bilancio dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità si precisa che in alcuni Paesi più colpiti si è ormai rinunciato
a tenere il conto dei contagi. In 24 ore, sono dunque stati registrati 854 nuovi casi,
ma va sottolineato che il numero dei morti resta invariato e che la maggior parte
dei contagi riguarda persone già in fase di guarigione. Ieri l’Oms ha rivisto i criteri
di allarme tenendo conto della debole aggressività del virus. (Panoramica internazionale
a cura Marco Guerra)
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