La Chiesa di tutto il mondo prega per i cattolici in Cina
Si celebra oggi la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, proposta due anni
fa da Benedetto XVI nella Lettera alla Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare
Cinese. La data del 24 maggio è stata indicata dallo stesso Pontefice perché è quella
della memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, particolarmente
venerata nel Santuario mariano di Sheshan, a Shanghai. Diverse le iniziative in Italia.
Quest’anno la Cei ha scelto Napoli per radunare i migranti cattolici cinesi che vivono
in diverse città della penisola. Stamani la Messa presieduta nel duomo dall’arcivescovo
del capoluogo campano, il cardinale Crescenzio Sepe. Ma quale il motivo di questa
giornata? Al microfono di Tiziana Campisi risponde padre Angelo Lazzarotto, missionario
del Pontificio Istituto Missioni Estere, che ha vissuto 15 anni ad Hong Kong: R. – Perché
tutti cattolici della Cina si trovino a pregare insieme nello stesso giorno, con la
stessa intenzione del Santo Padre. Il Papa estende questa intenzione a tutta la Chiesa,
perché si rafforzi questa unità fra tutti con il successore di Pietro, e anche perchè
i cattolici in Cina abbiano la forza di perseverare nella testimonianza viva, cristiana,
pur tra tante difficoltà e sofferenze della loro vita quotidiana. D.
- Quanto è avvertita in Cina questa giornata? R. – E’ difficile
avere una visione completa e particolareggiata. Sappiamo che in tutta la Cina, pur
essendoci vari santuari dedicati alla Madonna, il santuario di Sheshan è meta di pellegrinaggi.
Quest’anno sappiamo che, ancora, il governo di Shanghai ha indicato che ci sono limiti
al traffico dalla fine di aprile al 31 maggio e non sappiamo quanti riusciranno effettivamente
ad arrivare a Sheshan. Per lo scorso anno si parla di 2.500 persone che per il 24
maggio si trovarono a Sheshan. D. – Per i cattolici di tutto
il mondo come conoscere la realtà dei cattolici cinesi? R. -
Questo è un grande problema. Io penso sia provvidenziale questo invito del Papa a
tutta la Chiesa di partecipare a questa preghiera, che è prima di tutto un impegno
dei fedeli della Cina. Purtroppo, all’estero si tende ad avere delle idee molto vaghe
e, alle volte, confuse, anche errate, parlando magari di due Chiese, mentre si sa
che c’è un’unica Chiesa che ha rapporti più o meno difficili con le autorità locali
e con la politica che il governo sta imponendo. In Cina queste difficoltà sono vive
e sono vissute ogni giorno; all’estero, purtroppo, i cattolici ne leggono solo raramente,
di tanto in tanto, sui media. Credo sia molto importante che questa giornata aiuti
a realizzare questa coscienza nel popolo cristiano ed è utile a questo il fatto che
da parte della Santa Sede e anche della Conferenza episcopale italiana sia iniziata
da qualche anno un’attenzione maggiore alle comunità cinesi nelle principali città
d’Italia. D. - Che cosa hanno portato dalla loro terra in Italia
i migranti cattolici cinesi ? Quali tradizioni? R. - Sono diverse,
ma in particolare credo ci possano dare il senso della solidarietà famigliare che
noi, col nostro individualismo, nelle culture occidentali abbiamo esasperato, perdendo
i valori della famiglia, della comunità. Il loro modo di vivere, invece, è un valore
che noi stessi possiamo accogliere come una cosa preziosa e un dono che ci fanno.