L’Abate di Montecassino: un evento storico e di riconciliazione
A 30 anni dalla visita di Giovanni Paolo II, la comunità di fedeli della diocesi di
Montecassino si appresta con rinnovata emozione ad accogliere Benedetto XVI. Per una
testimonianza sullo spirito con il quale la Chiesa del Cassinate si appresta a ricevere
il Papa, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato l’abate di
Montecassino, dom Pietro Vittorelli:
R. – I sentimenti
sono misti tra la trepidazione, la gioia e l’attesa. Siamo proprio alla vigilia di
un evento che, devo dire, tutti, sia la comunità diocesana, che la comunità monastica,
avvertono come un evento storico. Sarà la prima volta che un Papa celebrerà l’Eucaristia
all’aperto nel centro della città. Il pomeriggio, invece, sarà dedicato totalmente
al mondo benedettino internazionale. D. – In che modo la sua
diocesi si è preparata a questo evento? R. – Abbiamo fatto un
programma abbastanza ricco di eventi, sia culturali che spirituali. Abbiamo celebrato
una tavola rotonda sull’emergenza educativa, con grande passione, davanti ad un pubblico
di quasi 500 giovani e docenti delle scuole secondarie superiori di Cassino. Abbiamo
già celebrato una veglia per il mondo giovanile ed avremo ancora una liturgia penitenziale
ed una veglia che durerà tutta la notte, in attesa dell’arrivo del Santo Padre. D.
- C’è una situazione, un evento che l’ha particolarmente colpita pensando all’attesa? R.
– Sì, da tutte le parti del mondo, sto ricevendo lettere da comunità monastiche, sia
femminili che maschili, dove si coglie il particolare significato che assume la visita
di un Papa di nome Benedetto presso la tomba di San Benedetto. Ho ricevuto una lettera
di una badessa del Sudamerica dove mi diceva come, in fondo, questo evento abbia una
portata davvero internazionale per il mondo monastico benedettino. E’ un momento,
questo, che rivede ancora la Sede Apostolica vicina all’Ordine monastico benedettino
per riproporre la spiritualità di San Benedetto come una spiritualità vivibile, non
solo dai monaci ma da ogni cristiano. D. – Montecassino richiama
immediatamente le radici della civiltà europea ma anche uno dei momenti più drammatici
della Seconda Guerra Mondiale. La visita di un Papa, dunque, ha un valore che va al
di là della dimensione diocesana… R. – Decisamente! Siamo a
65 anni da quell’evento drammatico del bombardamento dell’abbazia prima e poi della
città di Cassino. La visita di questo Papa porrà, forse, la parola fine ad un processo
storico iniziato 65 anni fa e che si conclude con una riconciliazione definitiva.
E’ stato espresso desiderio dal Santo Padre che nell’ultimo atto della sua giornata
a Montecassino, ci sia la visita ad uno dei cimiteri di guerra, al cimitero polacco
nella fattispecie. Lì, il Papa avrà l’opportunità di ricordare i caduti di tutte le
nazioni e di tutte le guerre. Davvero nessuno si sentirà escluso dalla preghiera del
Papa in un contesto ormai definitivamente riconciliato con quell’episodio storico. La
piazza principale di Cassino si chiamerà Piazza Benedetto XVI: è questo il segno tangibile
dell’importanza che non solo la Chiesa, ma tutta la cittadinanza attribuisce alla
visita pastorale del Papa. E’ quanto sottolinea il sindaco di Cassino, Bruno Vincenzo
Scittarelli, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Tutta
la città di Cassino e tutto il Cassinate aspettano con ansia questo giorno importante,
visto che è la prima volta che Joseph Ratzinger viene come Papa nella nostra città.
Per la prima volta un Papa celebra la Santa Messa all’interno, al centro della città,
e questo è un fatto veramente eccezionale. Noi siamo molto soddisfatti di questa attenzione
che il Pontefice ha voluto mostrare verso la nostra città e per ringraziarlo di questa
attenzione abbiamo voluto intitolare a lui la piazza dove celebrerà la Messa. Infatti,
si chiamerà Piazza Benedetto XVI, ex Miranda. D. – Che cosa
può dare alla comunità cittadina la visita di un Pontefice? R.
– La nostra comunità è molto legata a Montecassino e il fatto stesso che il Pontefice
abbia voluto prendere il nome del nostro patriarca Benedetto, ci riempie di gioia
e ci fa aspettare questa visita con trepidazione. Per noi è un fatto, un evento, eccezionale,
che vivremo con grande partecipazione. D. – Come si è preparata
la città? R. – Noi ci stiamo preparando, cercando di far trovare
al nostro Papa una città in festa. Poi, voglio ricordare un fatto importante: la benedizione
che ci sarà da parte del Papa della Casa della Carità. Anche questa inaugurazione
segnerà un momento importante per la vita della nostra comunità. Sarà per la città
un buon viatico per il futuro. Cresce anche l’attesa tra i giovani
come spiega – sempre al microfono di Alessandro Gisotti - Maria Cristina
Tùbaro, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Montecassino:
R. – Fra
i giovani di Montecassino ed il Papa c’è sempre stato un legame privilegiato, anche
grazie alla partecipazione alle Giornate mondiali della gioventù, che hanno sempre
riscosso tantissimo successo tra i nostri ragazzi; il significato è sicuramente molto
grande, anche per il fatto che viene a trovarci a casa, dopo che abbiamo fatto tanti
chilometri per incontrarlo. Un Papa che porta il nome di San Benedetto - che per tutti
noi è veramente un riferimento fisico, perché tutti i giovani di Cassino si alzano
la mattina e la prima cosa che vedono è l’abbazia di Montecassino - per tutti noi
è davvero un segno grande. Inutile ricordare, poi, anche la dimensione europea che
San Benedetto ci richiama e alla quale tutti i giovani son legati, proprio perché
tutti vivono una dimensione sicuramente internazionale e di grandi contatti: quindi
credo che sarà veramente un’esperienza forte per tutti quanti. D.
– Si faceva riferimento alla GMG, un grande evento; che cosa resta, poi, di un evento
così importante, tanto atteso? R. – Sicuramente restano tutte
le grandi emozioni che si vivono alla GMG e alla forte esperienza, ma soprattutto
resta la volontà, da parte di tutti noi, di cercare di non rendere questi eventi –
che siano le GMG o sia la visita del Papa a Cassino – dei grandi eventi una volta
ogni tot anni, ma ci sia poi, veramente, una concretizzazione nella vita di tutti
i giorni; creare, intanto, un gruppo di giovani, creare per loro dei punti di riferimento
sia nelle persone degli educatori, sia proprio nel proporre loro un cammino di fede,
e poi sicuramente questi grandi eventi da soli non bastano, ma certamente danno una
spinta di entusiasmo notevolissima, che aiuta poi a vivere la quotidianità. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)