Guerra aperta a Mogadiscio tra esercito e integralisti islamici
In Somalia, si sono ormai trasformati in una battaglia in campo aperto i combattimenti
per il controllo della capitale Mogadisco tra le truppe governative e i ribelli islamici.
Dall’inizio degli scontri si contano oltre 200 morti e 500 feriti, mentre continua
la fuga dei civili dalla città. Sale intanto la preoccupazione nella comunità internazionale.
Ieri, l’Unione Africana ha chiesto l’intervento dell’Onu. Marco Guerra: In queste ore,
a Mogadiscio, è ripreso il massiccio esodo di civili a seguito del violento contrattacco
lanciato ieri dalle truppe governative somale contro quelle dei ribelli islamici,
che da 10 giorni controllano buona parte della capitale. Quasi 40 mila persone hanno
lasciato la città e la fuga prosegue nel timore che il governo continui anche oggi
l'offensiva. Quella di ieri è stata una delle giornate più sanguinose dalla ripresa
dei combattimenti, lo scorso 7 maggio. Il bilancio delle ultime 24 ore parla di almeno
45 morti - in gran parte civili - e 200 feriti. Al momento nella capitale non si segnalano
scontri, ma secondo fonti locali stanno arrivando sul posto ulteriori rinforzi alle
trappe filo governative, mentre il ministro della Difesa ha annunciato che le operazioni
andranno avanti fino a che i ribelli non saranno stati sconfitti. Dal canto loro,
le milizie islamiche possono contare invece sull’appoggio di oltre 1000 combattenti
stranieri che hanno aderito al richiamo della Jihad. Tutto lascia quindi prevedere
un’escalation delle violenze. E sono molti i timori dell’Unione Africana per i contraccolpi
nello scacchiere continentale. Ieri, il Consiglio di sicurezza dell'organizzazione
ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare "misure immediate" per aiutare il governo
somalo, nonché sanzioni contro l'Eritrea accusata di sostenere gli insorti integralisti.