Mons. Follo: no alla manipolazione dell'informazione
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’educazione per tutti e l’educazione
interculturale: su questi tre punti si è soffermato, recentemente, mons. Francesco
Follo. L’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco è, infatti, intervenuto
alla 181.ma sessione del Consiglio esecutivo dell’organizzazione delle Nazioni Unite
per l’educazione, la scienza e la cultura, che si è svolta a Parigi. I particolari,
nel servizio di Isabella Piro:
Tre interventi
su temi diversi, quelli pronunciati da mons. Follo, ma legati da un unico appello:
far sì che la comunicazione e l’educazione si pongano come obiettivo primario l’uomo,
inteso come persona, portatore di una sua dignità. Nel primo intervento, dedicato
alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, il presule ribadisce che
la Santa Sede incoraggia gli sforzi per la formazione tecnologica ed informatica nei
Paesi emergenti, purché questa formazione “non si limiti ad una dimensione tecnica
professionale, ma tenga in conto l’uomo”, ovvero lo sviluppo dell’individuo, del rispetto
dell’altro e del bene comune. Allo stesso tempo, mons. Follo esprime il sostegno della
Santa Sede alla lotta, portata avanti dall’Unesco, contro l’abuso e la manipolazione
dell’informazione.
Nel secondo intervento, invece,
il presule si sofferma sulla necessità di garantire a tutti un’educazione adeguata,
soprattutto nei Paesi emergenti, come l’Africa. Due le strategie suggerite: innanzitutto,
dare importanza alla scuola, in cui l’alunno apprende le regole di vita fondamentali.
Quelle regole, dice mons. Follo, la cui mancanza provoca la violenza giovanile. La
scuola è “il primo luogo della socializzazione”, in cui “si impara a vivere in gruppo,
a rispettare l’altro, ad ascoltare, a condividere”, secondo il comandamento primario
dell’amore.
La seconda strategia indicata da mons.
Follo è quella della parità di accesso agli studi sia per gli uomini che per le donne.
“La donna e l’uomo hanno carismi complementari – afferma il presule – Ci sono valori
tipicamente maschili, come l’utopia, la creatività, la diplomazia, la maestria; e
valori tipicamente femminili come il realismo, l’attenzione, la resistenza, la tenacia,
la capacità di comunicare”. Per questo, ribadisce mons. Follo, “la pratica educativa
deve favorire l’accoglienza dell’identità sessuale, così che ragazzi e ragazze imparino
ad esprimere sinceramente la propria specifica vocazione”. Tanto più che, continua
mons. Follo, “l’educazione ha come obiettivo primario la formazione di esseri liberi”,
secondo tre criteri: l’apertura all’altro, lo sviluppo dell’interiorità e dell’esteriorità,
e la consapevolezza del sé e dell’altro.
Dedicato
all’educazione interculturale, infine, il terzo intervento di mons. Follo. “Esiste
attualmente – afferma il presule – una tendenza crescente ad orientare l’educazione
su un modello puramente produttivo” e “un orientamento unilaterale dell’educazione
verso criteri di efficacia non può che avere che gravi conseguenze”. La crisi finanziaria
attuale, sottolinea mons. Follo, “è ricca di insegnamenti al riguardo. Solo la persona
che concepisce la relazione con gli altri al di là dei criteri di produttività, può
apprezzare le cose nel loro giusto valore”, poiché “le relazioni sociali sono un fine
e non un mezzo”.
“L’educazione, allora – continua
il presule – realizza pienamente la propria vocazione quando gli adolescenti entrano
consciamente in contatto con altre culture e religioni imparando, così, gli uni dagli
altri”. In questo, conclude mons. Follo, gli insegnanti hanno un ruolo primario, poiché
“devono donare ai giovani uno sguardo positivo sulla realtà, dimostrando che le questioni
teologiche non sono contro la ragione, ma, al contrario, sono il suo apice”.