2009-05-21 15:29:21

Laos: rimpatrio forzato della popolazione Hmong


Medici Senza Frontiere denuncia con un comunicato la forte pressione da parte dell’esercito tailandese per rimpatriare in Laos 5 mila rifugiati che vivono nel campo di Huai Nam Khao, in Thailandia. A causa delle pesanti misure restrittive, Msf, dopo 4 anni di presenza nel campo, è stata costretta a interrompere l’attività di assistenza. Lo scorso marzo i governi del Laos e della Thailandia hanno riconfermato di voler rimpatriare in Laos, entro la fine dell’anno, tutte le persone di etnia Hmong, senza alcuna supervisione esterna. Da dicembre 2008 il numero dei rifugiati rimpatriati è aumentato. Negli ultimi quattro mesi l’esercito tailandese presente nel campo ha introdotto forti misure restrittive nel tentativo di costringere la popolazione Hmong a non chiedere lo status di rifugiati e a rientrare “volontariamente” in Laos. I rifugiati hanno raccontato di arresti arbitrari e rimpatri forzati. Msf denuncia inoltre i metodi utilizzati dalle autorità thailandesi che hanno eliminato ogni possibilità di fornire assistenza umanitaria indipendente ai rifugiati del campo: restrizioni nella libertà di accesso all’assistenza prestata da Msf, moltiplicazione dei controlli militari  sia per i Hmong che per gli operatori. Alla luce di questa situazione, Msf ha deciso di bloccare le attività nel campo. “Non possiamo più operare - sostiene Gilles Isard, capo missione di Msf in Thailandia - in un campo dove l’esercito arresta in maniera arbitraria i leader influenti  per spingere i rifugiati a rientrare “volontariamente” in Laos e costringe i pazienti a subire controlli militari per accedere ai nostri ambulatori”. L’organizzazione umanitaria chiede quindi di fermare il rimpatrio forzato dei rifugiati Hmong del campo di Huai Nam Khao e di permettere ad un organismo indipendente di esaminare le richieste  per lo status di rifugiati. (A.L.)







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