Conferito ad Andrea Riccardi il Premio internazionale Carlo Magno
Stamani ad Aquisgrana, in Germania, è stato conferito al prof. Andrea Riccardi, storico
e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il prestigioso Premio internazionale “Carlo
Magno”. Il riconoscimento gli è stato attribuito - si legge nella motivazione – "per
il suo straordinario impegno civile in favore di un'Europa più umana e solidale all'interno
e all'esterno delle sue frontiere, per la comprensione tra i popoli, le religioni
e le culture, per un mondo più pacifico e giusto". Il premio è stato assegnato in
passato, tra gli altri, ad Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Giovanni Paolo II.
Sul significato di questo premio ascoltiamo lo stesso Andrea Riccardi al microfono
di Massimiliano Menichetti:
R. – Mi sono
interrogato su questo premio perché, in genere, è un premio che viene concesso abitualmente
ai politici. Perché si è voluto fare questa eccezione, darlo a me? Del resto molti
anni fa era stato dato anche a Frère Roger Schultz. Io credo che sia un appello ai
cristiani, un appello agli uomini europei, ai cittadini europei, perché si faccia
l’Europa. Credo ci sia un grande bisogno di Europa; abbiamo paura dell’Europa, gli
europei non guardano lontano ma io credo che ci sia una grande domanda di Europa perché
l’Europa vuol dire pace, vuol dire dialogo tra i diversi, vuol dire vivere insieme.
L’Europa è la civiltà del vivere insieme. D. – Nel 2004, poco
prima di diventare Papa, il cardinale Ratzinger descriveva un'Europa che non ama più
se stessa, la sua cultura, i suoi valori; richiamava i cristiani ad essere una minoranza
creativa. Che cosa ne pensa? Ad oggi, qual è la sfida, dunque? R.
– Io credo che bisogna essere minoranza creativa. Noi cristiani siamo creativi e la
nuova creazione si compie con l’amore. Penso che si è voluto premiare la Comunità
di Sant’Egidio - perché io ritengo che questo premio non è dato tanto a ma quanto
alla Comunità, attraverso me - proprio per essere una minoranza profetica che parla
d’amore, di un amore che è un segreto europeo: non vivere per se stessi ma vivere
per gli altri. Penso all’impegno di Sant’Egidio in Africa, il Progetto Dream per la
cura dei malati di Aids; penso alla vicinanza ai poveri e a tutto il resto. L’Europa
rischia, diceva Benedetto XVI, di congedarsi dalla storia, se questa stessa Europa
non scopre il segreto antico della sua eterna giovinezza che non è vivere per sé. D.
– Un grande riconoscimento per la Comunità di Sant’Egidio, come lei stesso ha anticipato.
Vogliamo ricordare anche altre importanti iniziative della comunità? R.
– Io credo che la Comunità viva nel quotidiano: è importante quello che fanno i membri
della Comunità ogni giorno, quando sono amici dei poveri, quando aiutano i barboni,
quando sono vicini agli anziani abbandonati, quando lavorano, quindi, per realizzare
un mondo migliore, un mondo più umano. Sono le grandi imprese del quotidiano: questo
è Sant’Egidio. D. – L’Europa rischia, secondo lei, oggi, di
allontanarsi dai valori sui quali è nata? R. – Io credo che
l’Europa rischi di allontanarsi dalle sue sorgenti. Ho sempre pensato che il cristianesimo
fosse una grande sorgente europea. Il cristianesimo può dare pathos all’Europa perché
non è solo il ricordo del passato ma è anche qualcosa che parla di futuro. Ho sempre
auspicato che l’Europa ricordasse Auschwitz perché l’Europa unita nasce da Auschwitz,
nasce dal ripudio dell’orrore della guerra. D. – Professor Riccardi,
quale Europa sogna? R. – Io sogno un’Europa di diversi, capace
di dialogo; un’Europa in cui essere europei significhi vivere il segreto di un’eterna
giovinezza, di vivere una missione nel mondo. L’Europa può fare e dare molto nel mondo,
come la pace, come il contributo all’intesa come sviluppo.