Somalia. Mons. Bertin: la popolazione sostenga il governo di transizione
E’ ancora giallo sulla presenza di truppe etiopiche in Somalia, dopo il ritiro dei
militari di Addis Abeba avvenuto solo 4 mesi fa. Il governo dell'Etiopia nega ogni
ridispiegamento militare al di là del proprio confine, ma testimonianze dalla Somalia
parlano di soldati etiopici attestati attorno a Beledwayne, 330 km a nord ovest di
Mogadiscio. Proprio nella capitale somala, intanto, questa mattina un gruppo di insorti
ha attaccato una base della missione dell’Unione africana, uccidendo 3 civili che
si trovavano nelle vicinanze. Le violenze seguono gli scontri dei giorni scorsi tra
milizie estremiste islamiche e truppe fedeli al nuovo governo transitorio. Del futuro
della Somalia si parlerà a Roma, in un apposito vertice che si terrà il prossimo 10
giugno. Per capire quale sia oggi la situazione nel Paese africano, Giada Aquilino
ha intervistato mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio,
raggiunto telefonicamente a Gibuti:
R. – Senz’altro
il governo di transizione che, come si dice, era nato dopo il quindicesimo sforzo
di riconciliazione qui a Gibuti si trova un po’ asserragliato, anche a Mogadiscio,
forse controlla un terzo del terreno. D’altra parte, è vero che questi fondamentalisti
islamici, di diversa appartenenza - con un gruppo più radicale chiamato gli Shabaab
- hanno l'obiettivo di prendere completamente in mano la situazione, il potere. La
popolazione sta subendo, come ha subito in tutti questi ultimi 19 anni di guerra civile,
però con particolare timore; si rendono conto che questi fondamentalisti renderanno
la vita molto dura alla loro tradizione che è piuttosto libera. D’altra parte, sembra
che le truppe etiopi siano entrate. So che due giorni fa si trovavano ad una decina
di chilometri dalla frontiera somala, nella zona dove si trova l’importante città
di Beledweyne. Loro però, naturalmente, erano nella parte etiopica. E non è improbabile,
in effetti che le truppe etiopiche siano entrate anche per bloccare la grande strada
che congiunge Mogadiscio, diciamo il centro sud con il centro nord.
D.
– Ci sono testimonianze dirette su questo rientro di truppe etiopi in Somalia?
R.
– Sono solo voci però era un po’ presumibile. Bisogna dire anche che, in questi ultimi
due mesi, si diceva che qualche battaglione etiopico fosse entrato per dare la caccia
a qualche gruppo che si era avvicinato soprattutto ai confini etiopici. Tuttavia,
in questo momento, c’è la probabilità che, in effetti, vedendo il governo di transizione
traballare, l’Etiopia senta la necessità di rintervenire.
D.
– Eccellenza qual è l’auspicio della Chiesa della Somalia?
R.
– Che torni la pace. L’auspicio è che il governo attuale resista e che la popolazione
si decida ad appoggiare di più questo governo di transizione.