Presentato in Vaticano il volume “Le Logge di Raffaello. L’Antico, la Bibbia, la Bottega,
la Fortuna”
Sintesi di decenni di studi e ricerche, il volume “Le Logge di Raffaello. L’Antico,
la Bibbia, la Bottega, la Fortuna”, di Nicole Davos, traduce lo splendore di uno dei
capolavori dell’arte ornamentale dell’Occidente: le Logge di Raffaello, per l’occasione
eccezionalmente riaperte al pubblico. Presentato ieri presso i Musei Vaticani, il
libro fa parte della collana Monumenta Vaticana Selecta, edita da Jaca Book e dalla
Libreria Editrice Vaticana. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:
Capolavoro
dell’arte decorativa rinascimentale, vertice espressivo del genio artistico di Raffaello
Sanzio da Urbino, le antiche Logge custodite nel cuore dei Palazzi Apostolici si offrono
allo stupore del mondo per raccontare con la luce la sacralità del legame fra Dio
e l’uomo. Punto di riferimento imprescindibile per generazioni di pittori, l’opera
monumentale – nell’analisi offerta dalla Davos - deve la sua “Fortuna” ad un rilettura
moderna dello stile classico, che fa dei decori e delle pitture della Domus Aurea
di Nerone, come dell’essenzialità dei cicli paleocristiani e medievali, il punto di
partenza per una narrazione lineare, armoniosa ed equilibrata del Vecchio e Nuovo
Testamento. E’ la cosiddetta “Bibbia di Raffaello” che attraverso una visione del
mondo serena e illuminata traduce nel linguaggio pittorico l’armonia e la trascendenza
di Dio. E’ l’arte che secondo percorsi molteplici si fa interprete del sacro. Il cardinale
Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano:
“Anzitutto,
dal punto di vista narrativo, esponendo la storia sacra, che è una storia di Dio,
ma con gli uomini. Poi, può procedere oltre, può dare il senso dell’armonia, come
avviene in Raffaello, della passione, della potenza trascendente di Dio che guida
la storia, oppure facendo percepire di più l’intima personalità delle varie figure,
così che da esse quasi traspiri il loro senso di fede. In tanti modi l’arte può rappresentare
la storia sacra, cioè divina con l’uomo.”
Fra questi,
le Logge di Raffaello offrono una lettura del tutto originale. Antonio Paolucci,
Direttore dei Musei Vaticani:
“Da una parte la bellezza
della pittura antica che veniva scoperta proprio in quegli anni; dall’altra c’è la
bellezza, la gloria del vero visibile, della natura: i frutti, i fiori, gli uccelli,
le rondini che sfrecciano nel cielo azzurrissimo. Il tutto giustificato e santificato
dalla Rivelazione”.
Una sintesi di cui l’autrice
ha svelato la trama. Ascoltiamo Nicole Davos:
“Il
maestro reinterpreta pittura, stucchi: gli stucchi del Colosseo, sarcofagi, anche
gli oggetti piccoli, come monete o gemme. Dio, per esempio, è ripreso in un sarcofago
romano dove c’è Bacco. Quindi, lui riprende dei motivi antichi per illustrare il ciclo
cristiano, ma torna anche alle basiliche paleocristiane, ai monumenti medievali, per
riproporre una Chiesa primitiva, più semplice, di lettura più facile. Una Bibbia che
ha avuto un successo enorme”.
Un successo tale che
nei secoli a venire, lo stile delle Logge di Raffaello avrebbe influenzato le modalità
espressive dell’arte ornamentale. Ancora l’autrice:
“Questa
Bibbia ha fissato una nuova iconografia; ogni racconto comincia tranquillamente, poi
succedono delle cose molto gravi e poi c’è la fine che è sempre felice. Questo dura
fino all’Ottocento. A San Pietroburgo c’è una vera copia ma anche a Washington, nel
Capitol, c’è una serie di ornamenti presi direttamente dalle Logge".
Ma
la grandezza delle Logge si deve anche al lavoro di un gruppo di giovani artisti,
di cui l’autrice del volume ricostruisce identità e ruolo. E’ la cosiddetta Bottega
di Raffaello. Ascoltiamo ancora il direttore dei Musei Vaticani:
“Un
libro che finalmente mette in chiaro i nomi e i ruoli dei collaboratori di Raffaello:
Giulio Romano, Luca Penni, Giovanni da Udine, spagnoli come Pedro Machuca e come Alonso
González de Berruguete, francesi come Guillaume de Marcillat, e poi Perino del Valga
e Polidoro Caldara da Caravaggio. Tutto questo incredibile gruppo di ventenni, che
lavoravano sotto la regia di Raffaello”.
Antico, Bibbia e Bottega fanno
dunque la Fortuna delle Logge di Raffaello, oggi riconosciute dall’Unesco come patrimonio
dell’umanità.