Aung San Suu Kyi: sale la protesta contro la giunta
Terzo giorno di processo per la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi.
Mentre la giunta militare al potere ha ammesso una decina di giornalisti nel carcere
in cui è detenuta, a Yangon monta la protesta: ieri, 500 sostenitori della Lega nazionale
per la democrazia si sono scontrati con la polizia durante una manifestazione inscenata
per chiedere la liberazione della donna. Il servizio di Marco Guerra:
''Vi ringrazio
molto per essere venuti qui e per il vostro sostegno''. La leader dell’opposizione
birmana si è rivolta così ai rappresentanti di almeno 10 ambasciate straniere e al
ristretto gruppo di giornalisti ai quali è stato concesso di seguire il terzo giorno
di processo nel carcere dove è detenuta l’attivista per i diritti umani. ''Non vi
posso incontrare uno ad uno, ma spero di potervi incontrare tutti in giorni migliori'',
ha poi aggiunto il Premio Nobel per la pace che è apparsa in discrete condizioni di
salute e vestita in un abito tradizionale birmano. Quelle di San Suu Kyi sono le prime
parole dall’ultimo mandato di arresto di giovedì scorso, a causa dell'intrusione nella
sua abitazione di un americano che ha superato tutte le misure di sicurezza alle quali
è sottoposta da anni. Dopo i primi due giorni di processo a porte chiuse, la presenza
della stampa e dei diplomatici stranieri è stata comunque l’unica concessione che
la Giunta militare ha permesso alla donna dal suo trasferimento in carcere. Ieri,
sono stati ascoltati 22 testimoni, quasi tutti poliziotti, che confermerebbero l’accusa
per la quale San Suu Kyi è punibile con una pena da tre a cinque anni di carcere,
periodo che la escluderebbe dalla partecipazione alle elezioni politiche che la Giunta
intende organizzare nel 2010. Intanto, sale il coro di proteste della comunità internazionale.
Dieci Premi Nobel per la pace hanno chiesto in una lettera all’Onu l’immediato rilascio
del leader dell'opposizione birmana.