Il disarmo nucleare è da oggi al centro dei colloqui tra Russia e Stati Uniti in vista
di una nuova intesa, che possa entrare in vigore il 5 dicembre prossimo, data di scadenza
del Trattato Start. Dopo l’incontro preparatorio di aprile a Roma, i rappresentanti
dei due Paesi si incontrano a Mosca per un primo round negoziale. Ai partecipanti
è giunto oggi l’appello del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, affinché si
produca un nuovo slancio per una concreta limitazione degli armamenti atomici. A margine
del vertice anche molte organizzazioni non governative hanno espresso la loro posizione
al riguardo e nutrono molte speranze sugli esiti degli incontri di Mosca. Giancarlo
La Vella ne ha parlato con Giorgio Alba, tra i fondatori di Bang, la Rete
Europea Giovani per il disarmo nucleare:
R. – Questa
grande attesa si deve tradurre, attraverso questi negoziati, in accordi che limitino
le armi nucleari nelle dottrine militari. Deve cambiare proprio l’ottica su come devono
essere considerate le armi nucleari: non più come minaccia. Penso che le cose debbano
essere superate insieme in un nuovo clima internazionale di cooperazione per dedicarsi,
invece, ai nuovi problemi che si affronteranno nel 21.mo secolo. Quindi, uno dei punti
fondamentali è che questi accordi debbano essere un punto di svolta per ridurre le
spese militari e per investire, invece, in quelle che sono le spese per prevenire
il cambiamento climatico e per la lotta alla fame e alla povertà nel mondo. D.
– I due Paesi come si pongono di fronte a tanti altri Stati, dove, invece, sembra
ci sia una corsa alla bomba atomica? R. – La nostra attenzione
si concentra su due aree, quella del Medio Oriente, con l’Iran, ma anche con Israele,
che ha armi nucleari, e tutta l’area del nord-est asiatico con Corea del Nord, ma
anche Corea del Sud, Giappone, Taiwan, che potrebbero cercare di sviluppare delle
armi nucleari. Le armi nucleari sono un grande strumento di pressione politica e in
questo modo nel mondo di oggi, in cui le singole nazioni si sentono insicure, l’arma
nucleare è ancora vista come uno strumento di privilegio. E' urgente che le armi nucleari
non siano più considerate degli strumenti da utilizzare all’interno della politica
internazionale e in questo quadro gli sforzi degli Stati Uniti e della Russia possono
anche essere di esempio ad altri Paesi. Il rischio nucleare non è in realtà calato,
anzi si va verso un suo incremento, rispetto al periodo della Guerra Fredda. Tante
volte si è levata la voce, da Benedetto XVI a Giovanni Paolo II: “Mai più la guerra”!
Quel “mai più” deve essere preso in considerazione veramente in maniera seria dai
leader politici di oggi, per non lasciare un futuro nucleare a noi giovani.