2009-05-18 14:53:33

Recanati: mostra sull'arte di Biagio Biagetti


Un artista a tutto tondo capace di coniugare tradizione e innovazione, soggetti religiosi e profani attraverso il ricorso alle varie tecniche pittoriche. Ma soprattutto artista e uomo di fede. Biagio Biagetti, dedito prevalentemente all’arte religiosa del primo Novecento, in Vaticano è stato tra l’altro direttore dello Studio del Mosaico, del Laboratorio di restauro di opere d’arte e direttore dei Musei Vaticani. In occasione dei 60 anni dalla morte, la sua città Recanati, nelle Marche, ospita la mostra “Le città di Biagio Biagetti. Viaggio alla scoperta delle sue opere”. Fino al 30 settembre si potranno ammirare bozzetti, disegni preparatori e scritti dell’artista. Il servizio di Debora Donnini.RealAudioMP3

Biagio Biagetti. Una sintesi fra la classica arte religiosa dei Preraffaelliti, che riproduce con fedeltà del tratto il soggetto sacro e le correnti a lui contemporanee, come il Divisionismo, che riprende la pittura a pennellate separate, tipica dell’Impressionismo. Un dialogo fra passato e presente, innovativo nel campo dell’arte sacra del primo Novecento, e che traspare nelle sue opere. Un esempio, il Trittico della Sacra Famiglia a Porto Recanati, come ci spiega il nostro collega Paolo Ondarza che, come storico dell’arte, ha curato la mostra:
 
R. – In quest’opera è evidente quella che è la tematica cara a Biagetti: il concetto di eternità. L’arte non deve essere né passata né presente né futura, ma eterna, sempre valida. Deve parlare all’uomo di ogni tempo, così come eterno è il Vangelo. Quello che colpisce di più di quest’opera affrescata nella sala da pranzo di un villino privato a Porto Recanati, è la sua impostazione: è un Trittico, al cui centro campeggia una scena di vita quotidiana della Sacra Famiglia, intenta a preparsi a mangiare: è il momento della benedizione del pasto. Ai lati sono raffigurati in processione i contadini marchigiani, vestiti negli abiti del tempo contemporaneo a Biagetti. Questo dà la dimensione dell’attualità dell’incarnazione di Cristo: Egli è presente in ogni tempo, quindi anche nel presente. La Sacra Famiglia e i contadini del primo novecento, accostati insieme, in un unico contesto artistico, danno la giusta chiave di lettura di quella che era la poetica di Biagetti.
 
Il mosaico di Maria che visita la cugina Elisabetta, indimenticabile per i suoi smaglianti colori, che risaltano sulla facciata di pietra bianca del Santuario della Visitazione ad Ein Karem in Israele. Curiosi poi i particolari del Trittico del Trionfo della Croce, realizzato sulla facciata esterna della chiesa di Santa Croce al Flaminio a Roma. Il Trittico riproduce, a destra e a sinistra, l’ancora e il serpente di bronzo di Mosè, che dava la possibilità, a chi lo avesse guardato, di salvarsi dal veleno dei morsi dei serpenti, come racconta il Libro dei Numeri: particolari interessanti da inserire nell’arte sacra per il tempo in cui visse Biagetti. Ancora Paolo Ondarza:

R. – Biagetti desiderava istituire una moderna scuola d’arte sacra: una scuola che insegnasse ai giovani artisti una buona tecnica artistica, insieme ad una cultura di base, ma soprattutto li formasse ad una buona conoscenza del Vangelo, del catechismo e della liturgia: perché l’arte, nelle intenzioni di Biagetti, doveva essere ancella della liturgia, cioè servire alla liturgia e attraverso la bellezza comunicare la Bellezza della fede.
 
Significativo per la sua bellezza il Cristo risorto, raffigurato nel Duomo di Iesi, nelle Marche, seduto con le braccia aperte, le mani con il segno dei chiodi, gli occhi pieni d’amore, ma anche con le tracce della sofferenza provata. Innovativo Biagetti, come artista: per lui l’arte era una missione consapevole che nulla, come l’immagine, può parlare al cuore dell’uomo, con quella bellezza che da più di duemila anni è capace di sedurre il mondo.







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