La difesa della vita e della famiglia al centro del film "Bella" presentato ieri in
anteprima a Roma
Difendere la vita in ogni sua forma dal momento del concepimento alla morte naturale,
promuovere i valori della famiglia, della solidarietà concreta e umana, dell’amicizia.
Questi gli obiettivi prioritari del film “Bella”, già vincitore del premio del pubblico
al Festival di Toronto e campione di incassi a New York come film di categoria. Con
la regia di Alejandro Gomez Monteverde, la pellicola presentata ieri alla stampa,
ha ricevuto il sostegno di numerosi gruppi pro-life tra cui il Movimento italiano
per la vita. Ce ne parla Cecilia Seppia:
Una
New York congestionata, dove la vita scorre frenetica, distratta, impacciata fa da
cornice alla storia di Nina, Tammy Blanchard e di José, Eduardo Verastegui. Lei è
una ragazza come tante che dopo aver saputo di essere incinta, si rinchiude in se
stessa, spaventata, sola, smette di andare al lavoro, viene licenziata e sembra decisa
ad interrompere la gravidanza. Lui, un promettente calciatore messicano, che un giorno
nel recarsi a firmare un importante contratto, investe una bambina di pochi anni uccidendola
sotto gli occhi della sua mamma. Il dramma cambia la vita di José, lui va in prigione,
smette di giocare a calcio e poi si ritrova a fare il cuoco nel ristorante del fratello
adottivo. Qui incontra Nina. Tra i due sboccia l’amicizia, la comprensione, la solidarietà,
insieme ritrovano la voglia di vivere, i loro percorsi si intrecciano in una serie
di stupendi flash-back e dialoghi intensi. L’amore che scorre tra i due toglie il
fiato e alla fine trionfa la vita, bellissima, anzi Bella, come il nome e il sorriso
di una bambina che non doveva nascere. Quale dunque il messaggio chiave di questo
film? Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita: "Accogliere
la vita perché se ne riceve sempre un bene; credere nella famiglia, perché è il luogo
di accoglienza della vita e anche il luogo che esprime la dignità della vita, che
manifesta che la vita è una cosa importante perché ne rivela la grandezza e la dignità.
Ottimismo: essere ottimisti, non essere sempre sfiduciati; guardare al meglio, guardare
al futuro anche quando non lo si conosce ... Sono tanti i fili conduttori: tutti convergono
su questo discorso".
Un inno alla vita dunque, un film che riflette
in maniera vera e profonda i drammi che colpiscono l’animo umano, ma porta in scena
in modo altrettanto vero il coraggio, la voglia di farcela, l’amore solidale che realizza
sempre percorsi di vita e non di morte. Un respiro di fiducia che investe gli spettatori,
senza mai parlare direttamente di difesa della vita o della famiglia, con la sola
forza delle immagini. E’ un film privo di retorica, scevro da ogni perbenismo, dove
le varie vicende, i diversi personaggi concorrono insieme a comporre una commovente
poesia d’amore, di cui l’unico regista, anche se mai direttamente nominato, è Dio.