Il pensiero forte alla Terra Santa e l’appello per la situazione umanitaria in Sri
Lanka: nelle parole del Papa al Regina Coeli
Al momento della recita del Regina Coeli, stamane il Papa ha speso significative parole
sulla Terra Santa, annunciando però che parlerà di più della sua visita apostolica
nella prossima udienza generale mercoledì. Ha rivolto poi un pressante appello per
la drammatica crisi umanitaria nello Sri Lanka. Il servizio di Fausta Speranza:
“Quella
Terra, simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo e per l’intera umanità, è anche
simbolo della libertà e della pace che Dio vuole per tutti i suoi figli”: così Benedetto
XVI parla della Terra Santa per poi aggiungere che “di fatto, però, la storia di ieri
e di oggi mostra che proprio quella Terra è diventata anche simbolo del contrario,
cioè di divisioni e di conflitti interminabili tra fratelli”. “Come è possibile questo?”:
dice il Papa con dolore, affermando che “è giusto che tale interrogativo interpelli
il nostro cuore, benché sappiamo – aggiunge - che un misterioso disegno di Dio concerne
quella Terra, dove, come scrive san Giovanni, Egli “ha mandato il suo Figlio come
vittima di espiazione per i nostri peccati”. E poi Benedetto XVI afferma: “La
Terra Santa è stata chiamata un ‘Quinto Vangelo’, perché qui possiamo vedere, anzi:
toccare, la realtà della storia che Dio ha fatto con gli uomini, incominciando con
i luoghi della vita di Abramo fino ai luoghi della vita di Gesù, dall’Incarnazione
fino alla tomba vuota, segno della sua Risurrezione. Sì: Dio è entrato in questa terra,
ha agito con noi in questo mondo. Ma possiamo dire ancora di più: la Terra Santa,
per la sua stessa storia, può essere considerata un microcosmo che riassume in sé
il faticoso cammino di Dio con l’umanità, un cammino che implica – con il peccato
– anche la Croce. Ma con l’abbondanza dell’amore divino, sempre anche la gioia dello
Spirito Santo, la Risurrezione è già iniziata ed è un cammino dalle valli della nostra
sofferenza verso il Regno di Dio, regno che non è di questo mondo, ma vive in questo
mondo e deve penetrarlo con la sua forza di giustizia e di pace”. E
poi, a braccio, aggiunge: “La storia della salvezza comincia
con l’elezione di un uomo – Abramo – e di un popolo – Israele. Ma la sua intenzione
è l’universalità, la salvezza di tutti i popoli. La storia della salvezza è sempre
marcata da questo intreccio di particolarità e di universalità”. Ancora
a braccio, altre considerazioni che toccano il tema del dialogo interreligioso: “Temere
Dio e praticare la giustizia: imparare questo e aprire così il mondo al Regno di Dio,
è questo lo scopo più profondo di ogni dialogo interreligioso”. Benedetto
XVI sottolinea che il pellegrinaggio ai Luoghi Santi “è stato anche una visita pastorale
ai fedeli che vivono là, un servizio all’unità dei cristiani, al dialogo con ebrei
e musulmani, e alla costruzione della pace”. “Vorrei soprattutto
ringraziare il Signore, che mi ha concesso di portare a termine questo viaggio apostolico
così importante. Ringrazio anche tutti coloro che hanno offerto la loro collaborazione:
il Patriarca latino e i Pastori della Chiesa in Giordania, in Israele e nei Territori
Palestinesi, i Francescani della Custodia di Terra Santa, le Autorità civili della
Giordania, di Israele e dei Territori Palestinesi, gli Organizzatori, le Forze dell’ordine.
Ringrazio i sacerdoti, i religiosi e i fedeli che mi hanno accolto con tanto affetto
e quanti mi hanno accompagnato e sostenuto con la loro preghiera. Grazie a tutti dal
profondo del cuore!” Il Papa volentieri rivolge il suo pensiero al
significativo viaggio appena concluso ma annuncia anche che ne parlerà “con maggiore
ampiezza” mercoledì prossimo all’udienza generale. Poi il
Papa rivolge il suo pensiero allo Sri Lanka, in particolare ai civili che si trovano
nella zona dei combattimenti al nord del Paese: “Si tratta – dice - di migliaia di
bambini, donne, anziani, cui la guerra ha tolto anni di vita e di speranza”. “Desidero
ancora una volta rivolgere un pressante invito ai belligeranti, affinché ne facilitino
l’evacuazione e unisco, a questo scopo, la mia voce a quella del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, che appena qualche giorno fa ha chiesto garanzie per la loro
incolumità e sicurezza. Chiedo inoltre alle istituzioni umanitarie, comprese quelle
cattoliche, di non lasciare nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità
alimentari e mediche dei profughi.” Poi i saluti nelle
varie lingue, tutti con un pensiero al pellegrinaggio in Terra Santa. In italiano
in particolare, anche un saluto ai “numerosi soci della Federazione Italiana Donatori
Associati di Sangue, che hanno celebrato il loro congresso nel cinquantenario dell’associazione”.