Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della sesta Domenica di Pasqua
Nella sesta Domenica di Pasqua, la liturgia presenta il brano del Vangelo di Giovanni
nel quale Gesù parla ai discepoli del comandamento dell'amore. "Se osserverete i miei
comandamenti - dice - rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti
del Padre mio e rimango nel suo amore". Ed aggiunge: "Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande
di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò
che io vi comando". Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del
teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
Due brevi
osservazioni. La prima è sul nesso stretto che Gesù stabilisce
tra l’osservanza di quel che viene richiesto e lo stare dentro l’amore. L’osservare
quel che il Signore chiede significa essenzialmente obbedienza. Che rapporto c’è tra
l'obbedienza e l’amore? Nel romanzo Quell’orribile forza (That
Hideous Strength) di C.S. Lewis, di fronte a una moglie che confessava la sua scarsa
obbedienza a motivo del suo poco amore, troviamo questa risposta dell’interlocutore:
“Lei non trascura l’obbedienza per mancanza d’amore, ma ha perduto l’amore perché
non ha mai cercato d’obbedire”. La seconda osservazione è sulla
circolazione dell’amore, sulla modalità del traffico dell’amore. Il
Figlio rivela ai suoi che l’amore che Egli porta loro è quello stesso del Padre e
poi chiede loro di amarsi vicendevolmente di quell’amore che Egli porta loro. Ne ricaviamo
l’indicazione preziosa che l’amore più grande con cui l’uomo può amare non è un amore
solo umano, ma l’amore di Dio stesso, l’amore del Padre e del Figlio, non l’amore
solo proprio, ma l’amore di Altri che è divenuto anche proprio. In ciò che è più personale:
l’amore, ci è richiesto un più grande spossessamento. Mistero della comunione!