Sri Lanka: migliaia di civili bloccati nella zona di guerra
L'intera zona di sicurezza dello Sri Lanka nord-occidentale, dove è trincerato l'esercito
di liberazione delle Tigri tamil, “è in fiamme” dalle prime ore di oggi. “Centinaia
di civili sono rimasti uccisi in un massacro causato dalle forze armate srilankesi”.
A comunicarlo è un’agenzia di stampa vicina alla guerriglia. I ribelli sono assediati
dall'esercito in una striscia di costa di 4 chilometri quadrati, dove si concentrano
50.000 civili secondo l'Onu, 20.000 secondo le autorità di Colombo. Per un’analisi
sulla situazione nell’area, Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente
a Battikaloa Pino Ungaro, capo delegazione della missione della Croce Rossa
italiana in Sri Lanka: R.
– Il numero dei profughi non è molto preciso però si parla di circa 250 mila persone
che in questo momento sono bloccate nella zona di guerra. Questa grossa popolazione
viene rilasciata con molta lentezza sia da parte delle autorità governative sia dai
ribelli. Quindi noi, come Croce Rossa, non entriamo in merito a questo conflitto però,
logicamente, siamo abbastanza preoccupati per questo numero di profughi che è enorme. D.
– Cosa vi raccontano le persone che giungono da voi e che sfuggono dall’inferno dei
combattimenti. Quale è la situazione? R. – Qui parliamo di famiglie
molto povere: sono pescatori, vivono dei gamberi che vengono pescati in quella zona
e poi portati a Colombo. Quindi gente poverissima. In più si è aggiunto il fatto che
sono terrorizzati e poi si trovano in una situazione molto strana perché hanno il
mare a destra e la laguna a sinistra. Non sanno dove andare: al nord non possono
andare e neanche al sud, per cui sono completamente bloccati. D.
- Le notizie che arrivano nelle ultime ore riferiscono di combattimenti feroci, di
centinaia di morti... R. – I rapporti che vengono fatti dalle
Nazioni Unite e dal Comitato internazionale della Croce Rossa concordano con queste
notizie. Diciamo che il governo vuole chiudere questa pagina. D.
– Infatti, proprio dal governo giunge la notizia che i civili rimasti intrappolati
saranno liberati entro 48 ore. Una notizia di speranza ma sarà davvero così? R.
– Io lo spero perché sinceramente mi sento estremamente mortificato per questa povera
gente perché ormai, dopo due anni e mezzo che sono qua, li conosco, sono terrorizzati.
Io ho dei dubbi su queste affermazioni del governo ma dubito anche delle affermazioni
che fanno i ribelli. Il problema è che 250 mila persone sono una cifra impensabile
da poter gestire.