Inaugurato il Festival di Cannes con il cartoon "Up"
Lassù il cielo, lo spazio infinito del sogno, della fantasia, dell’avventura. In basso
la terra, il regno della materia, delle creature che la abitano, delle piccole-grandi
cose della vita. L’alto e il basso si fondono mirabilmente nella magica animazione
tridimensionale di "Up", che ha inaugurato con grande successo la 62.ma edizione del
Festival di Cannes. Se il film di Pete Docter, che vede come protagonisti un anziano
sognatore e un piccolo boy scout in volo verso il Sud America a bordo di una casa
sollevata da migliaia di palloncini colorati, ha coinvolto gli spettatori in una fantasia
visionaria segnata da umorismo e commozione, lo stesso non si può dire di altri due
film del concorso. Spring Fever di Lou Ye, raccontandoci il malessere esistenziale
di un gruppo di giovani cinesi, nel suo confuso, velleitario narcisismo procede rapidamente
verso la noia. Thirst di Park Chan-Wook, mettendo in scena le disavventure di un prete
vampiro, si consegna senza colpo ferire al ludibrio dell’umorismo involontario. Il
festival presenta anche storie che fanno riflettere senza dover forzare i limiti dell’intelligenza
e del buon gusto. Ne sono due esempi, complessi ma sicuramente interessanti, Fish
Tank di Andrea Arnold e No One Knows About Persian Cats di Bahman Ghobadi. Tratteggiando
il ritratto impietoso di un’adolescente ribelle, chiusa fra una famiglia inesistente,
un ambiente proletario e un’implacabile sete di libertà, il film della regista inglese
si segnala per una robusta sceneggiatura e, soprattutto, per la sorprendente interpretazione
femminile. Seguendo le peregrinazioni di due giovani musicisti iraniani alla ricerca
di una via di uscita dal loro Paese, Ghobadi immerge invece gli spettatori nel variegato
mondo dell’underground musicale iraniano, rivelando insospettati talenti, vocali e
strumentali. La giornata di ieri è stata tuttavia segnata anche del ritorno di un
grande maestro e dall’esordio di un cineasta che farà parlare di sè. Tetro di Francis
Ford Coppola ha inaugurato la Quinzaine de Réalisateurs raccontando il viaggio di
un giovane americano in Argentina alla ricerca del fratello scomparso. Huacho di Alejandro
Fernandez Almendras ha dato il via alla Semaine Internationale de la Critique seguendo
le giornate di un gruppo di bambini che imparano la vita osservando gli adulti. Coppola
adatta a un progetto di cinema indipendente la sua messa in scena di grande eleganza.
Almendras coglie con uno sguardo rigoroso e partecipe il piccolo mondo antico della
provincia cilena. Tre Continenti, tante storie: racconti di uomini e di donne, di
adulti e bambini, di sogni e delusioni. Sentirsi vicini al cuore del mondo nel buio
di una sala. La magia del cinema è anche questa. E noi l’abbiamo provata. (Da Cannes,
Luciano Barisone)