Benedetto XVI: sono venuto come amico di israeliani e palestinesi: non più guerra!
Non più terrorismo! Prego per un futuro senza muri
Sono venuto a visitare questo Paese da amico degli Israeliani e del Popolo Palestinese.
Per questo lancio questo appello: “Non più spargimento di sangue! Non più scontri!
Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza”:
è quanto ha detto il Papa al presidente israeliano Shimon Peres nella cerimonia di
congedo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il Papa ha ribadito l’auspicio per una
pace duratura basata sulla giustizia: “Sia universalmente riconosciuto che lo Stato
di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza all’interno di confini
internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese
ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare
liberamente”. Benedetto XVI ha espresso al sua tristezza nel vedere il muro: “Mentre
lo costeggiavo, ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano
vivere insieme in pace e armonia senza la necessità di simili strumenti di sicurezza
e separazione, ma rispettandosi e fidandosi l’uno dell’altro, nella rinuncia ad ogni
forma di violenza e di aggressione”. Quindi ha assicurato le sue preghiere e quelle
dei cattolici di tutto il mondo per la pace in Terra Santa. Nel pomeriggio il rientro
del Papa in Vaticano. Ecco il testo integrale del discorso di Benedetto XVI:
Signor
Presidente, Signor Primo Ministro, Eccellenze, Signore
e Signori, Mentre mi dispongo a ritornare a Roma,
vorrei condividere con voi alcune delle forti impressioni che il mio pellegrinaggio
in Terra Santa ha lasciato dentro di me. Ho avuto fruttuosi colloqui con le autorità
civili, sia in Israele, sia nei Territori Palestinesi, e ho constatato i grandi sforzi
che entrambi i governi stanno compiendo per assicurare il benessere delle persone.
Ho incontrato i capi della Chiesa cattolica in Terra Santa e mi rallegro di vedere
il modo in cui lavorano insieme nell’assistere il gregge del Signore. Ho anche avuto
la possibilità di incontrare i responsabili delle varie Chiese cristiane e comunità
ecclesiali nonché i capi di altre religioni in Terra Santa. Questa terra è davvero
un terreno fertile per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e prego affinché la
ricca varietà della testimonianza religiosa nella regione possa portare frutto in
una crescente comprensione reciproca e nel mutuo rispetto. Signor
Presidente, Ella ed io abbiamo piantato un albero di olivo nella Sua residenza, nel
giorno del mio arrivo in Israele. L’albero di olivo, come Ella sa, è un’immagine usata
da San Paolo per descrivere le relazioni molto strette tra Cristiani ed Ebrei. Nella
sua Lettera ai Romani, Paolo descrive come la chiesa dei Gentili sia come un germoglio
di olivo selvatico, innestato nell’albero di olivo buono che è il Popolo dell’Alleanza
(cfr 11, 17-24). Ci nutriamo delle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come
fratelli, fratelli che in momenti della storia comune hanno avuto un rapporto teso,
ma sono adesso fermamente impegnati nella costruzione di ponti di duratura amicizia. La
cerimonia al Palazzo Presidenziale è stata seguita da uno dei momenti più solenni
della mia permanenza in Israele – la mia visita al memoriale dell’Olocausto a Yad
Vashem, dove ho incontrato alcuni dei sopravvissuti ai mali della Shoah. Quegli incontri
profondamente commoventi hanno rinnovato ricordi della mia visita di tre anni fa
al campo della morte di Auschwitz, dove così tanti Ebrei – madri, padri, mariti, mogli,
fratelli, sorelle, amici – furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio
che propagava un’ideologia di antisemitismo e odio. Quello spaventoso capitolo della
storia non deve essere mai dimenticato o negato. Al contrario, quelle buie memorie
devono rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci ancor più gli uni agli altri
come rami dello stesso olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti da amore fraterno. Signor
Presidente, La ringrazio per il calore della Sua ospitalità, che è molto apprezzata,
e desidero che consti il fatto che sono venuto a visitare questo Paese da amico degli
Israeliani, così come sono amico del Popolo Palestinese. Gli amici amano trascorrere
tempo in reciproca compagnia e si affliggono profondamente nel vedere l’uno o l’altro
soffrire. Nessun amico degli Israeliani e dei Palestinesi può evitare di rattristarsi
per la continua tensione fra i vostri due popoli. Nessun amico può fare a meno di
piangere per le sofferenze e le perdite di vite umane che entrambi i popoli hanno
subito negli ultimi sei decenni. Mi consenta di rivolgere questo appello a tutto il
popolo di queste terre: Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo!
Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza. Possa instaurarsi
una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e guarigione.
Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere
e di godere pace e sicurezza all’interno di confini internazionalmente riconosciuti.
Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente
sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Che la “two-state solution”
(la soluzione a due Stati) divenga realtà e non rimanga un sogno. E che la pace possa
diffondersi da queste terre, che possano essere “luce per le Nazioni” (Is 42,6), recando
speranza alle molte altre regioni che sono colpite da conflitti. Una
delle visioni più tristi per me durante la mia visita a queste terre è stato il muro.
Mentre lo costeggiavo, ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa
possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessità di simili strumenti di
sicurezza e separazione, ma rispettandosi e fidandosi l’uno dell’altro, nella rinuncia
ad ogni forma di violenza e di aggressione. Signor Presidente, so quanto sarà difficile
raggiungere quell’obiettivo. So quanto sia difficile il Suo compito e quello dell’Autorità
Palestinese. Ma Le assicuro che le mie preghiere e le preghiere dei cattolici di
tutto il mondo La accompagnano mentre Ella prosegue nello sforzo di costruire una
pace giusta e duratura in questa regione. Mi
resta solo da esprimere il mio sentito ringraziamento a quanti hanno contribuito in
modi diversi alla mia visita. Sono profondamente grato al Governo, agli organizzatori,
ai volontari, ai media, a quanti hanno dato ospitalità a me e a coloro che mi hanno
accompagnato. Siate certi di essere ricordati con affetto nelle mie preghiere. A tutti
dico: grazie e che il Signore sia con voi. Shalom!