Benedetto XVI lascia la Terra Santa: non più guerra! Non più terrorismo! Prego per
un futuro senza muri. Al Santo Sepolcro: Cristo è risorto!
Sono venuto come amico di israeliani e palestinesi, e come tale lancio questo appello:
“Non più terrorismo! Non più guerra!”: è quanto ha detto il Papa al presidente israeliano
Shimon Peres nella cerimonia di congedo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, a conclusione
del suo pellegrinaggio in Terra Santa. In mattinata Benedetto XVI aveva visitato il
Santo Sepolcro, uno dei momenti più toccanti del suo viaggio. Davanti alla Tomba vuota
di Gesù ha ribadito: Cristo è risorto! Qui la storia dell’umanità è cambiata: l’amore
è più forte della morte. Ma diamo la linea al nostro inviato a Gerusalemme Roberto
Piermarini. “No
more bloodshed! No more fighting... Non più spargimento di sangue!
Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso
della violenza. Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia
vera riconciliazione e guarigione”. Questo l’accorato
appello del Papa dall’aeroporto di Tel Aviv prima di lasciare la Terra Santa. Al termine
di questo lungo viaggio sulle orme di Gesù, Benedetto XVI ha invocato che sia universalmente
riconosciuto che lo Stato di Israele abbia il diritto di esistere e di godere pace
e sicurezza all’interno di confini internazionalmente riconosciuti e che anche al
Popolo palestinese possa essere ugualmente riconosciuto il diritto a una patria indipendente
sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Che “la soluzione a due Stati”
- ha esortato Benedetto XVI - divenga realtà e non rimanga un sogno”. Ripercorrendo
le tappe del suo viaggio, il Papa non ha nascosto che “una delle visioni più tristi
visitando queste terre, è stato il muro. Mentre lo costeggiavo - ha detto - ho pregato
per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e armonia
senza la necessità di simili strumenti di sicurezza e separazione, ma rispettandosi
e fidandosi l’uno dell’altro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e di aggressione”.
“Know how hard it will be... So
quanto sarà difficile raggiungere quell’obiettivo – ha detto il Papa rivolgendosi
al presidente israeliano Peres - So quanto sia difficile il Suo compito e quello dell’Autorità
Palestinese. Ma Le assicuro le mie preghiere e le preghiere dei cattolici di tutto
il mondo”. Benedetto XVI ha ricordato anche
la sua visita al Memoriale dell’Olocausto a Yad Vashem dove ha incontrato i sopravvissuti
della Shoah”: “Those deeply moving encouters brought
back... Quegli incontri profondamente commoventi hanno rinnovato
ricordi della mia visita di tre anni fa al campo della morte di Auschwitz, dove così
tanti Ebrei – madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici – furono brutalmente
sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un’ideologia di antisemitismo e
odio”. Quello spaventoso capitolo della storia
– ha detto il Papa - non deve essere mai dimenticato o negato. Al contrario, quelle
buie memorie devono rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci ancor più gli
uni agli altri come rami dello stesso olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti da
amore fraterno”. “As Christians we know that the
peace for which... Come cristiani, sappiamo che la pace alla quale
anela questa terra lacerata da conflitti ha un nome: Gesù Cristo. 'Egli è la nostra
pace', che ci ha riconciliati con Dio in un solo corpo mediante la Croce, ponendo
fine all’inimicizia. In quella tomba vuota la Chiesa in Terra Santa è chiamata a
seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere nuovamente ogni giorno e continuare
il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della Galilea ed oltre, proclamando il trionfo
del perdono di Cristo e la promessa di una vita nuova”. Così
il Papa questa mattina nella Basilica del Santo Sepolcro in uno degli ultimi atti
del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il Papa è entrato in corteo nella storica Basilica
al centro della Città Santa. Sulla porta lo hanno accolto i Padri di Terra Santa ed
i rappresentanti della Chiesa Greco-ortodossa ed Armena apostolica, responsabili dello
“statu quo” nella Basilica. Nell’atrio, ai piedi del Golgota, si è inchinato a baciare
la pietra dell’Unzione, poi, visibilmente commosso, è entrato nell’edicola che custodisce
il Santo Sepolcro. Si è inginocchiato sul sarcofago, ne ha baciato la pietra che lo
ricopre ed è restato a lungo in preghiera. Una contemplazione al mistero della Risurrezione
del Signore. “Qui Cristo morì e risuscitò, per non morire mai più. - ha detto - Qui
la storia dell’umanità fu definitivamente cambiata. Il lungo dominio del peccato e
della morte venne distrutto dal trionfo dell’obbedienza e della vita; il legno della
croce svela la verità circa il bene e il male". Quindi ha lanciato ancora un messaggio
di speranza: “May hope rise up ever anew,... Possa
la speranza levarsi sempre di nuovo, per la grazia di Dio, nel cuore di ogni persona
che vive in queste terre! Possa radicarsi nei vostri cuori, - ha affermato - rimanere
nelle vostre famiglie e comunità ed ispirare in ciascuno di voi una testimonianza
sempre più fedele al Principe della Pace. Il Vangelo ci dice che un futuro di giustizia,
di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna e per
l’intera famiglia umana”. Quindi si è recato al
Golgota per raccogliersi in preghiera sul luogo del Calvario, ai piedi della croce.
Segno di questo pellegrinaggio di un Papa, che si è chinato sulle sofferenze di questa
terra.