Il Papa al presidente Abbas: la Santa Sede appoggia i diritti dei palestinesi. Ai
giovani: resistere alla tentazione del terrorismo
Il Papa è stato accolto stamani a Betlemme nei Territori Autonomi Palestinesi dal
presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas. La cerimonia di benvenuto si è
svolta nel piazzale antistante il Palazzo presidenziale. Dopo l’esecuzione degli inni
il saluto del presidente Abbas che ha ringraziato il Papa per la sua visita: ha poi
parlato delle sofferenze del popolo palestinese, del fatto che in questa terra si
costruiscono muri e non ponti. Ha denunciato la presenza del muro che assedia Gerusalemme
e impedisce ai figli della Cisgiordania di andare a pregare al Santo Sepolcro o alla
Moschea di Al-Aqsa e consacra l'annessione della Gerusalemme araba a Israele. Ma la
Gerusalemme araba - ha detto - è la capitale eterna della Palestina. Si costringono
i palestinesi all’emigrazione, le case sono rase al suolo, i terreni confiscati. Ha
ribadito la necessità di due Stati sovrani, Israele e la Palestina, che vivano accanto
in un clima di pace e stabilità, ha chiesto la soluzione del problema dei profughi
nel rispetto delle decisioni Onu. Ha accennato alla tragedia di Gaza. Siamo per la
pace – ha detto Abbas – noi continuiamo ad avere speranza in un domani in cui non
ci sarà né occupazione, né posti di blocco, né prigionieri, né rifugiati, ma convivenza,
coesistenza e benessere. Il Papa da parte sua ha detto: “la Santa Sede appoggia il
diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei vostri antenati,
sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti.
Anche se al presente questo obiettivo sembra lontano dall’essere realizzato, io incoraggio
Lei e tutto il Suo popolo a tenere viva la fiamma della speranza, speranza che si
possa trovare una via di incontro tra le legittime aspirazioni tanto degli Israeliani
quanto dei Palestinesi alla pace e alla stabilità. Per usare le parole del precedente
Papa Giovanni Paolo II, non vi può essere 'pace senza giustizia, né giustizia senza
perdono'. Quindi ha aggiunto: "non permettete che le perdite di vite e le distruzioni,
delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento nei vostri cuori.
Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere
ad atti di violenza o di terrorismo". Ecco il testo integrale del discorso del Papa:
Signor
Presidente, Cari amici, saluto
tutti voi dal profondo del cuore, e vivamente ringrazio il Presidente, il Sig. Mahmoud
Abbas, per le sue parole di benvenuto. Il mio pellegrinaggio nelle terre della Bibbia
non sarebbe stato completo senza una visita a Betlemme, la Città di Davide e il luogo
di nascita di Gesù Cristo. Né avrei potuto venire in Terra Santa senza accettare il
gentile invito del Presidente Abbas a visitare questi Territori per salutare il popolo
Palestinese. So quanto avete sofferto e continuate a soffrire a causa delle agitazioni
che hanno afflitto questa terra per decine di anni. Il mio cuore si volge a tutte
le famiglie che sono rimaste senza casa. Questo pomeriggio farò una visita all’Aida
Refugee Camp per esprimere la mia solidarietà con il popolo che ha perduto così tanto.
A quelli fra voi che piangono la perdita di familiari e di loro cari nelle ostilità,
particolarmente nel recente conflitto di Gaza, offro l’assicurazione della più profonda
compartecipazione e del frequente ricordo nella preghiera. In effetti, io prendo con
me tutti voi nelle mie preghiere quotidiane, ed imploro ardentemente l'Eccelso per
la pace, una pace giusta e durevole, nei territori Palestinesi e in tutta la regione. Signor
Presidente, la Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria
Palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro
confini internazionalmente riconosciuti. Anche se al presente questo obiettivo sembra
lontano dall’essere realizzato, io incoraggio Lei e tutto il Suo popolo a tenere viva
la fiamma della speranza, speranza che si possa trovare una via di incontro tra le
legittime aspirazioni tanto degli Israeliani quanto dei Palestinesi alla pace e alla
stabilità. Per usare le parole del precedente Papa Giovanni Paolo II, non vi può essere
“pace senza giustizia, né giustizia senza perdono” ( Messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace del 2002). Supplico tutte le parti coinvolte in questo conflitto di vecchia
data ad accantonare qualsiasi rancore e contrasto che ancora si frapponga sulla via
della riconciliazione, per arrivare a tutti ugualmente con generosità e compassione,
senza discriminazione. Una coesistenza giusta e pacifica fra i popoli del Medio Oriente
può essere realizzata solamente con uno spirito di cooperazione e mutuo rispetto,
in cui i diritti e la dignità di tutti siano riconosciuti e rispettati. Chiedo a
tutti voi, chiedo ai vostri capi, di riprendere con rinnovato impegno ad operare per
questi obiettivi. In particolare, chiedo alla Comunità internazionale di usare della
sua influenza in favore di una soluzione. Credo e confido che tramite un onesto e
perseverante dialogo, con pieno rispetto delle aspettative di giustizia, si possa
raggiungere in queste terre una pace durevole. E’
mia ardente speranza che i gravi problemi riguardanti la sicurezza in Israele e nei
Territori Palestinesi vengano presto decisamente alleggeriti così da permettere una
maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari
e per l’accesso ai luoghi santi. I Palestinesi, così come ogni altro popolo, hanno
un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro,
all’educazione e all’assistenza sanitaria. Prego anche perché, con l’assistenza della
Comunità internazionale, il lavoro di ricostruzione possa procedere rapidamente dovunque
case, scuole od ospedali siano stati danneggiati o distrutti, specialmente durante
il recente conflitto in Gaza. Questo è essenziale affinché il popolo di questa terra
possa vivere in condizioni che favoriscano pace durevole e benessere. Una stabile
infrastruttura offrirà ai vostri giovani opportunità migliori per acquisire valide
specializzazioni e per ottenere impieghi remunerativi, abilitandoli a svolgere la
loro parte nella promozione della vita delle vostre comunità. Rivolgo questo appello
ai tanti giovani presenti oggi nei Territori Palestinesi: non permettete che le perdite
di vite e le distruzioni, delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento
nei vostri cuori. Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate
provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo. Al contrario, fate in modo
che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace.
Fate in modo che ciò vi riempia di un profondo desiderio di offrire un durevole contributo
per il futuro della Palestina, così che essa possa avere il suo giusto posto nello
scenario del mondo. Che ciò ispiri in voi sentimenti di compassione per tutti coloro
che soffrono, impegno per la riconciliazione ed una ferma fiducia nella possibilità
di un più luminoso futuro. Signor Presidente,
cari amici riuniti qui a Betlemme, invoco su tutto il popolo Palestinese le benedizioni
e la protezione del nostro Padre celeste, ed elevo la fervida preghiera che il canto
degli angeli risuonato in questo luogo si compia: “pace sulla terra agli uomini di
buona volontà”. Grazie. E Dio sia con voi.