Memoriale dell'Olocausto. Benedetto XVI: la Shoah non sia mai negata, sminuita o dimenticata
Un evento di grande intensità, la visita del Papa ieri pomeriggio allo Yad Vashem,
il Memoriale dell'Olocausto. Benedetto XVI si è soffermato in silenzio nella Sala
della Rimembranza per commemorare i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah: una “orrenda
tragedia” – ha detto – che non deve essere mai negata, o sminuita o dimenticata. Il
servizio del nostro inviato a Gerusalemme Roberto Piermarini:
(Canto
– “Yad Vashem”)
La visita di Benedetto XVI in Israele,
è culminata ieri pomeriggio con l’attesa visita al Mausoleo della Shoah, lo Yad Vashem.
Una cerimonia molto attesa dalla stampa israeliana e caratterizzata da un silenzio
carico di emozione nella Sala della Rimembranza. Benedetto XVI, visibilmente commosso,
ha alimentato la fiamma perenne che ricorda lo sterminio degli ebrei che si erge sulle
scritte dei 21 campi di concentramento e ha deposto una corona di fiori bianchi e
gialli sull’urna contenente le ceneri degli ebrei cremati ad Auschwitz. Quindi è stata
letta una preghiera nella quale sono stati ricordati anche i “Giusti delle Nazioni”
che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella degli Ebrei, tra cui
molti cattolici e religiosi. Il Papa ha avuto poi un breve e toccante incontro con
sei sopravvissuti all’Olocausto, prima di pronunciare il suo discorso:
“I
am deeply grateful to God and to you for the opportunity...” “Sono
profondamente grato a Dio ed a voi per l’opportunità che mi è stata data di sostare
qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare”. Un
silenzio nel quale “echeggia ancora nei nostri cuori il grido dei sei milioni di ebrei
uccisi nell’orrenda tragedia della Shoah. E’ un grido che si leva contro ogni atto
di ingiustizia e di violenza. E’ una perenne condanna contro lo spargimento di sangue
innocente”:
“May the names of these victims never
perish!” “Possano i nomi di queste vittime non perire mai! Possano
le loro sofferenze non essere mai negate, sminuite, dimenticate” ha detto Benedetto
XVI. Coloro che persero la vita nella Shoah, “non perderanno
mai i loro nomi” ha detto il Papa. “Questi nomi sono stabilmente incisi nei cuori
dei loro cari, dei loro compagni di prigionia e di quanti sono decisi a non permettere
mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità. I loro nomi, in particolare,
sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente”. Quindi l’appello
a “vigilare per sradicare dal cuore dell’uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie
simili a questa”. Benedetto XVI ha infine rivolto l’invito alla Chiesa che si schiera
accanto a quanti oggi sono soggetti a persecuzioni per causa della razza, del colore,
della condizione di vita o della religione “a pregare e ad operare senza stancarsi
per assicurare che l’odio non regni mai più nel cuore degli uomini”.
Nel
suo discorso Benedetto XVI ha detto che i milioni di ebrei uccisi nella tragedia della
Shoah “persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi, perché essi sono
incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente”. Adriana Masotti
ha sentito in proposito Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica
romana.
R. – E’ l'esatta
contrapposizione di quello che avvenne ad Auschwitz, a Birkenau e in ogni campo di
sterminio: ad ogni prigioniero veniva tolto il proprio nome e veniva messo un numero,
veniva annullata l’identità della persona, dell'uomo, della donna, dei bambini, per
poi arrivare – come sappiamo – alle camere a gas. E' soprattutto un monito per il
presente e per il futuro a chiunque voglia mettere in discussione l’esistenza della
Shoah, delle camere a gas o che le voglia minimizzare. Credo che questo vada anche
incontro alle vicende degli ultimi mesi che già, comunque, erano state ampiamente
superate con interventi molto chiari da parte del Pontefice.
D.
– La sottolineatura quindi dell’importanza della memoria nell'intervento del Papa,
ma anche l’impegno della Chiesa cattolica a pregare e ad operare per assicurare che
l’odio non regni mai più nel cuore degli uomini …
R.
– Io credo sia importante anche perché gli ebrei non ricordano per piangere o per
presentare un conto all’umanità; gli ebrei stanno ricordando, soprattutto i sopravvissuti
lo stanno facendo, per costruire insieme un futuro migliore. Ci sono crimini, ci sono
genocidi che accadono davanti alla nostra comune indifferenza, ed io credo che l’impegno
delle fedi – le tre grandi fedi monoteiste, quella ebraica, quella musulmana e quella
cristiana – possano, debbano fare qualcosa insieme per superare le ingiustizie e per
riportare garanzia e libertà in tutto il mondo.
D.
– Il Papa, nel suo discorso, verso la fine, dice: il grido delle vittime "echeggia
ancora nei nostri cuori. E’ un grido che si leva contro ogni atto di ingiustizia e
di violenza”, e poi conclude: “Sono grato a Dio per l'opportunità che mi è stata data
di sostare qui in silenzio: un silenzio per ricordare, un silenzio per sperare” …
R.
– Io credo che il silenzio, molto spesso, sia molto più importante di tante parole.
Colgo l’occasione per ricordare una donna, recentemente scomparsa, Marisa Di Porto,
una sopravvissuta ai campi di sterminio, che è rimasta in silenzio tutta una vita.
Quel silenzio, per quello che ha patito a Birkenau, lo ha condiviso con il marito,
anch’egli sopravvissuto ai campi di sterminio, un silenzio che è stato molto più eloquente
di tante parole, di tante testimonianze.