Il Papa sulla Spianata delle Moschee: ragione, libertà e carità liberano l'uomo da
odio e vendetta
Nella quinta giornata del suo Pellegrinaggio in Terra Santa il Papa si è recato sulla
Spianata delle Moschee a Gerusalemme dove ha visitato la Cupola della Roccia e incontrato
il Gran Muftì. “La Cupola della Roccia – ha detto il Pontefice - conduce i nostri
cuori e le nostre menti a riflettere sul mistero della creazione e sulla fede di Abramo.
Qui le vie delle tre grandi religioni monoteiste mondiali si incontrano, ricordandoci
quello che esse hanno in comune. Ciascuna crede in un solo Dio, creatore e regolatore
di tutto”. Poi ha aggiunto: “Marcati con l’indelebile immagine del divino, essi sono
chiamati a giocare un ruolo attivo nell’appianare le divisioni e nel promuovere la
solidarietà umana. Questo pone una grave responsabilità su di noi. Coloro che onorano
l’Unico Dio credono che Egli riterrà gli esseri umani responsabili delle loro azioni.
I Cristiani affermano che i doni divini della ragione e della libertà stanno alla
base di questa responsabilità. La ragione apre la mente per comprendere la natura
condivisa e il destino comune della famiglia umana, mentre la libertà spinge il cuore
ad accettare l’altro e a servirlo nella carità. L’indiviso amore per l’Unico Dio e
la carità verso il nostro prossimo diventano così il fulcro attorno al quale ruota
tutto il resto. Questa è la ragione perché operiamo instancabilmente per salvaguardare
i cuori umani dall’odio, dalla rabbia o dalla vendetta”. Ecco il testo integrale
del discorso del Papa:
Cari Amici Musulmani, As-salámu
‘aláikum! Pace a voi! Ringrazio cordialmente il Gran Muftì, Muhammad
Ahmad Hussein, insieme con il Direttore del Jerusalem Islamic Waqf, Sheikh Mohammed
Azzam al-Khatib al-Tamimi e il Capo del Awquaf Council, Sheikh Abdel Azim Salhab,
per le parole di benvenuto che essi mi hanno rivolto a vostro nome. Sono profondamente
grato per l’invito a visitare questo sacro luogo e volentieri porgo i miei ossequi
a voi e ai capi della comunità Islamica in Gerusalemme. La
Cupola della Roccia conduce i nostri cuori e le nostre menti a riflettere sul mistero
della creazione e sulla fede di Abramo. Qui le vie delle tre grandi religioni monoteiste
mondiali si incontrano, ricordandoci quello che esse hanno in comune. Ciascuna crede
in un solo Dio, creatore e regolatore di tutto. Ciascuna riconosce Abramo come proprio
antenato, un uomo di fede al quale Dio ha concesso una speciale benedizione. Ciascuna
ha raccolto schiere di seguaci nel corso dei secoli ed ha ispirato un ricco patrimonio
spirituale, intellettuale e culturale. In un
mondo tristemente lacerato da divisioni, questo sacro luogo serve da stimolo e costituisce
inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni
e conflitti del passato e a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla
costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno. Poiché
gli insegnamenti delle tradizioni religiose riguardano ultimamente la realtà di Dio,
il significato della vita ed il destino comune dell’ umanità – vale a dire, tutto
ciò che è per noi molto sacro e caro – può esserci la tentazione di impegnarsi in
tale dialogo con riluttanza o ambiguità circa le sue possibilità di successo. Possiamo
tuttavia cominciare col credere che l’Unico Dio è l’infinita sorgente della giustizia
e della misericordia, perché in Lui entrambe esistono in perfetta unità. Coloro che
confessano il suo nome hanno il compito di impegnarsi decisamente per la rettitudine
pur imitando la sua clemenza, poiché ambedue gli atteggiamenti sono intrinsecamente
orientati alla pacifica ed armoniosa coesistenza della famiglia umana. Per
questa ragione, è scontato che coloro che adorano l’Unico Dio manifestino essi stessi
di essere fondati su ed incamminati verso l’unità dell’intera famiglia umana. In altre
parole, la fedeltà all’Unico Dio, il Creatore, l’Altissimo, conduce a riconoscere
che gli esseri umani sono fondamentalmente collegati l’uno all’altro, perché tutti
traggono la loro propria esistenza da una sola fonte e sono indirizzati verso una
meta comune. Marcati con l’indelebile immagine del divino, essi sono chiamati a giocare
un ruolo attivo nell’appianare le divisioni e nel promuovere la solidarietà umana. Questo
pone una grave responsabilità su di noi. Coloro che onorano l’Unico Dio credono che
Egli riterrà gli esseri umani responsabili delle loro azioni. I Cristiani affermano
che i doni divini della ragione e della libertà stanno alla base di questa responsabilità.
La ragione apre la mente per comprendere la natura condivisa e il destino comune della
famiglia umana, mentre la libertà spinge il cuore ad accettare l’altro e a servirlo
nella carità. L’indiviso amore per l’Unico Dio e la carità verso il nostro prossimo
diventano così il fulcro attorno al quale ruota tutto il resto. Questa è la ragione
perché operiamo instancabilmente per salvaguardare i cuori umani dall’odio, dalla
rabbia o dalla vendetta. Cari Amici, sono venuto
a Gerusalemme in un pellegrinaggio di fede. Ringrazio Dio per questa occasione che
mi è data di incontrarmi con voi come Vescovo di Roma e Successore dell’Apostolo Pietro,
ma anche come figlio di Abramo, nel quale “tutte le famiglie della terra si diranno
benedette” (Gn 12,3; cfr Rm 4,16-17). Vi assicuro che è ardente desiderio della Chiesa
di cooperare per il benessere dell’umana famiglia. Essa fermamente crede che la promessa
fatta ad Abramo ha una portata universale, che abbraccia tutti gli uomini e le donne
indipendentemente dalla loro provenienza o da loro stato sociale. Mentre Musulmani
e Cristiani continuano il dialogo rispettoso che già hanno iniziato, prego affinché
essi possano esplorare come l’Unicità di Dio sia inestricabilmente legata all’unità
della famiglia umana. Sottomettendosi al suo amabile piano della creazione, studiando
la legge inscritta nel cosmo ed inserita nel cuore dell’uomo, riflettendo sul misterioso
dono dell’autorivelazione di Dio, possano tutti coloro che vi aderiscono continuare
a tenere lo sguardo fisso sulla sua bontà assoluta, mai perdendo di vista come essa
sia riflessa sul volto degli altri. Con questi
pensieri, umilmente chiedo all’Onnipotente di donarvi pace e di benedire tutto l’amato
popolo di questa regione. Impegniamoci a vivere in spirito di armonia e di cooperazione,
dando testimonianza all’Unico Dio mediante il servizio che generosamente ci rendiamo
l’un l’altro. Grazie!