L'incontro con Shimon Peres. Il Papa: una sicurezza durevole è questione di fiducia
alimentata nella giustizia
“Ogni giorno prego affinché la pace che nasce dalla giustizia ritorni in Terra Santa
e nell’intera regione, portando sicurezza e rinnovata speranza per tutti”: così Benedetto
XVI durante la visita di cortesia oggi pomeriggio al presidente israeliano Shimon
Peres, nella sua residenza a Gerusalemme. “Cari Amici – ha detto il Pontefice - Gerusalemme,
che da lungo tempo è stata un crocevia di popoli di diversa origine, è una città che
permette ad Ebrei, Cristiani e Musulmani sia di assumersi il dovere che di godere
del privilegio di dare insieme testimonianza della pacifica coesistenza a lungo desiderata
dagli adoratori dell’unico Dio”. Poi ha aggiunto: “il vero interesse di una nazione
viene sempre servito mediante il perseguimento della giustizia per tutti… una sicurezza
durevole è questione di fiducia, alimentata nella giustizia e nell’integrità, suggellata
dalla conversione dei cuori che ci obbliga a guardare l’altro negli occhi e a riconoscere
il ‘Tu’ come un mio simile, un mio fratello, una mia sorella. In tale maniera non
diventerà forse la società stessa un “giardino ricolmo di frutti” (cfr Is 32,15),
segnato non da blocchi e ostruzioni, ma dalla coesione e dall’armonia?”. E infine
ha concluso: “So che un numero considerevole di uomini, donne e giovani stanno lavorando
per la pace e la solidarietà attraverso programmi culturali e iniziative di sostegno
pratico e compassionevole; umili abbastanza per perdonare, essi hanno il coraggio
di tener stretto il sogno che è loro diritto”. Ecco il testo integrale del discorso
del Papa:
Signor Presidente, Eccellenze, Signore
e Signori, come gentile atto di ospitalità,
il Presidente Peres ci ha accolti qui nella sua residenza, offrendo a me la possibilità
di salutare tutti voi e di condividere, al tempo stesso, con voi qualche breve considerazione.
Signor Presidente, La ringrazio per la cortese accoglienza e per le sue calorose parole
di saluto, che di cuore contraccambio. Ringrazio inoltre i musicisti che ci hanno
intrattenuto con la loro elegante esecuzione. Signor
Presidente, nel messaggio augurale che Le inviai in occasione del Suo insediamento,
avevo di buon grado ricordato la Sua illustre testimonianza nel pubblico servizio
contrassegnato da un forte impegno nel perseguire la giustizia e la pace. Oggi desidero
assicurare a Lei insieme al suo Governo appena formato, come pure a tutti gli abitanti
dello Stato di Israele, che il mio pellegrinaggio ai Luoghi Santi è un pellegrinaggio
di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente
e per tutta l’umanità. In verità, ogni giorno prego affinché la pace che nasce dalla
giustizia ritorni in Terra Santa e nell’intera regione, portando sicurezza e rinnovata
speranza per tutti. La pace è prima di tutto un
dono divino. La pace infatti è la promessa dell’Onnipotente all’intero genere umano
e custodisce l’unità. Nel libro del profeta Geremia leggiamo: “Io conosco i progetti
che ho fatto a vostro riguardo – oracolo del Signore – progetti di pace e non di sventura,
per concedervi un futuro pieno di speranza” (29,11). Il profeta ci ricorda la promessa
dell’Onnipotente che “si lascerà trovare”, che “ascolterà”, che “ci radunerà insieme”.
Ma vi è anche una condizione: dobbiamo “cercarlo”, e “cercarlo con tutto il cuore”
(cfr ibid. 12-14). Ai leader religiosi oggi presenti
vorrei dire che il contributo particolare delle religioni nella ricerca di pace si
fonda primariamente sulla ricerca appassionata e concorde di Dio. Nostro è il compito
di proclamare e testimoniare che l’Onnipotente è presente e conoscibile anche quando
sembra nascosto alla nostra vista, che Egli agisce nel nostro mondo per il nostro
bene, e che il futuro della società è contrassegnato dalla speranza quando vibra in
armonia con l’ordine divino. È la presenza dinamica di Dio che raduna insieme i cuori
ed assicura l’unità. Di fatto, il fondamento ultimo dell’unità tra le persone sta
nella perfetta unicità e universalità di Dio, che ha creato l’uomo e la donna a propria
immagine e somiglianza per condurci entro la sua vita divina, così che tutti possano
essere una cosa sola. Pertanto, i leader religiosi
devono essere coscienti che qualsiasi divisione o tensione, ogni tendenza all’introversione
o al sospetto fra credenti o tra le nostre comunità può facilmente condurre ad una
contraddizione che oscura l’unicità dell’Onnipotente, tradisce la nostra unità e contraddice
l’Unico che rivela se stesso come “ricco di amore e di fedeltà” (Es 34, 6; Sal 138,2;
Sal 85, 11). Cari Amici, Gerusalemme, che da lungo tempo è stata un crocevia di popoli
di diversa origine, è una città che permette ad Ebrei, Cristiani e Musulmani sia di
assumersi il dovere che di godere del privilegio di dare insieme testimonianza della
pacifica coesistenza a lungo desiderata dagli adoratori dell’unico Dio; di svelare
il piano dell’Onnipotente, annunciato ad Abramo, per l’unità della famiglia umana;
e di proclamare la vera natura dell’uomo quale cercatore di Dio. Impegniamoci dunque
ad assicurare che, mediante l’ammaestramento e la guida delle nostre rispettive comunità,
le sosterremo nell’essere fedeli a ciò che veramente sono come credenti, sempre consapevoli
dell’infinita bontà di Dio, dell’inviolabile dignità di ogni essere umano e dell’unità
dell’intera famiglia umana. La Sacra Scrittura ci offre anche una
sua comprensione della sicurezza. Secondo il linguaggio ebraico, sicurezza – batah
– deriva da fiducia e non si riferisce soltanto all’assenza di minaccia ma anche al
sentimento di calma e di confidenza. Nel libro del profeta Isaia leggiamo di un tempo
di benedizione divina: “Infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il
deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto
prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la giustizia
darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre” (32, 15-17).
Sicurezza, integrità, giustizia e pace: nel disegno di Dio per il mondo esse sono
inseparabili. Lungi dall’essere semplicemente il prodotto dello sforzo umano, esse
sono valori che promanano dalla relazione fondamentale di Dio con l’uomo, e risiedono
come patrimonio comune nel cuore di ogni individuo. Vi
è una via soltanto per proteggere e promuovere tali valori: esercitarli! viverli!
Nessun individuo, nessuna famiglia, nessuna comunità o nazione è esente dal dovere
di vivere nella giustizia e di operare per la pace. Naturalmente, ci si aspetta che
i leader civili e politici assicurino una giusta e adeguata sicurezza per il popolo
a cui servizio essi sono stati eletti. Questo obiettivo forma una parte della giusta
promozione dei valori comuni all’umanità e pertanto non possono contrastare con l’unità
della famiglia umana. I valori e i fini autentici di una società, che sempre tutelano
la dignità umana, sono indivisibili, universali e interdipendenti (cfr Discorso alle
Nazioni Unite, 18 aprile 2008). Non si possono pertanto realizzare quando cadono preda
di interessi particolari o di politiche frammentarie. Il vero interesse di una nazione
viene sempre servito mediante il perseguimento della giustizia per tutti. Gentili
Signore e Signori, una sicurezza durevole è questione di fiducia, alimentata nella
giustizia e nell’integrità, suggellata dalla conversione dei cuori che ci obbliga
a guardare l’altro negli occhi e a riconoscere il “Tu” come un mio simile, un mio
fratello, una mia sorella. In tale maniera non diventerà forse la società stessa un
“giardino ricolmo di frutti” (cfr Is 32,15), segnato non da blocchi e ostruzioni,
ma dalla coesione e dall’armonia? Non può forse divenire una comunità di nobili aspirazioni,
dove a tutti di buon grado viene dato accesso all’educazione, alla dimora familiare,
alla possibilità d’impiego, una società pronta ad edificare sulle fondamenta durevoli
della speranza? Per concludere, desidero rivolgermi alle comuni famiglie
di questa città, di questa terra. Quali genitori vorrebbero mai violenza, insicurezza
o divisione per il loro figlio o per la loro figlia? Quale umano obiettivo politico
può mai essere servito attraverso conflitti e violenze? Odo il grido di quanti vivono
in questo Paese che invocano giustizia, pace, rispetto per la loro dignità, stabile
sicurezza, una vita quotidiana libera dalla paura di minacce esterne e di insensata
violenza. So che un numero considerevole di uomini, donne e giovani stanno lavorando
per la pace e la solidarietà attraverso programmi culturali e iniziative di sostegno
pratico e compassionevole; umili abbastanza per perdonare, essi hanno il coraggio
di tener stretto il sogno che è loro diritto. Signor
Presidente, La ringrazio per la cortesia dimostratami e La assicuro ancora una volta
delle mie preghiere per il Governo e per tutti i cittadini di questo Stato. Possa
un’autentica conversione dei cuori di tutti condurre ad un sempre più deciso impegno
per la pace e la sicurezza attraverso la giustizia per ciascuno.
Shalom!