Nonostante i sondaggi rivelino che la maggior parte dei canadesi si oppone all’aborto
senza alcun limite, il Canada non tutela legalmente la vita del nascituro durante
i nove mesi di gravidanza. Ad affermarlo in un’intervista all’agenzia CNS è Gudrun
Schulz, direttrice esecutiva dell’organizzazione pro-vita LifeCanada. “I sondaggi
- ha detto l’attivista - dimostrano che due terzi dei canadesi vorrebbero almeno alcune
restrizioni legali all’aborto”. Di questi un terzo chiede che la vita del bambino
non nato venga tutelata dal concepimento fino alla nascita. Eppure l’attuale vuoto
legislativo in materia - frutto della depenalizzazione dell’aborto decisa 40 anni
fa dal Parlamento canadese e di una successiva sentenza della Corte Suprema - rende
di fatto l’interruzione volontaria della gravidanza in Canada una pratica indiscriminata.
“È quindi urgente - ha detto la Schultz - una legge che rifletta meglio gli orientamenti
dei cittadini”. Un nuovo appello a riaprire il dibattito sull’aborto è venuto in questi
giorni dall’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (OCVF). In un messaggio
per la prossima Marcia Nazionale per la Vita, in programma giovedì 14 maggio, l’organismo
dei vescovi canadesi denuncia l’indifferenza e il silenzio generale sull’argomento,
ma anche la mancanza di informazioni da parte dei media. “La possibilità di cambiare
è molto concreta e potrà tradursi in realtà - si legge nel messaggio - se accettiamo
la nostra responsabilità sociale e parliamo in difesa dei nascituri”. (L.Z.)