Una domenica di grande festa per Il Santo Padre in Giordania
E’ stata una festa grande oggi ad Amman per la messa celebrata da Papa Benedetto nello
Stadio della città. Trentamila le persone che hanno trovato posto all’interno della
struttura sportiva e hanno potuto pregare con il Papa di domenica, nel ‘Giorno del
Signore’. E’ stata l’occasione anche per esprimergli tutta la gioia e la riconoscenza
per la sua presenza e il suo incoraggiamento.‘Ho pregato, ha detto infatti il Papa,
perché la Chiesa in queste terre possa essere confermata nella speranza e fortificata
nella sua testimonianza al Cristo Risorto, il Salvatore dell'umanità.”
E grande
è stata anche la festa che ha accolto il Papa nel pomeriggio durante la sua visita
al sito del battesimo, a Betania dell’oltre Giordano.
Il servizio di Pietro
Cocco
L’immagine
è di quelle che rimangono a futura memoria. In modo del tutto inaspettato, ad attendere
il Papa al sito del battesimo, oltre a una folla numerosa, c’erano il Re Abdullah,
la regina Rania e il Principe Ghazi che lo hanno accompagnato lungo tutto il percorso
archeologico. Benedetto XVI è salito su una delle macchine elettriche preparate per
l’occasione, insieme ai suoi ospiti, ed al Patriarca di Gerusalemme, Fouad Twal;
mentre uno dei responsabili del sito, alla guida, illustrava loro alcune delle più
significative scoperte di archeologia biblica avvenute in quell’area, dove l’evangelista
Giovanni pose l’incontro tra il Battista e Gesù. Il convoglio di dodici macchine elettriche
si è snodato per una decina di minuti lungo il percorso che corre di fianco al Giordano,
che segna il confine tra la Giordania e Israele, mostrando un’immagine di grande familiarità
e cordialità.
Ed una grande gioia e festa ha poi accompagnato il momento della
benedizione delle prime pietre delle due nuove chiese, una latina e l’altra greco-melkita,
che sorgeranno nell’area del sito del batteimo. C’era infatti una folla numerosa insieme
ai Patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme, Gregorio III Laham e Fouad Twal, i loro
ausiliari e gli ordinari di Terra Santa. E gioia e coraggio sono stati i due sentimenti
a cui si è riferito il Papa, più volte, per invitare i cristiani della Terra Santa
ad essere pietre vive della Chiesa e costruttori di ponti tra le persone di diverse
fedi e culture, e così arricchire il tessuto della società.
La prima pietra
di una chiesa, ha detto, è simbolo di Cristo. Egli è l’unico fondamento di ogni comunità
cristiana, la pietra viva, che fa della Chiesa una comunità di vita nuova, una dinamica
realtà di grazia, luogo di dimora per Dio. E’ questa realtà che può donare la gioia
e il coraggio per crescere in quei nobili atteggiamenti, ha detto ancora Papa Benedetto,
che vanno sotto il nome di agape, amore cristiano:
"Promuovete il dialogo
e la comprensione nella società civile, specialmente quando rivendicate i vostri legittimi
diritti. In Medio Oriente, segnato da tragica sofferenza, da anni di violenza e di
questioni irrisolte, i Cristiani sono chiamati a offrire il loro contributo di riconciliazione
e pace con il perdono e la generosità."
Ed al tema dell’amore, Benedetto
XVI aveva dedicato l’omelia del mattino, alla Messa celebrata nello stadio di Amman,
parlando della vocazione della famiglia e della dignità e della missione delle donne
nel piano di Dio. In particolare il Papa ha ricordato che la Chiesa in Terra Santa
deve molto alla testimonianza di fede e di amore di tante donne, che in diverse maniere
hanno dedicato la loro vita a costruire la pace e a promuovere l'amore:
"Sfortunatamente,
questa dignità e missione donate da Dio alle donne non sono state sempre sufficientemente
comprese e stimate. La Chiesa, e la società nel suo insieme, sono arrivate a rendersi
conto quanto urgentemente abbiamo bisogno di ciò che il mio predecessore Papa Giovanni
Paolo II chiamava "il carisma profetico" delle donne (cfr Mulieris dignitatem, 29).
"
Nel dare una pubblica testimonianza di rispetto per le donne e nella
difesa dell'innata dignità di ogni persona umana, ha concluso, la Chiesa in Terra
Santa porta un importante contributo allo sviluppo di una cultura di vera umanità
e alla costruzione della civiltà dell'amore.