2009-05-10 15:38:15

Sri Lanka: prosegue l'offensiva dell'esercito contro le Tigri Tamil


Si stringe il cerchio dell’esercito dello Sri Lanka attorno alle ultime roccaforti dei ribelli tamil nel nord del Paese. Le Tigri Tamil (Ltte) accusano le truppe di Colombo di aver causato circa 2000 morti civili a seguito dei bombardamenti delle ultime 24 ore. Bilancio non confermato da un portavoce dell’esercito secondo cui si tratta solamente di propaganda dei ribelli. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

L’avanzata dell’esercito dello Sri Lanka verso le postazioni tamil nel nord dell’isola prosegue con un "guerra di cifre" fra le parti. Secondo un comunicato dei ribelli, pubblicato sul sito Tamilnet, pesanti bombardamenti la scorsa notte avrebbero provocato almeno 2000 vittime civili. Dal canto suo, Colombo ha negato persino di aver compiuto qualsiasi attacco nella zona. Lo scambio di accuse tra Tigri Tamil e esercito è molto frequente. Tuttavia si registra una parziale conferma del raid da parte di alcuni medici che operano nella zona dei combattimenti, che parlano però di 257 persone uccise e oltre 800 feriti. Ad ogni modo le condizioni umanitarie nelle zone interessate dal conflitto restano gravissime. L’Onu ha stimato che circa 50 mila civili sono bloccati nel territorio costiero controllato dai guerriglieri separatisti, mentre sarebbero oltre 6500 quelli rimasti uccisi dallo scorso gennaio, quando l’esercito ha lanciato l’offensiva finale nel nord-est del Paese. Non meno preoccupante sono poi le condizioni degli oltre 200 mila sfollati fuggiti dalle zone teatro dei combattimenti. La Croce Rossa, che insieme alla Chiesa locale è in prima linea sul fronte degli aiuti, parla di situazione catastrofica. L’allarme umanitario non sembra però fermare la determinazione del governo che esprime soddisfazione per l’esito del conflitto e respinge gli appelli al cessate il fuoco, provenienti dai Paesi occidentali.

 
Pakistan
Prosegue l’offensiva dell’esercito pakistano contro i talebani nella valle di Swat, nel nord-ovest del Paese. Le forze armate pakistane hanno reso noto di avere ucciso tra 180 e 200 presunti insorti nel corso delle ultime 24 ore. Intanto le forze armate hanno sospeso il coprifuoco per consentire alla popolazione di lasciare la zona dei violenti combattimenti. I residenti di quattro centri abitati avranno tempo fino alle prime ore del pomeriggio per lasciare le proprie case e mettersi in salvo in una area più sicura. Secondo l’Onu, l’inasprimento degli scontri con un dispiegamento di forze senza precedenti avrebbe già provocato 200 mila sfollati a cui si aggiungono i 300 mila in fuga in queste ore. Mezzo milione di persone che si va ad aggiungre ai 550 mila che hanno lasciato la zona durante i combattimenti dei mesi scorsi.

Afghanistan
Non passa giorno senza che si registrino nuove violenze in Afghanistan. Stamani 11 operai, impegnati nella manutenzione delle strade, sono stati uccisi in due distinti attentati dinamitardi nell’est del Paese, alla frontiera col Pakistan. Le provincie dove sono avvenuti gli attentati sono considerate delle roccaforti degli insorti legati ai talebani. Intanto, resta alta la polemica per il bombardamento americano nella provincia di Farah che ha provocato 147 vittime: a Kabul un migliaio di studenti hanno manifestato contro i raid aerei degli Stati Uniti che, dal canto loro, hanno riconosciuto che diversi civili sono stati uccisi nell’attacco contro i talebani.

Iran
Si è tenuto oggi a Teheran il processo d'appello a Roxana Saberi, la 32enne giornalista irano-americana condannata in primo grado a otto anni di reclusione per spionaggio. L’avvocato della donna ha fatto sapere che per la sentenza bisognerà aspettare sette giorni e si è detto ottimista sulla possibilità che introduca ''cambiamenti sostanziali'' rispetto alla condanna in primo grado. La Saberi è detenuta nella prigione di Evin dallo scorso gennaio dopo essere stata arrestata ed accusata inizialmente per avere comprato dell'alcol, poi di esercitare l'attività giornalistica senza permesso ed, infine, per spionaggio. Nei giorni scorsi la reporter con la doppia cittadinanza, americana e iraniana, è tornata a mangiare dopo due settimane di sciopero della fame.

Somalia
È ripresa stamani a Mogadiscio la sanguinosa battaglia tra i miliziani degli Sbabaab, ritenuti il braccio armato somalo di al Qaeda, e truppe leali al governo. L’escalation delle violenze ha potato ad uno scontro aperto che in tre giorni di battaglia ha causato 50 morti e oltre 180 feriti. Secondo fonti ribelli, fra le vittime ci sarebbero anche numerosi soldati governativi. Secondo le autorità somale, i miliziani islamici sono sostenuti dall’Eritrea, che però smentisce le accuse.

Italia-immigrazione
E' arrivato nel porto di Tripoli il barcone con 167 immigrati respinto ieri dalla marina italiana. Si tratta del secondo respingimento dall’entrata in vigore degli accordi tra Italia e Libia. Come avvenuto giovedì scorso per gli altri 227 migranti, anche per loro si apriranno le porte del centro di detenzione libico a Twescha. Intanto hanno suscitato polemiche le parole di Berlusconi secondo cui l’attuale governo avrebbe un’altra visione rispetto alla “sinistra che ha aperto le porte a tutti ed ha l’idea di un'Italia multietnica”.

Nuova influenza
Negli Stati Uniti è stato confermato dalle autorità sanitarie dello Stato di Washington il terzo caso mortale per l’influenza A. Si tratta di un uomo sui trent'anni, deceduto la scorsa settimana per le complicazioni determinate dal virus H1N1. In Messico, dove è nata l’epidemia, il numero dei decessi è salito a 48. Venerdì le autorità messicane avevano abbassato il livello di allarme, ma a seguito di una nuova recrudescenza dell’epidemia il governo di Città del Messico potrebbe annunciare oggi di nuovo il livello “arancio”, che proibisce eventi collettivi. Intanto, in Norvegia si segnalano i primi due casi di contagio. Secondo l’ultimo bollettino dell’Oms, ad oggi sono circa 4.300 i casi di influenza A, registrati in almeno 30 Paesi del mondo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 130

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