2009-05-10 15:53:07

Giornate nazionali per la donazione e il trapianto


“Un donatore moltiplica la vita”: è il messaggio che ha contraddistinto la XII edizione delle Giornate nazionali per la donazione e trapianto di organi e tessuti. L’iniziativa si conclude oggi dopo una settimana ricca di eventi in tutta Italia, che hanno visto le associazioni di settore impegnate in una campagna di sensibilizzazione. Per una riflessione sulla cultura della donazione in Italia, Eliana Astorri ha intervistato il prof. Salvatore Agnes, direttore dell’unità operativa di chirurgia sostitutiva e responsabile del Centro trapianti di fegato del Policlinico Gemelli:RealAudioMP3

R. – La cultura della donazione in Italia, per fortuna, è già molto affermata. Il numero di trapianti degli ultimi anni è cresciuto sino a portare l’Italia ai vertici, tra le nazioni europee, per il numero di donazioni e di trapianti. Sono lontani gli anni nei quali c’erano i viaggi della speranza dei pazienti che dovevano andare all’estero per una vera carenza di possibilità di trapianto, dovuta fondamentalmente al fatto che c’erano pochi organi che si donavano. Oggi, effettivamente, la situazione è diversa. Si può, naturalmente, fare di più, ed è per questo che questa sensibilizzazione è sempre un fatto positivo.
 
D. – Le donazioni sono in aumento, ma perché c’è ancora una certa resistenza ad esprimere questa volontà?
 
R. – Vi è un luogo comune che il problema delle donazioni sia il mancato consenso alla donazione stessa. Questo sicuramente è un problema, ed è un problema che naturalmente può essere più o meno diffuso nel territorio nazionale, ma che comunque ha una certa fisiologicità. Per quanto possano essere diffusi i sentimenti positivi in questo senso, una percentuale – per motivi vari – di contrarietà alla donazione ci può sempre essere. Naturalmente, anche su questo si può agire. Il problema però non è che il processo di donazione sia problematico solamente per questa percentuale di non consenso, che poi è l’evento finale di un processo molto più complesso... In realtà, la donazione è un processo prima di tutto medico, perché è identificazione dei possibili donatori nei grandi ospedali – soprattutto nelle grandi rianimazioni -, cioè di pazienti che decedono – nonostante, ovviamente, le cure – per una patologia primitiva del cervello. Questi sono i donatori potenziali, e questo processo che comincia appunto nei grandi ospedali, nelle grandi rianimazioni, è un processo complesso, perché bisogna accertare la morte di questi soggetti, bisogna instaurare quindi delle procedure abbastanza complesse ed anche, in qualche modo, onerose, bisogna mantenere vitali gli organi di questi individui – che sono morti – e poi, alla fine del processo, c’è anche la richiesta di consenso. Tutto il processo è complesso ed oneroso per una struttura sanitaria. Per tale ragione, anche la cultura della donazione si deve affermare di più sul territorio. Una cultura che non coinvolge solamente i familiari, che devono richiedere il consenso, ma è tutto il sistema – i medici, gli operatori sanitari – che devono essere sensibilizzati ad attivare sempre, quando possibile, tutte queste procedure per aumentare le possibilità di donazione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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