La Chiesa in Corea ribadisce il suo ‘no’ alla ricerca sulle staminali embrionali
La Chiesa in Corea – riferiscono le agenzie Zenit e Ucanews - si dichiara contraria
alla decisione del Comitato nazionale di bioetica (Cnb) di autorizzare la ricerca
con embrioni umani in un ospedale locale, cosi come annunciato il 29 aprile scorso.
Il presidente del Comitato di bioetica della Conferenza episcopale coreana, mons.
Gabriel Chang Bong-hun, vescovo di Cheongju, ha reagito immediatamente all'annuncio
del Cnb con una nota dove si esprime preoccupazione per questa ricerca, che implica
la manipolazione e la distruzione di embrioni, ciascuno dei quali è una vita umana.
Il presule sottolinea che la Chiesa è consapevole del dolore delle persone che soffrono
per malattie incurabili, ricordando il suo sostegno alla ricerca sulle cellule staminali
adulte. In Corea del Sud sono state sviluppate diverse ricerche con cellule staminali
adulte nell'Istituto di Terapia Cellulare e Genetica del Centro medico cattolico,
affiliato alla Scuola di medicina dell'Università cattolica della Corea, alcune delle
quali finanziate dal Governo stesso. Attualmente, nel Paese asiatico è permessa la
ricerca con embrioni a scopi terapeutici e a determinate condizioni stabilite dal
Cnb. La decisione del Comitato nazionale di bioetica deve essere ora approvata dal
Ministero della salute, del benessere e delle questioni familiari. Da quando il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, ha eliminato - il 9 marzo scorso - le restrizioni
imposte dal precedente Governo alla ricerca sugli embrioni, i mezzi di comunicazione
e gli scienziati della Corea del Sud hanno esercitato pressioni sul Governo perché
permetta queste ricerche. Allo stesso tempo, la Corea del Sud ha ancora molto vivo
il ricordo dei problemi etici sollevati da ricerche come quella che è stata presentata
erroneamente al mondo come la prima clonazione di un embrione umano, nel 2005. Già
allora, i vescovi del Paese avevano pubblicato il documento "L'embrione umano è una
vita. Tutti siamo stati embrioni", in risposta a quella ricerca del professor Hwang
Woo-suuk, dell'Università nazionale di Seul. Tra le altre cose, i presuli coreani
chiedevano che la clonazione e la ricerca sugli embrioni fossero condannate ed evitate
sfruttando l'essere umano e riducendolo ad un mero mezzo e non rispettando la sua
dignità umana. Ricordavano anche che l'uomo non può essere sottoposto a una scienza
senza limiti e che la scienza dev'essere al servizio della vita umana e del bene di
tutta l'umanità. Lo stesso Papa Benedetto XVI ha avvertito, ricevendo l'ambasciatore
della Corea del Sud nel 2007, del rischio che la ricerca scientifica calpesti la dignità
fondamentale dell'essere umano, come accade con gli esperimenti sugli embrioni umani
che poi vengono distrutti. (R.G.)