Iraq. Chiuso il Sinodo caldeo: appello per il rientro dei profughi
In Iraq si è chiuso con un appello all’unità interna e al dialogo con i musulmani
il Sinodo della Chiesa caldea che si è tenuto ad Ankawa. Nella relazione finale –
ripresa dal sito Baghdadhope - i vescovi auspicano che la pace e la stabilità possano
tornare a regnare in Iraq e che i rifugiati possano far ritorno nelle loro case. Durante
il Sinodo è stata avanzata anche la richiesta che nella nuova Costituzione del Kurdistan
la componente caldea possa essere inclusa indipendentemente dalle altre così come
l'articolo 125 della costituzione irachena garantisce i diritti amministrativi, politici
e culturali delle varie nazionalità come i turcomanni, i caldei e gli assiri. Esaminando
la situazione dei rifugiati e degli sfollati iracheni cristiani il Sinodo ha ringraziato
tutte le istituzioni che hanno contribuito ad alleviarne le pene sottolineando l'importanza
di continuare a dar loro supporto spirituale e materiale. Mons. Shlemon Warduni, vescovo
ausiliare di Baghdad, ha ribadito inoltre come “ogni etnia è cara ai suoi appartenenti”
e che per questa ragione, in assenza di una denominazione comune che possa far risaltare
parimenti le diverse entità che la compongono, la loro diversificazione, anche nella
denominazione ufficiale, è necessaria. Mons. Warduni ha anche spiegato i compiti del
Consiglio patriarcale permanente che si riunirà 2 o 3 volte all'anno per studiare,
insieme al patriarca che naturalmente lo guiderà, i diversi temi da affrontare nei
Sinodi. Interrogato sullo svolgimento del Sinodo mons. Warduni ha sottolineato come
in questa occasione, seppure con le normali divergenze di opinione, la “grazia di
Dio ci ha guidati in spirito di concordia per il bene della Chiesa e dei fedeli”.
(A.L.)