2009-05-07 15:26:02

Economia e partenariato con l’est i temi del Vertice a Praga


Gettare le basi per una risposta comune europea all’emergenza sociale, provocata dalla crisi finanziaria. Rafforzare la collaborazione con i Paesi a est dell’Unione Europea, appartenuti all’ex Unione sovietica. Dare impulso alla diversificazione delle fonti energetiche per un'Europa sempre meno dipendente dal gas russo. Questi gli obiettivi della due giorni di Praga: la capitale della Repubblica Ceca ospita oggi il summit dei Ventisette sull’occupazione e il vertice Ue sul partenariato orientale, mentre domani accoglierà gli incontri sul cosiddetto “corridoio sud” per il transito del gas verso l’Ue. A proposito del partenariato orientale, oggi i rappresentanti di Bruxelles incontrano i leader di Georgia, Ucraina, Moldova, Bielorussia, Armenia ed Azerbaijan. L’Ue arriva a questo appuntamento forte dell’approvazione, ieri, del Trattato di Lisbona da parte del Senato ceco. Ce ne parla da Praga l’inviata del Sole24Ore, Adriana Cerretelli, intervistata da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Direi che arriva un pò meglio di come avrebbe potuto, nel senso che se ci fosse stato un “no” al Senato ceco, sarebbe stata una tragedia per l’Europa, il Trattato di Lisbona sarebbe saltato e l’Europa sarebbe ripiombata in una crisi istituzionale, proprio nel momento in cui lancia una nuova politica di partenariato orientale con dei Paesi che hanno, certamente, un’importanza strategica per l’Europa. Parliamo di Ucraina, Georgia, Bielorussia, Moldova, Azerbaijan - che è assolutamente essenziale per avere l’alternativa delle forniture energetiche rispetto appunto a quelle russe - ed infine l’Armenia.

 
D. - Perché ora l’Unione Europea vuole aprire una nuova politica di partenariato con queste sei ex Repubbliche sovietiche?

 
R. - Perché con l’allargamento, i confini dell’Unione si sono spostati sempre più ad est e quindi queste zone - che sono molto instabili, che hanno dei problemi e non hanno ancora trovato i loro equilibri politici interni - rappresentano sicuramente un interesse vitale per l’Europa, che ha invece bisogno di stabilità ai confini. Quindi, il partenariato orientale, che significa sostanzialmente cooperazione economica, diventa un interesse vitale per l’Europa allargata.

 
D. - Eppure, questo obiettivo di stabilità, nel momento attuale, appare quanto meno difficile: sono iniziate le manovre della Nato in Georgia a pochi giorni da un tentato golpe a Tbilisi, l’Ucraina è abbastanza instabile, la Moldova è percorsa da moti di insurrezione…

 
R. - Diciamo che l’Europa si avventura su un terreno minato, perché questa instabilità da una parte la induce a tentare di stabilizzare l’Est e, dall’atra, si va a scontrare con la Russia che ritiene da sempre questi Paesi una sua esclusiva zona di influenza e non gradisce interlocutori alternativi.

 
Parlamento Europeo sulle parole del Papa
Il parlamento europeo ha bocciato con 253 "no", 199 "sì" e 61 astenuti un emendamento presentato da Marco Cappato e da Sophie In't Veld, a nome del gruppo liberaldemocratico, per “condannare fermamente” le recenti affermazioni di Benedetto XVI sull'uso del preservativo nella lotta all'Aids. L'emendamento proposto riguardava il rapporto annuale sui diritti umani nel mondo. Ieri, in Spagna i due principali partiti - il Psoe del premier José Luis Zapatero e il Partido popular all'opposizione - hanno fatto sapere che non avrebbero votato a favore di una mozione critica nei confronti delle dichiarazioni del Papa in Africa su Aids e preservativi, presentata la settimana scorsa al Congresso dei Deputati di Madrid dal piccolo gruppo di Izquierda Unida (sinistra).

La BCE taglia di un quarto di punto il tasso di riferimento
La Banca centrale europea ha tagliato di un quarto di punto il tasso di riferimento, portandolo all'1%. Il taglio deciso oggi porta il costo del denaro al minimo storico da quando la Bce ha iniziato a gestire la politica monetaria nel 1999. La decisione era ampiamente attesa dal mercato. Il differenziale tra il costo del denaro negli Stati Uniti e quello nell'Eurozona si attesta sull'1%, tenuto conto che la Fed ha praticamente azzerato il tasso sul Fed Funds, fissando un range compreso tra 0 e 0,25%.

Ucciso il figlio di un leader talebano in Pakistan
Il figlio di uno dei leader più importanti del movimento talebano in Pakistan è stato ucciso in un bombardamento dell'esercito nella parte nordoccidentale del Paese. Si tratta del figlio dell’uomo che aveva ottenuto dal governo l'imposizione della sharia in cambio di una pace, già finita, con i talebani. Il giovne è stato ucciso a Maidan, nel distretto del Dir basso, nella zona nord occidentale del Paese ai confini con l'Afghanistan. Nella zona, da dieci giorni, è in corso una imponente offensiva dell'esercito nei confronti dei talebani.

Obama - terrorismo
Dopo qualche mese di rapporti tiepidi, Barack Obama offre il proprio pieno supporto ai leader di Afghanistan e Pakistan e rafforza il patto a tre contro Al Qaeda e i talebani, chiedendo nello stesso tempo maggiore iniziativa e risultati chiari a Kabul e Islamabad nella lotta all'estremismo islamico. Ma la due giorni di incontri sull'area "Af-Pak" si è aperta a Washington all'insegna dell'angoscia per le decine di vittime civili in Afghanistan causate da quello che appare un raid americano finito fuori controllo. Obama ha promesso che gli Usa faranno “tutto il possibile” per evitare vittime fra la popolazione. La Casa Bianca, il Pentagono e il Dipartimento di Stato non hanno però ammesso apertamente la responsabilità per quello che è accaduto nella provincia di Farah, spiegando di voler prima accertare i fatti.

Ucciso un soldato israeliano in Cisgiordania
Un soldato israeliano è stato ucciso stamani nei pressi di Ramallah, in Cisgiordania, nel corso di una “missione operativa”. Le autorità militari hanno aperto un'inchiesta. Secondo alcune fonti, il militare potrebbe essere stato ucciso da "fuoco amico". In ogni caso, nel corso di disordini scoppiati nella universitaria città palestinese.

Riportati in Libia i 227 immigrati avvistati ieri al largo di Lampedusa
Il ministro italiano dell'Interno, Roberto Maroni, terrà oggi alle 16, al Viminale, una conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione che ha consentito di riportare in Libia i 227 immigrati avvistati ieri al largo di Lampedusa. Della vicenda hanno parlato questa mattina, in un colloquio telefonico, i ministri dell’Interno di Italia e Malta. I due Paesi, protagonisti nei giorni scorsi di un braccio di ferro diplomatico sul soccorso di immigrati nel Mediterraneo, si sono detti oggi d’accordo sulla linea del rimpatrio immediato. “Grave preoccupazione” per la vicenda è stata espressa dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Debora Donnini ha intervistato Gabriele del Grande, scrittore e giornalista fondatore dell’Osservatorio Fortress Europe, che si occupa dei temi dell’immigrazione. Gli ha chiesto innanzitutto che cosa potrà accadere, a suo avviso, alle persone rimpatriate: RealAudioMP3

R. - Succederà che, in base alla nostra esperienza - ho visitato la Libia anche pochi mesi fa - saranno tenuti in questi campi per gli immigrati che si trovano in Libia, in parte finanziati dall’Italia e dall’Unione Europea: ce ne sono almeno una ventina. Da lì, ci saranno poi destini diversi, nel senso che per alcune nazionalità il rimpatrio si fa abbastanza rapidamente - penso ai cittadini egiziani, ai tunisini che, normalmente, nel giro di pochi giorni o poche settimane, vengono riammessi nei propri Paesi. Tutta un’altra storia, invece, per quelle nazionalità che in Libia non hanno nessuna ambasciata, per esempio il Camerun, la Gambia… Io ho incontrato a novembre un ragazzo del Camerun che stava da due anni in carcere senza aver commesso nessun reato, semplicemente fermato sulla rotta per l’Italia: non c’è appunto l'ambasciata del suo Paese a Tripoli e quindi nessuno lo può identificare e rimpatriare. Poi, c’è il discorso fondamentale dei rifugiati politici, che sono un terzo delle persone che arrivano a Lampedusa: queste persone, se rimpatriate nel proprio Paese, rischiano persecuzioni, in alcuni casi anche la vita.

 
D. Dunque, l’Italia nel Mediterraneo è in qualche modo un ponte per l’arrivo degli immigrati: poi che cosa accade?

 
R. - L’Italia è una porta d’ingresso sull’Europa. Chiaramente, quando uno si trova a dover viaggiare senza documenti, sceglie il posto più vicino, il posto più facile per passare… i rifugiati, ad esempio, preferiscono andarsene verso i Paesi del Nord Europa dove ci sono migliori sistemi di accoglienza. Ci sono mille fattori che influiscono e anche questo è un problema serio, perché ad esempio giustamente Malta e l’Italia chiedono all’Europa: perché noi dobbiamo farci carico di tutti i rifugiati che attraversano il Mediterraneo? Ora, la mia domanda è: qual è la soluzione? Respingere tutti in Libia dove non esiste nessuna tutela per i rifugiati politici, o magari, come alcuni propongono, suddividere quel carico sui 25 Paesi dell’Unione Europea?

Francia, immigrati rischiano morte nell’acido
Dodici immigrati si erano nascosti in un’autocisterna, nei pressi del porto di Calais, in Francia. Non sapevano, però, che l’autobotte sarebbe stata riempita di acido solforico in uno stabilimento industriale. Il personale addetto alle fasi di riempimento ha scongiurato che gli uomini finissero tragicamente disciolti. Dalla chiusura del centro d'accoglienza della Croce Rossa di Sangatte, avvenuta nel novembre del 2002, nella zona sono accampati centinaia di immigrati, in particolare afghani, eritrei, iracheni e somali. Si nascondono nei camion, imbarcati sui traghetti, per raggiungere l'Inghilterra.

Sri Lanka
L'esercito dello Sri Lanka ha conquistato quello che si ritiene essere l'ultimo bunker delle Tigri Tamil. Lo riferiscono la stampa cingalese e fonti dell'esercito di Colombo. Le truppe della 58.ma divisione hanno conquistato un bunker sotto terra, nel quale hanno trovato letti, cibo, munizioni e armi. Il bunker si trovava nella giungla nei pressi di Vellamullivaikkal, l'area di pochi chilometri nella quale si sono concentrati gli ultimi ribelli delle Tigri Tamil. L'esercito ha anche trovato tre cadaveri, probabilmente di ribelli, uccisi durante i combattimenti. Altri battaglioni dell'esercito cingalese hanno invece dichiarato sicure le zone di Ampalavanpokkanai, Nelwelikulam, Kuppilankulam, Waduvakkal, Murusumudai e Nachchikuda, nelle quali hanno sequestrato armi e munizioni, anche artiglieria pesante, appartenuti all'esercito di liberazione delle Tigri Tamil.

India - tensioni elettorali
Diversi gli scontri che si registrano in India per il quarto e penultimo turno delle elezioni, che si concluderanno il 13 maggio prossimo. A Calcutta, un attivista comunista è rimasto ucciso da una bomba a mano. A Rajasthan, un uomo è morto in un conflitto a fuoco con la polizia, dopo aver cercato di prendere in ostaggio gli scrutatori di un seggio. In diverse località, nei pressi di Calcutta, ci sono feriti tra sostenitori di diversi partiti. Proteste e scontri anche in Jammu e Kashmir. Altre due persone sono morte a West Bengala, ma stavolta per il caldo “indiano”, molto sentito in questi giorni. La tornata elettorale, interesserà sette Stati indiani e New Delhi per un totale di 94 milioni di elettori, chiamati a scegliere 85 candidati nella capitale dell'Unione e negli Stati settentrionali del Punjab, Haryana, Bihar, Rajasthan, Jammu e Kashmir, Uttar Pradesh e West Bengala.

Incendi in California: case distrutte, vigili feriti, migliaia gli evacuati
Migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case per i violenti incendi a Santa Barbara, in California. Da giorni bruciano le aree boschive, cinquecento ettari di terreno sono stati già divorati dalle fiamme. Almeno venti le case distrutte, 1.200 quelle evacuate, tre i vigili del fuoco rimasti feriti. Il rogo, secondo le autorità locali, sarebbe di origine dolosa e va estendendosi a causa dei forti venti che spazzano la zona. Nel fine settimana, le raffiche hanno sfiorato i 100 km orari. Il governatore, Arnold Schwarzenegger, ha dichiarato lo “stato di emergenza”.

Si alza il tasso di disoccupazione in Nuova Zelanda
Il tasso di disoccupazione registrato in Nuova Zelanda nel primo trimestre dell’anno risulta essere il più alto registrato negli ultimi sei anni. Passa dal 4,7 al 5%. Nel quarto trimestre del 2007, il tasso di disoccupazione era di appena il 3,4%. I dati sono stati pubblicati oggi dall'Ufficio di statistica. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Anna Villani)

 

 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 127

 
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