L'attesa del Papa in Giordania: la gioia di cristiani e musulmani
Apertura e ospitalità sono le due parole che ricorrono in Giordania a due giorni dall’arrivo
del Papa, a sottolineare il clima di grande attenzione per una visita che toccherà
luoghi simbolo di questo Paese. A cominciare da quelli che rappresentano la monarchia
haschemita con l’incontro con il Re Abdallah II, alla Moschea Al- Hussein Bin Talal
di Amman, al memoriale di Mosè sul Monte Nebo, all’antico sito del Battesimo, dove
operava San Giovanni Battista sulle rive del Giordano. Autorità civili e religiose
sono univoche nel mostrare una grande concordia nella preparazione dell’accoglienza
al Papa. Tutti sottolineano come la Giordania si sia sempre contraddistinta per una
coesistenza pacifica tra la maggioranza musulmana e le comunità arabe cristiane che
in queste terre vivono dai tempi di Gesù. Questo pomeriggio, nel Centro stampa allestito
dal Governo, ne parleranno in conferenza stampa il vicario latino per la Giordania,
il vescovo Salim Sayegh, e il vescovo di Petra e Filadelfia dei Greco-Melkiti, mons.
Yaser Ayyash, insieme al nunzio apostolico in Giordania, l’arcivescovo Francis Assisi
Chullikat. Tra i momenti più significativi della visita del Papa ci sarà anche la
benedizione delle prime pietre di due nuove chiese cattoliche, una latina e l’altra
greco-melkita, e di una nuova Università del Patriarcato cattolico latino a Madaba.
A testimoniare che qui i cristiani arabi, piccola minoranza del tre per cento su circa
cinque milioni e mezzo di abitanti, vogliono continuare a vivere e a contribuire al
futuro di questo Paese e dell’intera regione. Sul clima di attesa in Giordania, ascoltiamo
il portavoce della Chiesa Cattolica Latina in questo Paese, padre Rif’at Bader,
intervistato dal nostro inviato ad Amman, Pietro Cocco:
R. – Tutta
la Giordania si prepara a questa visita. C’è grande gioia e grande collaborazione
tra la Chiesa e le autorità, i ministri, soprattutto il ministro del turismo che si
prepara a ricevere tutti i visitatori e i pellegrini che vengono per pregare con noi,
soprattutto nella Messa di domenica prossima, che sarà la prima Messa domenicale celebrata
in Giordania da un Papa.
D. – Nelle settimane scorse
ci sono stati anche momenti di preghiera proprio per preparare la comunità cristiana
all’arrivo del Papa …
R. – Abbiamo invitato tutti
i sacerdoti, insieme ai religiosi e alle religiose, ad una giornata di preghiera e
di riflessione sulla visita, perché noi crediamo che la visita sia un momento spirituale
per Sua Santità ma anche per noi, credenti in Gesù Cristo, per il fatto di avere il
Successore di Pietro tra noi che non soltanto parla, ma prega. Noi vogliamo pregare
con lui, vogliamo pregare per lui, per tutta la Chiesa in tutto il mondo. Ecco perché
abbiamo letto una preghiera speciale dei vescovi cattolici di Terra Santa in cui si
mostra a tutti che la visita è un momento spirituale, che il Papa viene – come lui
stesso ha detto – come pellegrino di pace, un pellegrino che quindi viene per pregare.
Prima della visita avremo delle Messe speciali, reciteremo il Rosario, perché il mese
di maggio è il mese di Maria: tutte le preghiere del Rosario sono per la riuscita
della sua visita in Giordania.
D. – Abbiamo visto
che c’è molta attesa anche da parte della maggioranza della popolazione che è musulmana.
Lei, in particolare, ha scritto anche un libro, “Apertura e ospitalità”, proprio per
spiegare chi è questo capo religioso che viene a visitare la Giordania. Non è il primo
evento del suo genere in assoluto – sono già venuti Paolo VI e Giovanni Paolo II –
ma sicuramente è la più lunga e la più articolata, come visita …
R.
– Questa volta, abbiamo il Papa per quattro giorni: una benedizione! Questo significa
che ci sono tante cose da vedere, in Giordania, e tante attività da benedire. Il libro
che ho pubblicato un mese prima della visita e che si chiama “Ospitalità e apertura”,
trae il titolo dal discorso di Giovanni Paolo II, nel 2000, davanti a Sua Maestà:
è il Re che riceve il secondo Papa in nove anni. Ecco, è veramente una benedizione!
Giovanni Paolo II disse al Re che il popolo giordano è speciale nell’ospitalità e
nell’apertura per tutti. Ecco perché vediamo, in questi giorni, un’attesa grande,
una gioia grande per tutti i cuori – dei musulmani, dei cristiani – perché una visita
alla Giordania significa una visita al Re, una visita al governo, una visita al popolo
giordano, una visita a tutti! In Giordania, infatti, si vive un modello della coesistenza,
del dialogo interreligioso e questo dialogo non è soltanto un dialogo intellettuale,
ma anche un dialogo di vita. Viviamo insieme, lavoriamo insieme e così condividiamo
la vita: come abbiamo partecipato in passato, così è nel presente e così sarà in futuro.
E questo perché c’è coesistenza, c’è amore, c’è dialogo e c’è rispetto reciproco.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)