La religiosità di Gogol nella celebrazione in Campidoglio dei 200 anni della sua nascita
La celebrazione dei duecento anni della nascita di Nikolaj Gogol è avvenuta ieri a
Roma, città in cui visse negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento e da lui amata
profondamente, nel prestigioso Palazzo dei Conservatori in Campidoglio con il saluto
ufficiale dell’assessore alle politiche culturali del Comune ed un’introduzione dell'ambasciatore
della Repubblica Ucraina che l'ha organizzata, in collaborazione con l’Associazione
cristiana degli ucraini in Italia e l’associazione culturale “Oriana”. Tutta la prima
parte della conferenza è stata incentrata sulla religiosità del grande scrittore.
Padre Edward G. Farrugia, decano della Facoltà di scienze ecclesiastiche orientali
del Pontificio Istituto Biblico, ha parlato delle “Meditazioni sulla Divina Liturgia”
bizantina, un’opera esemplare della spiritualità russa e tuttavia fra le meno conosciute
di Gogol, in cui si attua un coinvolgente incontro tra cultura e religione ma che
soprattutto testimonia il suo incontro palpabile con Cristo, con il mistero divino
e la mistica apertura alla bellezza che eleva l’uomo. La dottoressa Wanda Gasperowicz
dell’Università “La Sapienza” ha ricostruito attraverso documentati inediti della
parrocchia dei Santi Vincenzo e Anastasio, custoditi nell’archivio del Vicariato di
Roma, i particolari del soggiorno di Gogol nel centro di Roma. La professoressa Oxana
Pachlovska, docente nello stesso Ateneo, nel contesto della sua relazione “Gogol oggi,
tra misticismo religioso e mistificazioni politiche” ha messo in luce la visione ecumenica
dello scrittore che considerava temporanea la divisione tra Chiesa cattolica e ortodossa.
Soffermandosi infine sull’immagine dei “due polmoni” evocata da Giovanni Paolo II
ha affermato che “solo ora possiamo valutarne il messaggio”. (A cura di Graziano
Motta)