Il Papa in Terra Santa: editoriale di padre Lombardi
Fervono gli ultimi preparativi per l’ormai prossimo pellegrinaggio del Papa in Terra
Santa, per il quale ancora questa mattina il Pontefice ha chiesto preghiere e che
si svolgerà dall’8 al 15 maggio. Benedetto XVI inizierà il viaggio dalla Giordania,
visiterà l’antica Basilica del Memoriale di Mosè sul Monte Nebo, poi sarà a Gerusalemme,
Betlemme e Nazaret. Tra le tappe principali della visita, oltre ai luoghi santi cristiani,
lo Yad Vashem, la Cupola della Roccia sulla Spianata delle Moschee, il Muro Occidentale
e un campo di rifugiati palestinesi. Ma ascoltiamo l’editoriale di padre Federico
Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Il giorno
della partenza di Benedetto XVI per la Terra Santa è ormai imminente. Il viaggio più
atteso e forse più impegnativo finora del suo pontificato. Viaggio di fede anzitutto,
viaggio che più di ogni altro è veramente pellegrinaggio: ai luoghi più santi della
storia della salvezza e soprattutto della incarnazione, passione, morte e risurrezione
di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Desiderio spirituale di ogni
cristiano, è diventato spontanea priorità per i pontefici da quando i loro viaggi
internazionali sono diventati una possibilità concreta. Non per nulla proprio il pellegrinaggio
in Terra Santa di Paolo VI è stato il primo in assoluto di tali viaggi. Momento veramente
storico e di grazia per la Chiesa cattolica che celebrava il Concilio, per il cammino
ecumenico con l’incontro con il Patriarca Atenagora, per l’invocazione della pace
fra i popoli della regione e del mondo. Giovanni Paolo II dovette attendere a lungo
prima di poter compiere il desiderio di questo pellegrinaggio, ma poi ebbe la gioia
di compierlo serenamente, nel cuore del grande Giubileo, vero culmine del suo grande
pontificato, con momenti di preghiera di intensità sublime e con gesti memorabili
di amicizia e vicinanza ai popoli ebreo e palestinese e alle loro sofferenze passate
e contemporanee. Ora è la volta di Papa Benedetto. Sappiamo
quanto la situazione politica nell’area sia incerta, quanto le prospettive di pacificazione
siano fragili. Ma il Papa si mette in cammino ugualmente, con un coraggio ammirabile
che si fonda nella fede, per parlare di riconciliazione e di pace. Tutti lo dobbiamo
accompagnare non solo con una preghiera ordinaria, ma con quella mobilitazione spirituale
che Giovanni Paolo II chiamava la “grande preghiera”. Perche la Chiesa si rinnovi
alle sue sorgenti, l’unione fra i cristiani si avvicini, l’odio lasci finalmente il
passo alla riconciliazione.