La Chiesa festeggia San Giuseppe lavoratore. Il magistero sociale di Benedetto
XVI sulla centralità della persona nell’economia
Oggi, primo maggio, Festa internazionale del lavoro, la Chiesa ricorda San Giuseppe
Lavoratore. Negli ultimi mesi, il Papa ha moltiplicato i suoi interventi sulla crisi
economica, mettendo l’accento sul recupero di una dimensione etica del lavoro e sulla
centralità della persona nei rapporti economici. Riflessioni che precedono l’annunciata
pubblicazione della prima Enciclica sociale di Benedetto XVI. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“Per rendere
l’economia sana, è necessario costruire una nuova fiducia”: all’inizio del 2009, nel
discorso al Corpo diplomatico l’8 gennaio scorso, Benedetto XVI sprona la comunità
internazionale a non scoraggiarsi di fronte alla crisi economica ed indica i principi
su cui fondare un sistema economico che rispetti la dignità dell’uomo:
Cet
objectif ne pourra être atteint que par la mise... “Questo obiettivo
- è il suo richiamo - può essere realizzato solo attraverso l’attuazione di un’etica
basata sulla dignità innata della persona umana”. “So quanto ciò sia impegnativo -
riconosce il Papa - ma non è un’utopia!”. Di politiche economiche, Benedetto XVI parla
nell’udienza agli amministratori locali di Roma e Lazio, il 12 gennaio, e ribadisce
che compito della Chiesa, attraverso la sua dottrina sociale, è formare la coscienza
di tutti i cittadini di buona volontà:
“Forse
mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati
alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una
società più giusta e un futuro migliore per tutti”. Per
questo, spiega il Papa, è una “priorità inderogabile” ridurre l’individualismo e la
difesa degli interessi di parte “per tendere insieme al bene di tutti, avendo particolarmente
a cuore le attese dei soggetti più deboli della popolazione”. E un appello per una
nuova cultura della solidarietà, Benedetto XVI lo lancia nell’udienza ai dirigenti
del sindacato Cisl, il 31 gennaio:
“Per superare
la crisi economica e sociale che stiamo vivendo, sappiamo che occorre uno sforzo libero
e responsabile da parte di tutti; è necessario, cioè, superare gli interessi particolaristici
e di settore, così da affrontare insieme ed uniti le difficoltà che investono ogni
ambito della società, in modo speciale il mondo del lavoro. Mai come oggi si avverte
una tale urgenza; le difficoltà che travagliano il mondo del lavoro spingono ad una
effettiva e più serrata concertazione tra le molteplici e diverse componenti della
società”. Di economia, Benedetto
XVI parla ampiamente, il 26 febbraio scorso, nel tradizionale incontro di inizio Quaresima
con il clero romano. Il Papa si sofferma sulle ragioni che, a partire dagli Stati
Uniti, hanno portato alla crisi economica mondiale:
“Bisogna
denunciare questi errori fondamentali che sono adesso mostrati nel crollo delle grandi
banche americane, gli errori nel fondo. Alla fine, è l'avarizia umana come peccato
o, come dice la Lettera ai Colossesi, avarizia come idolatria. Noi dobbiamo denunciare
questa idolatria che sta contro il vero Dio e la falsificazione dell'immagine di Dio
con un altro Dio, «mammona». Dobbiamo farlo con coraggio ma anche con concretezza.
Perché i grandi moralismi non aiutano se non sono sostanziati con conoscenze delle
realtà, che aiutano anche a capire che cosa si può in concreto fare per cambiare man
mano la situazione”. Il Pontefice
non manca poi di esprimere la propria vicinanza ai lavoratori in difficoltà. All’Angelus
del primo marzo, si rivolge ai dipendenti dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco,
ai lavoratori dei territori del Sulcis in Sardegna e di Prato in Toscana, uniti da
una preoccupante condizione di precarietà:
“Desidero
esprimere il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche
agli imprenditori, affinché con il concorso di tutti si possa far fronte a questo
delicato momento. C’è bisogno, infatti, di comune e forte impegno, ricordando che
la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie”. E
sul magistero sociale di Benedetto XVI e la riscoperta dell’etica nel mondo dell’economia
e del lavoro, Fabio Colagrande ha intervistato mons. Arrigo Miglio,
vescovo di Ivrea e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro,
la giustizia e la pace:
R. - C’è
una riscoperta dell’etica e anche dei principi fondamentali della Dottrina sociale
della Chiesa, non soltanto per un motivo etico. Ci sono degli economisti che stanno
cercando di far capire al mondo dell’economia, e al mondo in generale, che i principi
etici migliorano l’economia. Questo è un principio che si sta diffondendo ma che non
tutti ancora hanno afferrato.
D. - E quale effetto
positivo può avere, ad esempio, questo richiamo ai principi della solidarietà e della
responsabilità, per quanto riguarda il mondo del lavoro?
R.
- Intanto, il primato della persona umana nel mondo del lavoro: mi pare ampiamente
sperimentato che un’attenzione alla persona migliora anche l’esito del lavoro, i frutti
del lavoro. Non è stressando la persona all’inverosimile che si ottengono risultati
migliori. Un altro aspetto, ad esempio, è la sinergia tra mondo del lavoro e famiglia.
Mi pare siano tutte piste di ricerca e di esperienza che ci aiutano a capire come
l’etica e la solidarietà non siano affatto in concorrenza con l’economia.
D.
- Nella sua esperienza di pastore, nota che gli amministratori, le istituzioni politiche,
chi si occupa del lavoro, sappiano ascoltare i richiami etici che arrivano dalla Chiesa?
R.
- Mi pare che l’ascolto sia interessante, notevole nei momenti dell’emergenza. Quando
passano i momenti dell’emergenza, si tende ad andare avanti come sempre, dimenticando
che le situazioni cambiano e dimenticando soprattutto che il mondo dei giovani è in
attesa che si offra anche un modello diverso di sviluppo e non soltanto posti di lavoro
numericamente sufficienti: direi proprio un modello di vita, uno stile di vita diverso.
In questo mi pare si faccia molta fatica. Paradossalmente, le emergenze diventano
a volte l’occasione per tirare fuori il meglio di noi e anche per rimettere un po’
in crisi certi modi di vivere e di organizzarsi.
D.
- In questo senso, la preannunciata Enciclica dedicata ai temi sociali di Papa Benedetto
XVI arriva proprio al momento giusto...
R. - Io credo
che a ormai 18 anni dalla Centesimus annus sia davvero provvidenziale che arrivi
un’occasione di riflessione globale per la Chiesa e per tutte le persone di buona
volontà, proprio perché dai tempi della Centesimus annus molte cose sono accadute.
Quindi, c'è bisogno di sedersi e di riprendere in mano i principi e declinarli nel
momento attuale.