2009-04-29 15:57:21

Sud Corea: il messaggio dei vescovi per la Giornata dei migranti


“Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35): così è intitolato il Messaggio diffuso dai vescovi coreani per la Giornata Mondiale dei Migranti, celebrata domenica scorsa. Il testo invita i fedeli ad accogliere gli immigrati e gli stranieri, che giungono sul suolo coreano soprattutto in cerca di lavoro, con uno sguardo d’amore, tenendo bene a mente il comandamento che dice “ama il prossimo tuo come te stesso”. Il Messaggio si rivolge anche agli stessi immigrati, ricordando che la loro esperienza è simile a quella degli apostoli di Gesù: “Essi hanno vissuto gran parte della loro vita da stranieri e sono stati costantemente aiutati dai loro vicini”, un segno della Provvidenza Divina. Il vescovo - riferisce l'agenzia Fides - ricorda le difficoltà economiche e sociali che spingono persone provenienti da numerosi Paesi asiatici a cercare un lavoro e una vita migliore in Corea, vista come nazione progredita, dinamica, che garantisce benessere ai suoi cittadini. L’auspicio è che la popolazione coreana sappia costruire gradualmente una società pluralista e multiculturale, dove tutti possano esprimersi ed essere accettati, nonostante le differenze di nazionalità, cultura e religione. Un segno di questo orientamento sono le famiglie multiculturali già esistenti in Corea, che danno testimonianza della possibilità di scambio e di arricchimento reciproco fra persone di diversa nazionalità. La migrazione di cui è meta la Corea, si nota nel Messaggio, pone diverse sfide alla Chiesa coreana: in primo luogo, l’assistenza materiale, sociale, psicologica, spirituale alle famiglie di migranti, all’insegna dei valori di condivisione e solidarietà. In secondo luogo, la Chiesa deve proporre e sensibilizzare la società a realizzare interventi più significativi ed efficaci, tanto sul piano politico quanto su quello sociale, per tutelare la dignità e i diritti elementari delle famiglie migranti. Infine, dal punto di vista pastorale, occorre puntare anche sulla corresponsabilità delle famiglie migranti come soggetti attivi di evangelizzazione. Spesso, infatti, a stabilirsi in Corea sono famiglie cattoliche (come quelle provenienti dalle Filippine), che possono dare un contributo alla comunità locale per un risveglio della fede e per l’opera di “nuova evangelizzazione” presso altre famiglie. Le famiglie immigrate costituiscono dunque una preziosa risorsa per la Chiesa locale.







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