Niente tregua in Sri Lanka: 150 mila civili in fuga
Non si ferma la guerra in Sri Lanka tra il governo e i separatisti delle Tigri Tamil.
Fallita anche la missione diplomatica anglo-francese per stabilire una tregua con
il governo di Colombo e permettere l'accesso delle organizzazioni umanitarie nelle
zone di conflitto. Continua, intanto, a salire il numero di civili in fuga nel nord
del Paese. Tra esse, moltissime donne e bambini. Nei campi profughi c’è carenza di
cibo, acqua e forniture mediche di base. Il direttore generale di Unicef Italia, Roberto
Salvan, parla di vera e propria “emergenza umanitaria”. Lo ha sentito per noi
Roberta Rizzo.
R. – Le forze
governative si stanno spostando verso il Nord. Il governo parla di 100 mila persone
ancora intrappolate in quell’area, per le Nazioni Unite queste persone sono 150 mila.
Tutte quelle che sfuggono dal fuoco incrociato delle due parti in lotta nel Nord del
Paese, in prevalenza bambini e donne. Chi riesce a scappare, va a finire dentro ai
campi allestiti molto di corsa e ormai sovraffollati.
D.
– Cosa sta facendo l’Unicef per i profughi?
R. –
L’Unicef ha realizzato un ponte aereo - altri sono stati fatti nei giorni precedenti
- di 50 tonnellate di aiuti di emergenza. Sono kit sanitari, sali reidratanti, acqua,
medicine, biscotti nutritivi di alta potenzialità, perché ovviamente i bambini sono
- in alcune situazioni - anche da diversi giorni senza cibo; e poi anche interventi
per le donne in stato di gravidanza, quindi per garantire nei campi che sono stati
attrezzati la possibilità di far nascere un bambino.
D.
– Qual è la situazione nei campi profughi?
R. – Quando
dei campi invece di ricevere 5 mila persone ne ricevono più di 20 mila, le stesse
strutture igienico-sanitarie vanno attrezzate: è fondamentale anche per non rischiare
infezioni.
D. – L’Unicef ha dichiarato che servono
5 milioni di dollari per coprire le esigenze più immediate dei civili sfollati nel
Nord dello Sri Lanka …
R. – Sì: ora abbiamo utilizzato
a livello internazionale le riserve che c’erano per fare arrivare queste 50 tonnellate
di aiuti umanitari; ovviamente ci aspettiamo dai donatori un aiuto e un sostegno per
poter essere più rapidi nel rifornimento e nel fare arrivare ai campi quello che è
necessario.