Il Papa ha lasciato all'Abruzzo un'eredità di speranza: così i vescovi Molinari e
Forte e il governatore Chiodi
“Il Papa ha rinnovato la speranza nei cuori”, così l’arcivescovo dell’Aquila mons.
Giuseppe Molinari il giorno dopo la visita di Benedetto XVI alle zone colpite dal
terremoto del 6 aprile scorso. Ieri, il sindaco Cialente ha firmato l’agibilità per
i primi 307 edifici e, mentre oggi continuano i rilievi tecnici per valutare la solidità
delle case, la terra non ha smesso di tremare: l’ultima scossa di magnitudo 3.0 è
stata avvertita verso le 11. Ma cosa ha lasciato la visita del Papa alla popolazione?
Fabio Colagrande, uno dei nostri inviati all’Aquila, lo ha chiesto proprio
all’arcivescovo mons. Giuseppe Molinari.
R. – Il Papa,
con tanta semplicità, si è avvicinato a tutti, ha detto le sue parole di speranza,
ha confortato … Soprattutto, a Onna ha incontrato i parenti di alcune delle vittime
… E poi, la sosta a Collemaggio, dove ha lasciato il Sacro Pallio sull’urna – abbiamo
parlato di Celestino V, del suo messaggio – e poi lui ha voluto sapere tante cose
della città, della diocesi, delle parrocchie, delle chiese … Con tanta semplicità,
gli ho detto tutto ma ho visto la sua attenzione molto intensa alla nostra vicenda,
alla nostra storia. La sua vicinanza … vicinanza che poi ha concretizzato anche lasciando
dei doni ulteriori per la diocesi, per noi tutti … Quindi, lo ringraziamo ancora per
la sua visita che ha portato tanto conforto a tutti noi.
D.
– Eccellenza, quale tipo di conforto spirituale il Papa ha portato ai terremotati?
R.
– Per chi crede, la presenza del Papa è la presenza del Vicario di Cristo, del Successore
di Pietro, e per noi questa presenza è importante: una presenza, dal punto di vista
spirituale, veramente molto positiva. Ma credo che questa presenza avrà le sue conseguenze
anche di fronte alle istituzioni, per tutta la popolazione, perché in fondo il Papa
si è messo dalla parte di chi soffre di più, in questo momento, di chi attende subito
la ricostruzione, ha fatto capire anche lui che non si può stare sempre sotto le tende
… Noi ringraziamo tutti i volontari, ringraziamo la Protezione civile, ringraziamo
anche le istituzioni, il governo che sta facendo di tutto; però ci auguriamo – e io
l’ho detto anche davanti al Santo Padre – che questa ricostruzione si inizi subito.
Mi auguro che non ci siano scuse di nessun tipo, che non ci siano divisioni politiche
o inchieste giudiziarie - che sono giuste, che si facciano pure - ma che non diventino
però un ostacolo a cominciare subito la ricostruzione.
D.
– Proprio su questo aspetto, lei nel suo discorso a Coppito ha detto: “E’ importante
accertare le responsabilità del passato, ma dobbiamo suscitare le responsabilità del
presente”, e il Papa è sembrato sulla stessa linea …
R.
– Anche a me è sembrato che il Papa dicesse questo. Io lo ripeto: sono d’accordo,
la giustizia deve fare il suo corso, però in questo momento, anche le cose che sembrano
le più sacrosante rischiano di diventare un intralcio, un intoppo burocratico, qualcosa
che frena l’inizio della ricostruzione... diventa una disgrazia per la nostra città:
ho detto, potrebbe essere la seconda morte, peggiore della prima.
D.
– L’Aquila si risveglia dopo questa visita papale e riprende questa vita difficilissima,
a tre settimane dal sisma. Con che spirito?
R. –
Ma … io mi auguro con uno spirito ancora illuminato per chi crede dalla fede, per
chi non ha il dono della fede, con la presenza di un uomo che certamente è venuto
a portare una parola buona, una parola di speranza, una solidarietà tanto autentica
e vera. Sulla linea di una ricostruzione non solo materiale
ma anche spirituale, l’indirizzo di saluto al Papa del presidente della regione Abruzzo,
Gianni Chiodi. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.
R. – Una
grande importanza per quanto riguarda il cercare di alimentare la speranza che la
vita possa riprendere. E’ stato importante, soprattutto, che ci sia stata anche una
sottolineatura di quelli che sono gli aspetti valoriali di questa tragica vicenda
che ha colpito molti cittadini, nel senso di un richiamo a quelli che sono i valori
di fondo che in questo momento, secondo me, sono quanto più importanti e quanto più
opportuna è stata la sottolineatura che ha fatto il Papa. Quindi, la sua presenza
dà forza, dà speranza, e in qualche maniera rende più facile sopportare i giorni che
verranno, perché non saranno giorni di vita facile. D. – Che
cosa resta il giorno dopo della visita del Papa all’Abruzzo stesso?
R.
– Sicuramente è stato motivo anche di fierezza, per certi versi, degni di una presenza
che è andata sui luoghi simbolo di questa vicenda e che ha lasciato questo senso di
fierezza. Inoltre, il comportamento della popolazione abruzzese è stato apprezzato
dal Papa così come dalla comunità italiana e internazionale. E’ stata apprezzata la
sua dignità - come ha sottolineato il Papa - nell’affrontare una tragedia di questo
genere, senza disperazione, senza commiserazione particolare e, soprattutto, senza
avere l’atteggiamento di aspettare che tutto venga dalla Provvidenza; ciascuno ha
preso atto di un fatto. Quello che è successo è successo. Ci sono valori importanti
che fanno premio su quelle che sono le considerazioni materiali; a questi valori bisogna
riagganciarsi, a questi valori il Papa ha fatto riferimento e, quindi, lascia un motivo
di speranza. Il Papa ieri ha pregato e abbracciato spiritualmente
l’intero Abruzzo, ha raccolto il dolore della gente ma anche la voglia di ricominciare.
Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno
Forte:
R. – Il Papa
ha scelto uno stile – che è il suo – di estrema discrezione e sobrietà: ha voluto
essere accanto al dolore e alle domande dei cuori prima ancora di dare risposte. E
la risposta veniva anzitutto dalla sua capacità di stare vicino a chi soffre, di dire
poche parole ma parole di fede, parole di amore. Credo che questo stile di sobrietà,
di discrezione, di compagnia con il dolore e dunque anche con interrogativi che il
dolore suscita, sia stato il primo grande messaggio di questa visita di Papa Benedetto
in Abruzzo.
D. – Mons. Forte, un Papa vicino alla
gente, che comunica la sua amicizia e il suo amore …
R.
– In un contesto come quello che in questo momento costituisce l’Abruzzo, e L’Aquila
in particolare, questa grande umanità, questa grande prossimità all’altrui dolore
è qualcosa che ha colpito tutti profondamente, ed ha fatto molto bene, perché la grande
domanda che c’è nel cuore di tanti – è inutile nasconderselo – è questa: “Dov’era
Dio, nel terremoto? E che cosa ha voluto dirci, se c’era? E perché, se poteva, non
lo ha evitato?”. Ora, il Papa, prima di dare risposte a queste domande, ha voluto
fare le sue, ha voluto mostrare come anche il Successore di Pietro è uomo fra gli
uomini e vicino al cuore umano: è proprio così. E’ onesto nel dare la sua risposta
di fede, nel confermare i suoi fratelli.
D. – Mons.
Forte, il Papa ha chiesto la ricostruzione subito, “case e chiese solide” …
R.
– Mi sembra che, accanto alla grande questione della teodicea – “Dov’era Dio?” – e
che il Papa ha affrontato, come dicevamo, con la sua prossimità, confermando nella
fede i fratelli e dunque testimoniando un Dio tutt’altro che Dio giudice, lontano
e straniero: un Dio vicino, un Dio amico degli uomini. Il Papa ha individuato con
chiarezza l’altra grande questione, che si potrebbe dire della antropodicea, cioè
di portare le responsabilità umane sotto il giudizio della verità. Ciò che è successo
a L’Aquila poteva in parte essere evitato, se soltanto molti di quegli edifici moderni
crollati fossero stati costruiti secondo un minimo di norme antisismiche o anche secondo
un minimo di onestà nell’impiego dei materiali. Credo che le battute, anche semplici,
che il Papa ha fatto con gli studenti davanti alla Casa degli Studenti – a quello
studente di ingegneria che si presentava come tale, il Papa gli ha detto: “Studi in
modo da non costruire più case come quella, che è crollata” – ecco, dicano da sole
come il Papa, senza moralismi e giustizialismi ma con grande senso di verità, di lucidità
razionale, abbia invocato una grande vigilanza sulla ricostruzione e una grande serietà
nel condurre l’inchiesta che dovrà accertare le eventuali responsabilità umane su
ciò che è accaduto.