2009-04-29 15:13:57

Il Papa ha lasciato all'Abruzzo un'eredità di speranza: così i vescovi Molinari e Forte e il governatore Chiodi


“Il Papa ha rinnovato la speranza nei cuori”, così l’arcivescovo dell’Aquila mons. Giuseppe Molinari il giorno dopo la visita di Benedetto XVI alle zone colpite dal terremoto del 6 aprile scorso. Ieri, il sindaco Cialente ha firmato l’agibilità per i primi 307 edifici e, mentre oggi continuano i rilievi tecnici per valutare la solidità delle case, la terra non ha smesso di tremare: l’ultima scossa di magnitudo 3.0 è stata avvertita verso le 11. Ma cosa ha lasciato la visita del Papa alla popolazione? Fabio Colagrande, uno dei nostri inviati all’Aquila, lo ha chiesto proprio all’arcivescovo mons. Giuseppe Molinari.RealAudioMP3

R. – Il Papa, con tanta semplicità, si è avvicinato a tutti, ha detto le sue parole di speranza, ha confortato … Soprattutto, a Onna ha incontrato i parenti di alcune delle vittime … E poi, la sosta a Collemaggio, dove ha lasciato il Sacro Pallio sull’urna – abbiamo parlato di Celestino V, del suo messaggio – e poi lui ha voluto sapere tante cose della città, della diocesi, delle parrocchie, delle chiese … Con tanta semplicità, gli ho detto tutto ma ho visto la sua attenzione molto intensa alla nostra vicenda, alla nostra storia. La sua vicinanza … vicinanza che poi ha concretizzato anche lasciando dei doni ulteriori per la diocesi, per noi tutti … Quindi, lo ringraziamo ancora per la sua visita che ha portato tanto conforto a tutti noi.

 
D. – Eccellenza, quale tipo di conforto spirituale il Papa ha portato ai terremotati?

 
R. – Per chi crede, la presenza del Papa è la presenza del Vicario di Cristo, del Successore di Pietro, e per noi questa presenza è importante: una presenza, dal punto di vista spirituale, veramente molto positiva. Ma credo che questa presenza avrà le sue conseguenze anche di fronte alle istituzioni, per tutta la popolazione, perché in fondo il Papa si è messo dalla parte di chi soffre di più, in questo momento, di chi attende subito la ricostruzione, ha fatto capire anche lui che non si può stare sempre sotto le tende … Noi ringraziamo tutti i volontari, ringraziamo la Protezione civile, ringraziamo anche le istituzioni, il governo che sta facendo di tutto; però ci auguriamo – e io l’ho detto anche davanti al Santo Padre – che questa ricostruzione si inizi subito. Mi auguro che non ci siano scuse di nessun tipo, che non ci siano divisioni politiche o inchieste giudiziarie - che sono giuste, che si facciano pure - ma che non diventino però un ostacolo a cominciare subito la ricostruzione.

 
D. – Proprio su questo aspetto, lei nel suo discorso a Coppito ha detto: “E’ importante accertare le responsabilità del passato, ma dobbiamo suscitare le responsabilità del presente”, e il Papa è sembrato sulla stessa linea …

 
R. – Anche a me è sembrato che il Papa dicesse questo. Io lo ripeto: sono d’accordo, la giustizia deve fare il suo corso, però in questo momento, anche le cose che sembrano le più sacrosante rischiano di diventare un intralcio, un intoppo burocratico, qualcosa che frena l’inizio della ricostruzione... diventa una disgrazia per la nostra città: ho detto, potrebbe essere la seconda morte, peggiore della prima.

 
D. – L’Aquila si risveglia dopo questa visita papale e riprende questa vita difficilissima, a tre settimane dal sisma. Con che spirito?

 
R. – Ma … io mi auguro con uno spirito ancora illuminato per chi crede dalla fede, per chi non ha il dono della fede, con la presenza di un uomo che certamente è venuto a portare una parola buona, una parola di speranza, una solidarietà tanto autentica e vera.
 Sulla linea di una ricostruzione non solo materiale ma anche spirituale, l’indirizzo di saluto al Papa del presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.RealAudioMP3

R. – Una grande importanza per quanto riguarda il cercare di alimentare la speranza che la vita possa riprendere. E’ stato importante, soprattutto, che ci sia stata anche una sottolineatura di quelli che sono gli aspetti valoriali di questa tragica vicenda che ha colpito molti cittadini, nel senso di un richiamo a quelli che sono i valori di fondo che in questo momento, secondo me, sono quanto più importanti e quanto più opportuna è stata la sottolineatura che ha fatto il Papa. Quindi, la sua presenza dà forza, dà speranza, e in qualche maniera rende più facile sopportare i giorni che verranno, perché non saranno giorni di vita facile.
 
D. – Che cosa resta il giorno dopo della visita del Papa all’Abruzzo stesso?

 
R. – Sicuramente è stato motivo anche di fierezza, per certi versi, degni di una presenza che è andata sui luoghi simbolo di questa vicenda e che ha lasciato questo senso di fierezza. Inoltre, il comportamento della popolazione abruzzese è stato apprezzato dal Papa così come dalla comunità italiana e internazionale. E’ stata apprezzata la sua dignità - come ha sottolineato il Papa - nell’affrontare una tragedia di questo genere, senza disperazione, senza commiserazione particolare e, soprattutto, senza avere l’atteggiamento di aspettare che tutto venga dalla Provvidenza; ciascuno ha preso atto di un fatto. Quello che è successo è successo. Ci sono valori importanti che fanno premio su quelle che sono le considerazioni materiali; a questi valori bisogna riagganciarsi, a questi valori il Papa ha fatto riferimento e, quindi, lascia un motivo di speranza.
 Il Papa ieri ha pregato e abbracciato spiritualmente l’intero Abruzzo, ha raccolto il dolore della gente ma anche la voglia di ricominciare. Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:RealAudioMP3

R. – Il Papa ha scelto uno stile – che è il suo – di estrema discrezione e sobrietà: ha voluto essere accanto al dolore e alle domande dei cuori prima ancora di dare risposte. E la risposta veniva anzitutto dalla sua capacità di stare vicino a chi soffre, di dire poche parole ma parole di fede, parole di amore. Credo che questo stile di sobrietà, di discrezione, di compagnia con il dolore e dunque anche con interrogativi che il dolore suscita, sia stato il primo grande messaggio di questa visita di Papa Benedetto in Abruzzo.

 
D. – Mons. Forte, un Papa vicino alla gente, che comunica la sua amicizia e il suo amore …

 
R. – In un contesto come quello che in questo momento costituisce l’Abruzzo, e L’Aquila in particolare, questa grande umanità, questa grande prossimità all’altrui dolore è qualcosa che ha colpito tutti profondamente, ed ha fatto molto bene, perché la grande domanda che c’è nel cuore di tanti – è inutile nasconderselo – è questa: “Dov’era Dio, nel terremoto? E che cosa ha voluto dirci, se c’era? E perché, se poteva, non lo ha evitato?”. Ora, il Papa, prima di dare risposte a queste domande, ha voluto fare le sue, ha voluto mostrare come anche il Successore di Pietro è uomo fra gli uomini e vicino al cuore umano: è proprio così. E’ onesto nel dare la sua risposta di fede, nel confermare i suoi fratelli.

 
D. – Mons. Forte, il Papa ha chiesto la ricostruzione subito, “case e chiese solide” …

 
R. – Mi sembra che, accanto alla grande questione della teodicea – “Dov’era Dio?” – e che il Papa ha affrontato, come dicevamo, con la sua prossimità, confermando nella fede i fratelli e dunque testimoniando un Dio tutt’altro che Dio giudice, lontano e straniero: un Dio vicino, un Dio amico degli uomini. Il Papa ha individuato con chiarezza l’altra grande questione, che si potrebbe dire della antropodicea, cioè di portare le responsabilità umane sotto il giudizio della verità. Ciò che è successo a L’Aquila poteva in parte essere evitato, se soltanto molti di quegli edifici moderni crollati fossero stati costruiti secondo un minimo di norme antisismiche o anche secondo un minimo di onestà nell’impiego dei materiali. Credo che le battute, anche semplici, che il Papa ha fatto con gli studenti davanti alla Casa degli Studenti – a quello studente di ingegneria che si presentava come tale, il Papa gli ha detto: “Studi in modo da non costruire più case come quella, che è crollata” – ecco, dicano da sole come il Papa, senza moralismi e giustizialismi ma con grande senso di verità, di lucidità razionale, abbia invocato una grande vigilanza sulla ricostruzione e una grande serietà nel condurre l’inchiesta che dovrà accertare le eventuali responsabilità umane su ciò che è accaduto.







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