Il grazie dei vescovi del Congo a Benedetto XVI per il suo viaggio in Africa
I vescovi della Repubblica Democratica del Congo ringraziano Benedetto XVI per “aver
visitato la nostra terra d'Africa, averci confermato nella fede in Gesù Cristo, Luce
del mondo, ed aver riacceso la speranza per il futuro del nostro continente”, si legge
in una dichiarazione inviata all'Agenzia Fides, firmata da mons. Nicolas Lola Diomo,
vescovo di Tshume e presidente della Conferenza episcopale Congolese (Cenco). Benedetto
XVI, affermano i vescovi congolesi, “è venuto a testimoniare l'amore di Cristo e a
condividere con noi le sfide pastorali del nostro continente che saranno al centro
della prossima Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. A tal fine,
ha consegnato alla Chiesa cattolica in Africa l'Instrumentum laboris che servirà alla
preparazione immediata dell'Assemblea”. “I messaggi che Benedetto XVI ha lanciato
da Yaoundé (Camerun) e da Luanda (Angola) - prosegue il comunicato - hanno lo stesso
obiettivo: far sì che la Chiesa in Africa diventi sempre più il sale della terra e
la luce della vita sociale, culturale e religiosa del continente. Da qui si comprende
l'insistenza del Papa sul rispetto della vita, sulla conservazione della nostra identità
africana seriamente minacciata da una vorace ed aggressiva globalizzazione, sulla
lotta contro la corruzione e l'ingiusto sfruttamento dell'uomo da parte dei suoi simili,
così come il richiamo ai governi africani sulle loro responsabilità nei confronti
delle proprie popolazioni e delle altre nazioni”. La Conferenza Episcopale Congolese
ringrazia il Santo Padre “per la profondità delle sue parole che ci toccano e ci responsabilizzano
nel nostro compito di costruire un'Africa che non sia più una trascurabile appendice
sulla scena internazionale e della quale non ci si interessa mai”. Nel loro comunicato
i vescovi congolesi esprimono dolore e sorpresa per le polemiche fomentate da “alcuni
mezzi di comunicazione per creare volontariamente confusione e per mantenerla scientemente”,
riprendendo “fuori dal loro contesto”, le parole del Papa sull'Aids “che costituiscono
l'insegnamento abituale della Chiesa cattolica”. “In verità - precisano i vescovi
congolesi - il messaggio del Papa che abbiamo accolto con gioia ci rafforza nella
nostra lotta contro l'Hiv-Aids. Diciamo no all'uso di preservativi! Questa pratica
costituisce non solo un disordine sul piano etico, ma è anche e soprattutto la prova
della banalizzazione della sessualità nella nostra società. Invece di rallentare la
malattia, e senza offrire una sicurezza totale, esaspera l'egoismo umano, aggrava
il problema, favorisce il lasciarsi andare agli istinti sessuali e spoglia la sessualità
delle sue funzioni simboliche e religiose”. “Perché allora questa polemica burrascosa
che ha suscitato scalpore su ciò che costituisce un nobile insegnamento della Chiesa
e che il Santo Padre, con coraggio e amore, ha ricordato ai suoi fratelli d'Africa?
Ci si preoccupa per la libertà degli africani? Eppure, paradossalmente, è questo impegno
forte e determinante di cui parla Papa Benedetto XVI, che è indispensabile per l'uomo
di oggi, se vogliamo aiutare l'umanità a non entrare in decadenza. Perché solo una
libertà che non si arrende al vagabondaggio del desiderio, alla cecità del proprio
egoismo e alla tirannia della convenienza del momento, può contribuire a rendere l'uomo
più nobile e più responsabile dei suoi atti, nella prospettiva di un futuro migliore”
concludono i vescovi congolesi.