2009-04-29 15:15:30

Febbre suina: un bambino la prima vittima negli Usa


Resta alta l’allerta per l’influenza suina: le autorità sanitarie americane hanno confermato la morte di un bambino in Texas. E’ la prima vittima al di fuori del Messico. Nuovi casi di persone colpite dal virus si riscontrano anche in Europa. Sul bilancio delle vittime si registrano, intanto, sensibili divergenze. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

I numeri sull’influenza suina, definita dall’Unione Europea la “nuova febbre”, sono contraddittori: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ridimensionato a sette le vittime accertate e direttamente riconducibili al virus. Secondo il ministro messicano della Sanità, i morti a causa dell’influenza sono invece almeno 152. Dagli Stati Uniti arriva poi la notizia della prima vittima al di fuori del Messico: si tratta di un bambino del Texas. Negli Stati Uniti, dove le autorità sanitarie hanno confermato 64 casi, il presidente Barack Obama ha chiesto intanto al Congresso di stanziare 1,5 miliardi di dollari al fine di “rafforzare le capacità” del Paese di rispondere all’influenza e di far fronte “ad eventuali emergenze sanitarie”. L’Oms ha sottolineato inoltre che “l’ipotesi di una pandemia non è inevitabile”, ma l’allerta resta alta in tutto il mondo. Nell’Unione Europea, sono diversi i casi confermati: cinque nel Regno Unito, tre in Germania, due in Spagna e uno in Austria. In Nuova Zelanda si contano 14 casi, 2 in Israele. Sono inoltre in corso verifiche su casi sospetti in diversi Paesi tra cui Italia, Corea del Sud, Brasile e Cile. L’Oms farà il punto nelle prossime ore sull’evoluzione della crisi dell’influenza nel mondo con esperti dei Paesi colpiti dal virus. L’Argentina ha annunciato il blocco per cinque giorni dei voli provenienti dal Messico. Francia e Canada hanno sconsigliato ai loro cittadini di recarsi nel Paese ed il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha convocato una riunione straordinaria del governo. Il sottosegretario alla Salute italiano, Ferruccio Fazio, ha sottolineato infine che il virus si sta dimostrando “poco aggressivo, inferiore a una normale influenza”.
 
Stati Uniti, 100 giorni della nuova amministrazione
E’ tempo di bilanci per la nuova amministrazione statunitense. Scadono, infatti, i primi cento giorni di presidenza di Barack Obama, successore alla Casa Bianca di George Bush. Un’eredità difficile tanto in politica estera quanto in campo economico e finanziario, che viene affrontata da Obama con un’agenda ricca di impegni e progetti a lunga scadenza. Stefano Leszczynski ha chiesto a Tiziano Bonazzi, docente di Storia americana all’Università di Bologna, un commento sull’operato del presidente Obama:RealAudioMP3

R. - C’è una frase che Obama ha ripetuto varie volte e che è importante: occorre ricostruire il capitale morale degli Stati Uniti a livello internazionale. Un’intenzione di svolta, che ha visto atti simbolici molto importanti come la riapertura di canali diplomatici con l’Iran e con la Siria, la stretta di mano con il presidente Chavez, la dichiarazione di voler chiudere Guantanamo. Questi sono atti simbolici, più che atti reali. In pratica è tutto in movimento.
 
D. - Ancor più complesso è stato lo scenario economico e finanziario che il presidente si è trovato a dover gestire in casa. Anche qui, una linea di condotta basata su due principi: severità e solidarietà...
 
R. - Questa è una politica di lungo termine, una politica che ancora una volta è assolutamente in divenire. Ma ci sono alcuni dati che possono già essere considerati come acquisiti. Personalmente, ritengo che il presidente Obama, da un punto di vista economico, si stia muovendo abilmente all’interno di quelli che sono i problemi di carattere politico, nei confronti di un mondo economico che naturalmente è potentissimo. Si sta muovendo tra necessità economiche provocate da una crisi che, senza dubbio, nessuno si aspettava durante la campagna elettorale dell’anno scorso.
 
D. - Si è spesso detto che la politica di Obama voleva segnare una discontinuità con la precedente amministrazione Bush. Questo è valso a Obama un fortissimo rafforzamento del proprio gradimento...
 
R. - Il presidente Obama si trova alle prese con una rivolta dell’opinione pubblica nei confronti dei repubblicani. Una rivolta molto probabilmente anche eccessiva, perchè la politica che il presidente Obama sta perseguendo in Iraq è in continuità, non in discontinuità, con la politica che il presidente Bush ha seguito nella sua seconda amministrazione, soprattutto dal 2006 al 2008. Cosa potrà succedere da qui a uno o due anni, evidentemente è impossibile dirlo.
 
Incontro tra ambasciatori di Russia e Nato
Gli ambasciatori dei Paesi della Nato e della Russia si incontreranno domani a Bruxelles per il primo consiglio formale dopo la guerra russo-georgiana dell'agosto scorso. La riunione, che ha lo scopo di normalizzare i rapporti fra le parti, si svolgerà alla luce delle nuove difficoltà tra l’Alleanza atlantica e il governo di Mosca, causate dalle imminenti esercitazioni militari della Nato in Georgia, previste per i primi di maggio. Su queste esercitazioni Mosca ha espresso forte contrarietà. Ma qual è oggi il nuovo ruolo della Russia nell’ambito della comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica "Limes", che ha dedicato l’ultimo numero proprio alla politica estera della Russia:RealAudioMP3

R. - La Russia, dopo essere praticamente ‘scomparsa’ per un decennio negli anni Novanta, è tornata ad essere un protagonista, certamente non all’altezza degli Stati Uniti o della Cina. Ma è comunque un Paese protagonista e, soprattutto, uno Stato rispetto al quale abbiamo stabilito noi europei una forte interdipendenza: importiamo l’energia russa in quantità crescente e i russi sono sempre più dipendenti dal nostro mercato energetico.
 
D. - Potrebbe essere un’alleanza solo sul piano economico o c’è qualcosa in più?
 
R. - C’è qualcosa in più e non riguarda solamente l’energia, anche se questo settore è fondamentale. Si parla sempre di più del rapporto fra Russia e Germania come dell’asse portante di un nuovo assetto paneuropeo. Addirittura questo rapporto viene paragonato a quello franco-tedesco.
 
D. - E’ indubitabile che la Russia per dialogare con le altre grandi potenze deve mettere a posto le cose interne, soprattutto i rapporti con le ex Repubbliche sovietiche del Caucaso...
 
R. - Diciamo che, in generale, la Russia sta cercando di ricreare una sua sfera di influenza nell’area ex sovietica e che la situazione attuale degli Stati Uniti, che hanno altri problemi, impone loro di cercare un accordo con la Russia, chiudendo magari un occhio sulle mire russe nella regione, che una volta apparteneva all’impero sovietico.
 
D. - Si va di nuovo verso un mondo a blocchi...
 
R. - Francamente, "blocchi" è un termine un po’ troppo forte. Diciamo che le vecchie alleanze ormai sono abbastanza prive di senso, compresa la Nato. Si stanno creando nuovi allineamenti, fra i quali probabilmente il principale è quello tra Cina ed America: due Paesi che, almeno formalmente, sono ideologicamente all’opposto. Inoltre, su un piano più vicino a noi, una maggiore interdipendenza tra Europa e Russia - o almeno fra una parte dell’Europa e la Russia - ovvero, quella che abbiamo chiamato "Eurussia".
 
Pakistan - offensiva antitalebana
In Pakistan, l’esercito ha ripreso il controllo di Daggar, città strategica nel distretto nordoccidentale di Buner. Secondo fonti locali, sono più di 150 i miliziani rimasti uccisi durante i combattimenti iniziati domenica scorsa. Il ministro dell’Interno, Rehman Malik, ha dichiarato che si è trattato di “un’operazione contro i talebani che vogliono sabotare la pace nella regione”. Diversi osservatori sostengono che l’esercito pakistano ha deciso di intervenire contro i talebani per dare un forte segnale alla comunità internazionale. Negli ultimi tempi, soprattutto dopo il via libera delle autorità di Islamabad all’applicazione della sharia nella valle dello Swat, il governo pakistano è stato più volte criticato per concessioni, ritenute eccessive, in favore dei talebani.

Scontri in Afghanistan
Almeno 42 combattenti talebani sono stati uccisi questa mattina nel corso di una serie di operazioni militari congiunte tra forze afghane e internazionali nel sud dell’Afghanistan e nei pressi della capitale Kabul. Lo hanno reso noto fonti della coalizione internazionale a guida americana. I combattimenti hanno avuto luogo nelle turbolente province di Helmand e Oruzgan.

Iraq - nuovi dettagli sull’arresto del capo di Al Qaeda
Il capo in Iraq di Al Qaeda, Abu Omar Al Baghdadi, è stato catturato in seguito ad un’operazione condotta unicamente da apparati di intelligence e militari iracheni. A fornire nuovi dettagli su questo arresto è stato ieri il generale iracheno, Qassim Atta, che ha anche mostrato una foto del successore di Abu Al Zarqawi, ucciso nel 2006. Il generale ha anche dichiarato che il “terrorista ha organizzato numerosi attentati per provocare uno scontro confessionale” tra sciiti e sunniti. La notizia dell’arresto di Abu Omar Al Baghdadi, diffusa da un portavoce militare iracheno, non ha convinto il comando militare statunitense che ha anche sollevato diversi dubbi sulla reale identità della persona arrestata.

Francia e Spagna insieme nella lotta contro il terrorismo
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato ieri al parlamento spagnolo che la Francia e la Spagna creeranno “un vero Stato maggiore comune per la sicurezza” al fine di coordinare meglio “la lotta contro il terrorismo, da qualunque luogo esso arrivi”. Francia e Spagna - ha spiegato Sarkozy - devono essere all’avanguardia “nel combattere tutti i traffici, che nutrono e finanziano il terrorismo”.

La Corea del Nord chiede le scuse dell’Onu
La Corea del Nord, recentemente sanzionata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il lancio di un missile lo scorso 5 aprile, ha annunciato di voler condurre un test missilistico se le Nazioni Unite non presenteranno le loro scuse al governo di Pyongyang. “Se l’Onu non ci porgerà immediatamente le proprie scuse - ha dichiarato il portavoce del Ministero degli esteri nordcoreano - saremo costretti a prendere misure per la nostra difesa, compresi i test nucleari e dei missili balistici intercontinentali”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 119
 
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