Febbre suina: un bambino la prima vittima negli Usa
Resta alta l’allerta per l’influenza suina: le autorità sanitarie americane hanno
confermato la morte di un bambino in Texas. E’ la prima vittima al di fuori del Messico.
Nuovi casi di persone colpite dal virus si riscontrano anche in Europa. Sul bilancio
delle vittime si registrano, intanto, sensibili divergenze. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
I numeri
sull’influenza suina, definita dall’Unione Europea la “nuova febbre”, sono contraddittori:
l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ridimensionato a sette le vittime
accertate e direttamente riconducibili al virus. Secondo il ministro messicano della
Sanità, i morti a causa dell’influenza sono invece almeno 152. Dagli Stati Uniti arriva
poi la notizia della prima vittima al di fuori del Messico: si tratta di un bambino
del Texas. Negli Stati Uniti, dove le autorità sanitarie hanno confermato 64 casi,
il presidente Barack Obama ha chiesto intanto al Congresso di stanziare 1,5 miliardi
di dollari al fine di “rafforzare le capacità” del Paese di rispondere all’influenza
e di far fronte “ad eventuali emergenze sanitarie”. L’Oms ha sottolineato inoltre
che “l’ipotesi di una pandemia non è inevitabile”, ma l’allerta resta alta in tutto
il mondo. Nell’Unione Europea, sono diversi i casi confermati: cinque nel Regno Unito,
tre in Germania, due in Spagna e uno in Austria. In Nuova Zelanda si contano 14 casi,
2 in Israele. Sono inoltre in corso verifiche su casi sospetti in diversi Paesi tra
cui Italia, Corea del Sud, Brasile e Cile. L’Oms farà il punto nelle prossime ore
sull’evoluzione della crisi dell’influenza nel mondo con esperti dei Paesi colpiti
dal virus. L’Argentina ha annunciato il blocco per cinque giorni dei voli provenienti
dal Messico. Francia e Canada hanno sconsigliato ai loro cittadini di recarsi nel
Paese ed il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha convocato una riunione straordinaria
del governo. Il sottosegretario alla Salute italiano, Ferruccio Fazio, ha sottolineato
infine che il virus si sta dimostrando “poco aggressivo, inferiore a una normale influenza”. Stati
Uniti, 100 giorni della nuova amministrazione E’ tempo di bilanci per la nuova
amministrazione statunitense. Scadono, infatti, i primi cento giorni di presidenza
di Barack Obama, successore alla Casa Bianca di George Bush. Un’eredità difficile
tanto in politica estera quanto in campo economico e finanziario, che viene affrontata
da Obama con un’agenda ricca di impegni e progetti a lunga scadenza. Stefano Leszczynski
ha chiesto a Tiziano Bonazzi, docente di Storia americana all’Università di
Bologna, un commento sull’operato del presidente Obama:
R. - C’è
una frase che Obama ha ripetuto varie volte e che è importante: occorre ricostruire
il capitale morale degli Stati Uniti a livello internazionale. Un’intenzione di svolta,
che ha visto atti simbolici molto importanti come la riapertura di canali diplomatici
con l’Iran e con la Siria, la stretta di mano con il presidente Chavez, la dichiarazione
di voler chiudere Guantanamo. Questi sono atti simbolici, più che atti reali. In pratica
è tutto in movimento. D. - Ancor più complesso è stato lo scenario
economico e finanziario che il presidente si è trovato a dover gestire in casa. Anche
qui, una linea di condotta basata su due principi: severità e solidarietà... R.
- Questa è una politica di lungo termine, una politica che ancora una volta è assolutamente
in divenire. Ma ci sono alcuni dati che possono già essere considerati come acquisiti.
Personalmente, ritengo che il presidente Obama, da un punto di vista economico, si
stia muovendo abilmente all’interno di quelli che sono i problemi di carattere politico,
nei confronti di un mondo economico che naturalmente è potentissimo. Si sta muovendo
tra necessità economiche provocate da una crisi che, senza dubbio, nessuno si aspettava
durante la campagna elettorale dell’anno scorso. D. - Si è spesso
detto che la politica di Obama voleva segnare una discontinuità con la precedente
amministrazione Bush. Questo è valso a Obama un fortissimo rafforzamento del proprio
gradimento... R. - Il presidente Obama si trova alle prese con
una rivolta dell’opinione pubblica nei confronti dei repubblicani. Una rivolta molto
probabilmente anche eccessiva, perchè la politica che il presidente Obama sta perseguendo
in Iraq è in continuità, non in discontinuità, con la politica che il presidente Bush
ha seguito nella sua seconda amministrazione, soprattutto dal 2006 al 2008. Cosa potrà
succedere da qui a uno o due anni, evidentemente è impossibile dirlo. Incontro
tra ambasciatori di Russia e Nato Gli ambasciatori dei Paesi della Nato e della
Russia si incontreranno domani a Bruxelles per il primo consiglio formale dopo la
guerra russo-georgiana dell'agosto scorso. La riunione, che ha lo scopo di normalizzare
i rapporti fra le parti, si svolgerà alla luce delle nuove difficoltà tra l’Alleanza
atlantica e il governo di Mosca, causate dalle imminenti esercitazioni militari della
Nato in Georgia, previste per i primi di maggio. Su queste esercitazioni Mosca ha
espresso forte contrarietà. Ma qual è oggi il nuovo ruolo della Russia nell’ambito
della comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Lucio
Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica "Limes", che ha dedicato l’ultimo
numero proprio alla politica estera della Russia:
R. - La Russia,
dopo essere praticamente ‘scomparsa’ per un decennio negli anni Novanta, è tornata
ad essere un protagonista, certamente non all’altezza degli Stati Uniti o della Cina.
Ma è comunque un Paese protagonista e, soprattutto, uno Stato rispetto al quale abbiamo
stabilito noi europei una forte interdipendenza: importiamo l’energia russa in quantità
crescente e i russi sono sempre più dipendenti dal nostro mercato energetico. D.
- Potrebbe essere un’alleanza solo sul piano economico o c’è qualcosa in più? R.
- C’è qualcosa in più e non riguarda solamente l’energia, anche se questo settore
è fondamentale. Si parla sempre di più del rapporto fra Russia e Germania come dell’asse
portante di un nuovo assetto paneuropeo. Addirittura questo rapporto viene paragonato
a quello franco-tedesco. D. - E’ indubitabile che la Russia
per dialogare con le altre grandi potenze deve mettere a posto le cose interne, soprattutto
i rapporti con le ex Repubbliche sovietiche del Caucaso... R.
- Diciamo che, in generale, la Russia sta cercando di ricreare una sua sfera di influenza
nell’area ex sovietica e che la situazione attuale degli Stati Uniti, che hanno altri
problemi, impone loro di cercare un accordo con la Russia, chiudendo magari un occhio
sulle mire russe nella regione, che una volta apparteneva all’impero sovietico. D.
- Si va di nuovo verso un mondo a blocchi... R. - Francamente,
"blocchi" è un termine un po’ troppo forte. Diciamo che le vecchie alleanze ormai
sono abbastanza prive di senso, compresa la Nato. Si stanno creando nuovi allineamenti,
fra i quali probabilmente il principale è quello tra Cina ed America: due Paesi che,
almeno formalmente, sono ideologicamente all’opposto. Inoltre, su un piano più vicino
a noi, una maggiore interdipendenza tra Europa e Russia - o almeno fra una parte dell’Europa
e la Russia - ovvero, quella che abbiamo chiamato "Eurussia". Pakistan
- offensiva antitalebana In Pakistan, l’esercito ha ripreso il controllo di
Daggar, città strategica nel distretto nordoccidentale di Buner. Secondo fonti locali,
sono più di 150 i miliziani rimasti uccisi durante i combattimenti iniziati domenica
scorsa. Il ministro dell’Interno, Rehman Malik, ha dichiarato che si è trattato di
“un’operazione contro i talebani che vogliono sabotare la pace nella regione”. Diversi
osservatori sostengono che l’esercito pakistano ha deciso di intervenire contro i
talebani per dare un forte segnale alla comunità internazionale. Negli ultimi tempi,
soprattutto dopo il via libera delle autorità di Islamabad all’applicazione della
sharia nella valle dello Swat, il governo pakistano è stato più volte criticato
per concessioni, ritenute eccessive, in favore dei talebani.
Scontri in
Afghanistan Almeno 42 combattenti talebani sono stati uccisi questa mattina
nel corso di una serie di operazioni militari congiunte tra forze afghane e internazionali
nel sud dell’Afghanistan e nei pressi della capitale Kabul. Lo hanno reso noto fonti
della coalizione internazionale a guida americana. I combattimenti hanno avuto luogo
nelle turbolente province di Helmand e Oruzgan.
Iraq - nuovi dettagli sull’arresto
del capo di Al Qaeda Il capo in Iraq di Al Qaeda, Abu Omar Al Baghdadi, è stato
catturato in seguito ad un’operazione condotta unicamente da apparati di intelligence
e militari iracheni. A fornire nuovi dettagli su questo arresto è stato ieri il generale
iracheno, Qassim Atta, che ha anche mostrato una foto del successore di Abu Al Zarqawi,
ucciso nel 2006. Il generale ha anche dichiarato che il “terrorista ha organizzato
numerosi attentati per provocare uno scontro confessionale” tra sciiti e sunniti.
La notizia dell’arresto di Abu Omar Al Baghdadi, diffusa da un portavoce militare
iracheno, non ha convinto il comando militare statunitense che ha anche sollevato
diversi dubbi sulla reale identità della persona arrestata.
Francia e Spagna
insieme nella lotta contro il terrorismo Il presidente francese, Nicolas Sarkozy,
ha annunciato ieri al parlamento spagnolo che la Francia e la Spagna creeranno “un
vero Stato maggiore comune per la sicurezza” al fine di coordinare meglio “la lotta
contro il terrorismo, da qualunque luogo esso arrivi”. Francia e Spagna - ha spiegato
Sarkozy - devono essere all’avanguardia “nel combattere tutti i traffici, che nutrono
e finanziano il terrorismo”.
La Corea del Nord chiede le scuse dell’Onu La
Corea del Nord, recentemente sanzionata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
per il lancio di un missile lo scorso 5 aprile, ha annunciato di voler condurre un
test missilistico se le Nazioni Unite non presenteranno le loro scuse al governo di
Pyongyang. “Se l’Onu non ci porgerà immediatamente le proprie scuse - ha dichiarato
il portavoce del Ministero degli esteri nordcoreano - saremo costretti a prendere
misure per la nostra difesa, compresi i test nucleari e dei missili balistici intercontinentali”.
(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 119 E'
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