2009-04-28 16:33:58

Medici Senza Frontiere prosegue le attività in Sudan


L’espulsione di due delle cinque sezioni di Medici Senza Frontiere (Msf) ordinata dalle autorità sudanesi a inizio marzo,  ha costretto l’organizzazione  a chiudere quasi la metà dei progetti. Le altre operazioni sono proseguite con enormi difficoltà, a causa dell’insicurezza e degli ostacoli amministrativi. L’organizzazione è stata costretta ad abbandonare medicine e altri forniture. Le autorità sudanesi hanno trattenuto anche i passaporti degli operatori, impedendo loro l’uscita dal Paese fino a metà aprile, cioè più di un mese dopo l’espulsione ufficiale. Inoltre, dopo il rapimento dei cinque operatori a metà marzo e dopo altri seri incidenti di sicurezza, le èquipe di Msf hanno preso la difficile decisione di chiudere i progetti di Serif Umra e Kebkabiya, dal momento che non era più possibile continuare a prestare assistenza medica in modo sicuro. L’insicurezza dell’area – ricorda l’organizzazione con un comunicato - ha portato anche alla sospensione a tempo indefinito dei progetti di Tawila. Veniva assistenza medica a più di 170 mila persone grazie a questi progetti in Darfur. Attualmente Msf continua ad essere operativa in nord Sudan, sebbene si stia analizzando attentamente il loro futuro, che dipenderà  dal miglioramento delle condizioni di lavoro nelle prossime settimane. L’organizzazione umanitaria è in Sudan dal 1979 e ha cominciato a lavorare in Darfur a dicembre del 2003. Tra il 2004 e il 2008, le èquipe di Msf in Darfur hanno realizzato più di 3 milioni di visite mediche, trattato 60 mila persone negli ospedali e fornito supporto nutrizionale a più di 110 mila bambini nei centri nutrizionali terapeutici. (A.L.)







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