2009-04-28 14:56:15

Il Papa in Abruzzo: soluzioni rapide e solidarietà duratura. L'Aquila anche se ferita tornerà a volare


“Vorrei abbracciarvi con affetto uno a uno”. E poi, più avanti: “Non resterete soli”. In queste frasi pronunciate prima nella tendopoli di Onna e poi davanti alla folla di Coppito sta il sentimento più profondo di solidarietà, ma anche la grande commozione, che ha accompagnato Benedetto XVI durante tutto il tempo della sua visita fra i terremotati dell’Abruzzo. Il maltempo ha costretto il Papa a raggiungere in auto anziché in elicottero le zone colpite dal sisma, facendo slittare di un’ora i vari appuntamenti. L’ultimo, in ordine di tempo, si è concluso nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, da dove Benedetto XVI è ripartito in auto per il Vaticano, dopo aver rivolto un discorso alla popolazione abruzzese, alle sue autorità civili e religiose, ai soccorritori. Il servizio di uno dei nostri inviati, Massimiliano Menichetti: RealAudioMP3

La pioggia mista alle lacrime ai sorrisi dei sopravvissuti al terremoto hanno accolto il Papa arrivato ad Onna, uno dei luoghi simbolo del sisma del 6 aprile che ha flagellato 49 comuni abruzzesi devastando il centro storico dell’Aquila.
 
“Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita”, ha detto il Papa, stretto dall’abbraccio della gente di Onna, dagli applausi: persone che hanno perso la casa, spesso gli affetti ma non la forza della fede. Benedetto XVI ha rimarcato il “dolore e la precarietà” seguiti al sisma, la sua vicinanza, la preghiera fin dai primi momenti della catastrofe: 
“La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”.
 
Guardando la voglia di reagire di questo popolo che più volte ha conosciuto il dramma del terremoto, il Papa ha parlato di una forza d’animo che suscita speranza e, citando un detto degli anziani aquilani, ha aggiunto: “Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso”:
 
“Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia”.
 
“Il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona”, ha evidenziato, rispondendo così alle tante paure spesso serbate nel cuore:
 
“Non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano”. 
Rivolgendosi a chi ha perso i propri cari Benedetto XVI ha esortato ad una testimonianza forte di vita e di coraggio nella consapevolezza che l’amore rimane anche al di là della “precaria esistenza terrena”, perché l’Amore vero è Dio. “Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato”, ha concluso.
 
Poi il Papa ha pregato per le vittime del terremoto e, tra gli applausi e la commozione della popolazione, si è recato presso la Basilica di Collemaggio dove ha venerato l’urna di Celestino V e dove ha deposto il Pallio che gli venne imposto nella celebrazione di inizio Pontificato. Quindi, dopo una breve sosta il raccoglimento davanti alla Casa dello Studente nel centro de L’Aquila dove sono morti 8 ragazzi, infine l’arrivo, tra gli applausi, nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito.
 
Commovente l’incontro con i fedeli, i volontari, i militari in prima linea nell’emergenza; poi il saluto dell’arcivescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che ha consegnato al Papa una città ferita ma viva nella fede. Sulla linea della ricostruzione l’intervento del sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, e quello del presidente della Regione, Gianni Chiodi. Benedetto XVI ha ripercorso idealmente i luoghi del terremoto e volgendosi ai tanti fedeli ha portato la sua testimonianza in Cristo:
 
“Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento”.
 
Il Papa, guardando il piazzale che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal cardinale Tarcisio Bertone, ha sottolineato che oggi questo stesso spazio “raccoglie le forze impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto”. Poi ha sottolineato il valore della solidarietà:
 
“E’ come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio”. 
“Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?”, ha chiesto il Papa volgendosi al mistero salvifico del Cristo risorto che porta “nuova luce”, illumina e dà senso. Poi l’invito alla comunità civile :
 
“Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”.
 
Quindi l’invito a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio alla quale il Papa a affidato la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei il Papa ha lasciato una Rosa d’oro, quale segno della sua preghiera. (Canto)







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