Il Papa in Abruzzo: soluzioni rapide e solidarietà duratura. L'Aquila anche se ferita
tornerà a volare
“Vorrei abbracciarvi con affetto uno a uno”. E poi, più avanti: “Non resterete soli”.
In queste frasi pronunciate prima nella tendopoli di Onna e poi davanti alla folla
di Coppito sta il sentimento più profondo di solidarietà, ma anche la grande commozione,
che ha accompagnato Benedetto XVI durante tutto il tempo della sua visita fra i terremotati
dell’Abruzzo. Il maltempo ha costretto il Papa a raggiungere in auto anziché in elicottero
le zone colpite dal sisma, facendo slittare di un’ora i vari appuntamenti. L’ultimo,
in ordine di tempo, si è concluso nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito,
da dove Benedetto XVI è ripartito in auto per il Vaticano, dopo aver rivolto un discorso
alla popolazione abruzzese, alle sue autorità civili e religiose, ai soccorritori.
Il servizio di uno dei nostri inviati, Massimiliano Menichetti:
La pioggia
mista alle lacrime ai sorrisi dei sopravvissuti al terremoto hanno accolto il Papa
arrivato ad Onna, uno dei luoghi simbolo del sisma del 6 aprile che ha flagellato
49 comuni abruzzesi devastando il centro storico dell’Aquila. “Sono
venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita”, ha detto il Papa, stretto
dall’abbraccio della gente di Onna, dagli applausi: persone che hanno perso la casa,
spesso gli affetti ma non la forza della fede. Benedetto XVI ha rimarcato il “dolore
e la precarietà” seguiti al sisma, la sua vicinanza, la preghiera fin dai primi momenti
della catastrofe: “La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre
sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa
di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate
dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato
anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”. Guardando
la voglia di reagire di questo popolo che più volte ha conosciuto il dramma del terremoto,
il Papa ha parlato di una forza d’animo che suscita speranza e, citando un detto degli
anziani aquilani, ha aggiunto: “Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso”: “Se
fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere,
venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante
l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi
che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa
del freddo e della pioggia”. “Il Signore crocifisso
è risorto e non vi abbandona”, ha evidenziato, rispondendo così alle tante paure spesso
serbate nel cuore: “Non lascerà inascoltate le vostre domande
circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso
tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta
passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale,
ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni
e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano”. Rivolgendosi
a chi ha perso i propri cari Benedetto XVI ha esortato ad una testimonianza forte
di vita e di coraggio nella consapevolezza che l’amore rimane anche al di là della
“precaria esistenza terrena”, perché l’Amore vero è Dio. “Chi ama vince, in Dio, la
morte e sa di non perdere coloro che ha amato”, ha concluso. Poi
il Papa ha pregato per le vittime del terremoto e, tra gli applausi e la commozione
della popolazione, si è recato presso la Basilica di Collemaggio dove ha venerato
l’urna di Celestino V e dove ha deposto il Pallio che gli venne imposto nella celebrazione
di inizio Pontificato. Quindi, dopo una breve sosta il raccoglimento davanti alla
Casa dello Studente nel centro de L’Aquila dove sono morti 8 ragazzi, infine l’arrivo,
tra gli applausi, nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito. Commovente
l’incontro con i fedeli, i volontari, i militari in prima linea nell’emergenza; poi
il saluto dell’arcivescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che ha consegnato
al Papa una città ferita ma viva nella fede. Sulla linea della ricostruzione l’intervento
del sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, e quello del presidente della Regione,
Gianni Chiodi. Benedetto XVI ha ripercorso idealmente i luoghi del terremoto e volgendosi
ai tanti fedeli ha portato la sua testimonianza in Cristo: “Eccomi
ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che
praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera
di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime,
costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento”.
Il Papa, guardando il piazzale che ha ospitato le
salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal cardinale
Tarcisio Bertone, ha sottolineato che oggi questo stesso spazio “raccoglie le forze
impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto”.
Poi ha sottolineato il valore della solidarietà: “E’ come
un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico
e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera
di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è
una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro
popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche
a questo, oggi, voglio rendere omaggio”. “Che cosa vuole dirci il Signore
attraverso questo triste evento?”, ha chiesto il Papa volgendosi al mistero salvifico
del Cristo risorto che porta “nuova luce”, illumina e dà senso. Poi l’invito alla
comunità civile : “Ma anche come Comunità civile occorre
fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni
momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare
a volare”. Quindi l’invito a volgere lo sguardo verso
la statua della Madonna di Roio alla quale il Papa a affidato la città e tutti gli
altri paesi toccati dal terremoto. A Lei il Papa ha lasciato una Rosa d’oro, quale
segno della sua preghiera. (Canto)