Da oggi in libreria “Elogio della coscienza” di Joseph Ratzinger. La riflessione del
filosofo Vittorio Possenti
E’ da oggi in libreria il volume “Elogio della coscienza” (Cantagalli Editore),
raccolta di scritti del cardinale Joseph Ratzinger sulla verità interiore. Nei testi
contenuti nel libro - vanno dal 1990 al 2000 - il futuro Pontefice sottolinea la centralità
della coscienza connessa alla verità iscritta nel cuore di ogni uomo. D’altro canto,
il Papa mette in guardia dalla coscienza soggettiva, quella falsa concezione della
coscienza secondo la quale paradossalmente anche le SS, rilevava il cardinale Ratzinger,
sarebbero giustificate perché agivano “con un’assoluta certezza di coscienza”. Un
richiamo di grande attualità, dunque, in un tempo contraddistinto dal relativismo.
Lo sottolinea il filosofo Vittorio Possenti, intervistato da Alessandro
Gisotti:
R. – L’uomo
trova in se stesso una voce, qualche volta più forte, qualche volta più fioca, ma
che può essere ascoltata. Questa voce dice all’uomo: “Fai il bene ed evita il male”.
Così si stabilisce un’universalità di base tra tutti coloro che appartengono all’umanità.
Conosciamo la debolezza dell’uomo, la debolezza anche morale del comportamento umano.
Qui la teologia cristiana fa riferimento all’evento originario della caduta. Quindi,
la coscienza morale è una coscienza offuscata, che ha bisogno costantemente di confrontarsi
con la luce della verità. Non può essere perciò il criterio ultimo ed unico di giudizio
la sola coscienza, questa deve confrontarsi con la questione della verità. Certamente,
oggi, questo problema apre nuovi interrogativi, perché, in una parte consistente del
pensiero della cultura contemporanea, risalta invece una posizione in cui si ritiene
che la verità non possa essere raggiunta.
D. – Nella
riflessione del cardinale Ratzinger ha un ruolo fondamentale il senso della colpa
che - sottolinea il futuro Pontefice – se si assopisce ci rende sordi alla voce della
verità e ai suoi suggerimenti interiori. Ecco, entra qui in gioco anche la buona volontà
della persona...
R. – Sicuramente. Nelle questioni
di natura morale, la questione del bene e del male, della colpa e della non colpa,
sono fondamentali e richiamano in primo luogo l’atteggiamento esistenziale ultimo
del volere di fronte al bene e al male. Quindi, la volontà gioca un ruolo maggiore
rispetto al ruolo che può essere giocato dall’intelletto. Quindi, educarci ad ascoltare
questa voce interiore significa purificare il desiderio ed educare la volontà, non
cancellare il senso della responsabilità dell’atto morale e non cancellare il senso
della colpa. Non è qualcosa che diminuisce l’uomo avere un senso retto della colpa,
come qualche volta si pensa che questo senso debba essere cancellato da cure psicologiche
e psicanalitiche, perché il senso di colpa quando è ben radicato e fondato non è qualcosa
di patologico: significa che l’uomo ha consapevolezza della sua responsabilità morale,
del principio primo di ogni esistenza etica, cioè il principio di fare il bene ed
evitare il male.
D. – Come il cardinale Newman anche
il cardinale Ratzinger sostiene il primato della coscienza su quello del papato: mai
quest’ultimo – è la sua tesi – può essere in contrasto con la coscienza. A qualcuno
può sembrare un’affermazione sorprendente, invece è assolutamente coerente con il
pensiero dell’attuale Pontefice...
R. – Certamente
è coerente con il pensiero di Benedetto XVI, come è coerente con l’intera tradizione
della dottrina della Chiesa, dell’insegnamento della Chiesa. Il primato della coscienza
rispetto alla stessa autorità del Papa, perché il Papa è servitore della legge morale,
è servitore del principio “Fai il bene, evita il male”. Mi pare che Benedetto XVI
l’osservi proprio nel suo scritto che il Papa è al servizio della crescita della coscienza
morale, non può essere al servizio del far tacere la coscienza morale.