Sospese le trattative in Pakistan tra talebani e governo nella valle dello Swat
Le trattative fra talebani e governo nella valle dello Swat, zona tribale nel nordovest
del Pakistan, sono state sospese fino a quando l'esercito cesserà l’offensiva lanciata
ieri. Lo ha annunciato il portavoce dei talebani che aveva negoziato un cessate il
fuoco a febbraio in cambio dell'instaurazione dei tribunali islamici nella valle dello
Swat. Da oltre 24 ore reparti dell'esercito pachistano sono entrati in azione in varie
località del distretto, mentre Madan e Kal sono state oggetto di pesanti bombardamenti
notturni. Le autorità hanno inoltre imposto il coprifuoco a tempo indeterminato a
Lal Qila, Islampura, Kal Kot ed altre località vicine. In particolare, reparti militari
hanno preso il controllo pieno di Lal Qila, territorio chiave nel sottodistretto di
Madan. Qui i responsabili hanno ordinato la chiusura delle scuole governative, mentre
tutti i mercati sono rimasti chiusi. Secondo fonti giornalistiche, nella giornata
di ieri un soldato è morto, insieme ad una quarantina di talebani, fra cui il comandante
Qari Shahid.
Il premier britannico Brown a Kabul Una strategia comune
per debellare il terrorismo locale, che si registra al confine col Pakistan: di questo
il premier britannico Gordon Brown, giunto in visita a Kabul, ha parlato stamane con
il presidente afghano Hamid Karzai. Brown ha cominciato il suo viaggio con la visita
ai soldati britannici a Camp Bastion e Lashkar Gah, nella provincia meridionale di
Helmand. La neo collaborazione tra i due Paesi sarà annunciata ufficialmente mercoledì
prossimo e mira ad occuparsi, secondo Brown, di Afghanistan e Pakistan insieme: “Differenti
ma complementari”. Nel corso della visita, Karzai in conferenza stampa ha sciolto
ogni dubbio sulla sua candidatura, confermando che si ripresenterà alle prossime elezioni
presidenziali, il 20 agosto prossimo.
Nucleare: nuovo appello Ue all’Iran Appello
dai ministri degli Esteri dell’Ue all’Iran sul nucleare affinché si impegni ad affiancare
la comunità internazionale e venga sfruttata la grande opportunità rappresentata dalla
nuova politica dell'Amministrazione Usa verso Teheran. L’appello è stato rivolto dai
ministri riuniti oggi a Lussemburgo. L’obiettivo – scrivono i ministri, a conclusione
dei lavori del Consiglio – è “impegnarsi seriamente, in uno spirito di rispetto reciproco,
allo scopo di trovare una soluzione negoziata alla questione nucleare che soddisfi
gli interessi dell'Iran, incluso lo sviluppo di energia nucleare civile, e dia una
risposta alle preoccupazioni della comunità internazionale”. I ministri Esteri dell’Ue
hanno espresso un “grande sostegno” alla nuova amministrazione Usa verso l'Iran.
Inizia
la missione di osservatori UE per le elezioni di giugno in Libano In vista
delle consultazioni legislative libanesi del 7 giugno prossimo, il primo nucleo della
missione dell'Unione Europea di osservatori elettorali ha iniziato il suo lavoro a
Beirut. Nel comunicato si precisa che una squadra di nove ispettori, arrivata nella
capitale libanese il 18 aprile scorso, ha preso possesso del proprio quartier generale
in attesa dell'arrivo, nelle prossime settimane, di altri 90 membri della missione.
Questa sarà guidata, come avvenne già per le elezioni libanesi dell'estate 2005, da
Josè Ignacio Salafranca Sanchez-Neyra, eurodeputato spagnolo e membro della commissione
esteri al parlamento di Strasburgo, atteso a Beirut la prossima settimana assieme
ad altri 30 ispettori. Entro la seconda metà di maggio, arriveranno a Beirut i restanti
50 osservatori.
Somalia Gli estremisti islamici di al Shabaab, ritenuto
il braccio armato somalo di al Qaeda, hanno arrestato tre giornalisti e chiuso l'emittente
radiofonica privata per cui lavoravano, che si chiama Jubba. Lo rende noto un comunicato
dell'Unione Nazionale dei Giornalisti somali (Nusoj) diffuso oggi a Nairobi. L'operazione
degli Sbabaab è avvenuta ieri a Baidoa, 245 km a nord ovest di Mogadiscio, città importante
(era sede del parlamento somalo), controllata, come le zone limitrofe ed ampia parte
del sud e del centro del Paese, dagli integralisti islamici. Non è la prima volta
che Shabaab arresta giornalisti con motivi pretestuosi; finora, peraltro, li hanno
sempre rilasciati in tempi brevi. Quelli incarcerati ieri sono rispettivamente il
direttore, il redattore capo ed un cronista della radio.
In Islanda vince
il partito socialdemocratico, dopo 18 anni di governi conservatori L’Islanda,
il piccolo Paese nord europeo alle prese con una grave crisi economico-finanziaria,
ha scelto il cambiamento: dopo 18 anni di governo da parte dei conservatori, nelle
elezioni di sabato la maggioranza è andata ai socialdemocratici. Il servizio di Giovanni
Del Re:
È una netta
vittoria per i socialdemocratici dell’attuale primo ministro ad interim, Johanna Sigurdardottir.
Spazzando via il Partito dell’Indipendenza dell’ex premier Geir Haarde, dopo il disastro
dei fallimenti bancari e del conseguente tracollo dell’economia e della valuta, la
sinistra ha ottenuto in totale il 52 per cento dei voti, contando anche i Verdi. È
la prima volta dal ‘44, quando l’Islanda si rese pienamente indipendente dalla Danimarca,
che i socialdemocratici vincono così un’elezione. “La nazione - ha detto Sigurdardottir
- ha saldato il conto con il neo-liberalismo ed il Partito dell’Indipendenza che ha
governato per troppo tempo”. In effetti, questa forza politica di centro destra è
stata al potere per 18 anni: adesso è crollata al 23,7 per cento. Una vittoria che
segna anche una svolta nell’atteggiamento del Paese verso il Vecchio Continente. I
socialdemocratici appoggiano in pieno l’adesione all’Unione Europea ma soprattutto
gli islandesi sono ansiosi di poter adottare l’Euro, proprio quella moneta, fino a
di recente disprezzata, e vista ora, invece, come l’unica salvezza dopo il disastro
della crisi finanziaria, una crisi che ha portato le tre maggiori banche del Paese
al tracollo ed ha costretto lo Stato a chiedere un urgente soccorso del Fondo monetario
internazionale che ha dovuto fornire dieci miliardi di euro, indispensabili per evitare
una drammatica bancarotta del Paese. (Per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, Aki).
Accordo
Fiat - Chrysler Il sindacato Uaw ("united autoworker") ha raggiunto un accordo
con Fiat, Chrysler e il governo americano sulle concessioni alla più piccola delle
case automobilistiche di Detroit per il taglio dei costi in base alle richieste dell'amministrazione
Usa. Intanto, General Motors presenterà oggi a Detroit la revisione del piano per
tornare alla redditività. Il nuovo piano della casa di Detroit, secondo quanto riferisce
il "Financial Times", comprende la chiusura di altre fabbriche, oltre alle 14 chiusure
già annunciate a febbraio, e la scomparsa del marchio Pontiac.
Coree Le
tensioni montate a marzo tra le due Coree, culminate con la chiusura della frontiera
da parte di Pyongyang, hanno fatto crollare gli scambi bilaterali di oltre il 30%
rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Secondo i dati forniti oggi dal ministero
per l'Unificazione di Seul, il giro d'affari tra i due Paesi a marzo 2009 si è attestato
a 108,74 milioni di dollari, il 31,1% in meno rispetto ai 157,9 milioni segnati nello
stesso periodo del 2007. Il crollo degli scambi provenienti dall'area industriale
di Kaesong, la città nordcoreana al confine dove sono presenti oltre 100 aziende del
Sud che danno lavoro a 39.000 operai del Nord, è conseguenza diretta della chiusura
totale del confine per alcuni giorni. Una chiusura decisa unilateralmente dal regime
comunista per protestare contro un'imponente esercitazione militare congiunta Usa-Corea
del Sud dal 9 al 20 marzo. La settimana scorsa Pyongyang ha ventilato la possibilità
di porre fine al trattamento di favore garantito alle imprese sudcoreane operanti
nel complesso industriale. L'operatore sudcoreano Hyundai Asan, intanto, ha annunciato
l'avvio a maggio di un nuovo progetto turistico, che prevede un tour di due giorni
lungo la linea smilitarizzata che divide le due Coree da oltre 50 anni.
Ecuador:
Correa confermato presidente col 51% dei voti Secondo mandato per Rafael Correa,
che ha vinto ieri al primo turno delle elezioni presidenziali col 51% di voti. Alle
sue spalle l'ex militare ed ex capo dello Stato Lucio Gutierrez, e l’uomo più ricco
del Paese, l'imprenditore Alvaro Noboa. Il voto ha confermato le previsioni dei giorni
scorsi. Il rieletto presidente ha dichiarato di “non dare alcuna importanza” alle
accuse di brogli sollevate dallo sconfitto Gutierrez, il quale aveva contestato i
primi dati, relativi sia alle proiezioni sia agli exit poll. Nato a Guayaquil nel
1963, il leader andino, che è economista, ha conseguito diversi master negli Usa e
in Belgio. Nell’ultimo decennio in Ecuador, ben otto presidenti, per sommosse popolari,
non erano riusciti a terminare il mandato - tra i quali i suoi tre predecessori.
Mosca
non manderà osservatori alle esercitazioni Nato in Georgia Mosca “non partecipera”'
alle prossime manovre Nato previste in maggio in Georgia, alle quali sono stati invitati
i suoi osservatori: lo ha annunciato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov,
che ha anche “sconsigliato” gli altri Paesi di prendere parte a queste operazioni
“dannose”. “È pericoloso assecondare l'attuale regime georgiano, che non ha ancora
rinunciato ai tentativi di risolvere i suoi problemi con la militarizzazione e l'uso
della forza”, ha dichiarato il capo della diplomazia russa, citato dall'agenzia Interfax.
“Invece di tenere le esercitazioni in Georgia bisogna costringere l'attuale regime
georgiano a rispettare gli impegni assunti nel quadro del piano Medvedev-Sarkozy”,
ha proseguito. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 117
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