2009-04-27 15:07:51

Sospese le trattative in Pakistan tra talebani e governo nella valle dello Swat


Le trattative fra talebani e governo nella valle dello Swat, zona tribale nel nordovest del Pakistan, sono state sospese fino a quando l'esercito cesserà l’offensiva lanciata ieri. Lo ha annunciato il portavoce dei talebani che aveva negoziato un cessate il fuoco a febbraio in cambio dell'instaurazione dei tribunali islamici nella valle dello Swat. Da oltre 24 ore reparti dell'esercito pachistano sono entrati in azione in varie località del distretto, mentre Madan e Kal sono state oggetto di pesanti bombardamenti notturni. Le autorità hanno inoltre imposto il coprifuoco a tempo indeterminato a Lal Qila, Islampura, Kal Kot ed altre località vicine. In particolare, reparti militari hanno preso il controllo pieno di Lal Qila, territorio chiave nel sottodistretto di Madan. Qui i responsabili hanno ordinato la chiusura delle scuole governative, mentre tutti i mercati sono rimasti chiusi. Secondo fonti giornalistiche, nella giornata di ieri un soldato è morto, insieme ad una quarantina di talebani, fra cui il comandante Qari Shahid.

Il premier britannico Brown a Kabul
Una strategia comune per debellare il terrorismo locale, che si registra al confine col Pakistan: di questo il premier britannico Gordon Brown, giunto in visita a Kabul, ha parlato stamane con il presidente afghano Hamid Karzai. Brown ha cominciato il suo viaggio con la visita ai soldati britannici a Camp Bastion e Lashkar Gah, nella provincia meridionale di Helmand. La neo collaborazione tra i due Paesi sarà annunciata ufficialmente mercoledì prossimo e mira ad occuparsi, secondo Brown, di Afghanistan e Pakistan insieme: “Differenti ma complementari”. Nel corso della visita, Karzai in conferenza stampa ha sciolto ogni dubbio sulla sua candidatura, confermando che si ripresenterà alle prossime elezioni presidenziali, il 20 agosto prossimo.

Nucleare: nuovo appello Ue all’Iran
Appello dai ministri degli Esteri dell’Ue all’Iran sul nucleare affinché si impegni ad affiancare la comunità internazionale e venga sfruttata la grande opportunità rappresentata dalla nuova politica dell'Amministrazione Usa verso Teheran. L’appello è stato rivolto dai ministri riuniti oggi a Lussemburgo. L’obiettivo – scrivono i ministri, a conclusione dei lavori del Consiglio – è “impegnarsi seriamente, in uno spirito di rispetto reciproco, allo scopo di trovare una soluzione negoziata alla questione nucleare che soddisfi gli interessi dell'Iran, incluso lo sviluppo di energia nucleare civile, e dia una risposta alle preoccupazioni della comunità internazionale”. I ministri Esteri dell’Ue hanno espresso un “grande sostegno” alla nuova amministrazione Usa verso l'Iran.

Inizia la missione di osservatori UE per le elezioni di giugno in Libano
In vista delle consultazioni legislative libanesi del 7 giugno prossimo, il primo nucleo della missione dell'Unione Europea di osservatori elettorali ha iniziato il suo lavoro a Beirut. Nel comunicato si precisa che una squadra di nove ispettori, arrivata nella capitale libanese il 18 aprile scorso, ha preso possesso del proprio quartier generale in attesa dell'arrivo, nelle prossime settimane, di altri 90 membri della missione. Questa sarà guidata, come avvenne già per le elezioni libanesi dell'estate 2005, da Josè Ignacio Salafranca Sanchez-Neyra, eurodeputato spagnolo e membro della commissione esteri al parlamento di Strasburgo, atteso a Beirut la prossima settimana assieme ad altri 30 ispettori. Entro la seconda metà di maggio, arriveranno a Beirut i restanti 50 osservatori.

Somalia
Gli estremisti islamici di al Shabaab, ritenuto il braccio armato somalo di al Qaeda, hanno arrestato tre giornalisti e chiuso l'emittente radiofonica privata per cui lavoravano, che si chiama Jubba. Lo rende noto un comunicato dell'Unione Nazionale dei Giornalisti somali (Nusoj) diffuso oggi a Nairobi. L'operazione degli Sbabaab è avvenuta ieri a Baidoa, 245 km a nord ovest di Mogadiscio, città importante (era sede del parlamento somalo), controllata, come le zone limitrofe ed ampia parte del sud e del centro del Paese, dagli integralisti islamici. Non è la prima volta che Shabaab arresta giornalisti con motivi pretestuosi; finora, peraltro, li hanno sempre rilasciati in tempi brevi. Quelli incarcerati ieri sono rispettivamente il direttore, il redattore capo ed un cronista della radio.

In Islanda vince il partito socialdemocratico, dopo 18 anni di governi conservatori
L’Islanda, il piccolo Paese nord europeo alle prese con una grave crisi economico-finanziaria, ha scelto il cambiamento: dopo 18 anni di governo da parte dei conservatori, nelle elezioni di sabato la maggioranza è andata ai socialdemocratici. Il servizio di Giovanni Del Re:RealAudioMP3

È una netta vittoria per i socialdemocratici dell’attuale primo ministro ad interim, Johanna Sigurdardottir. Spazzando via il Partito dell’Indipendenza dell’ex premier Geir Haarde, dopo il disastro dei fallimenti bancari e del conseguente tracollo dell’economia e della valuta, la sinistra ha ottenuto in totale il 52 per cento dei voti, contando anche i Verdi. È la prima volta dal ‘44, quando l’Islanda si rese pienamente indipendente dalla Danimarca, che i socialdemocratici vincono così un’elezione. “La nazione - ha detto Sigurdardottir - ha saldato il conto con il neo-liberalismo ed il Partito dell’Indipendenza che ha governato per troppo tempo”. In effetti, questa forza politica di centro destra è stata al potere per 18 anni: adesso è crollata al 23,7 per cento. Una vittoria che segna anche una svolta nell’atteggiamento del Paese verso il Vecchio Continente. I socialdemocratici appoggiano in pieno l’adesione all’Unione Europea ma soprattutto gli islandesi sono ansiosi di poter adottare l’Euro, proprio quella moneta, fino a di recente disprezzata, e vista ora, invece, come l’unica salvezza dopo il disastro della crisi finanziaria, una crisi che ha portato le tre maggiori banche del Paese al tracollo ed ha costretto lo Stato a chiedere un urgente soccorso del Fondo monetario internazionale che ha dovuto fornire dieci miliardi di euro, indispensabili per evitare una drammatica bancarotta del Paese. (Per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, Aki).

 
Accordo Fiat - Chrysler
Il sindacato Uaw ("united autoworker") ha raggiunto un accordo con Fiat, Chrysler e il governo americano sulle concessioni alla più piccola delle case automobilistiche di Detroit per il taglio dei costi in base alle richieste dell'amministrazione Usa. Intanto, General Motors presenterà oggi a Detroit la revisione del piano per tornare alla redditività. Il nuovo piano della casa di Detroit, secondo quanto riferisce il "Financial Times", comprende la chiusura di altre fabbriche, oltre alle 14 chiusure già annunciate a febbraio, e la scomparsa del marchio Pontiac.

Coree
Le tensioni montate a marzo tra le due Coree, culminate con la chiusura della frontiera da parte di Pyongyang, hanno fatto crollare gli scambi bilaterali di oltre il 30% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Secondo i dati forniti oggi dal ministero per l'Unificazione di Seul, il giro d'affari tra i due Paesi a marzo 2009 si è attestato a 108,74 milioni di dollari, il 31,1% in meno rispetto ai 157,9 milioni segnati nello stesso periodo del 2007. Il crollo degli scambi provenienti dall'area industriale di Kaesong, la città nordcoreana al confine dove sono presenti oltre 100 aziende del Sud che danno lavoro a 39.000 operai del Nord, è conseguenza diretta della chiusura totale del confine per alcuni giorni. Una chiusura decisa unilateralmente dal regime comunista per protestare contro un'imponente esercitazione militare congiunta Usa-Corea del Sud dal 9 al 20 marzo. La settimana scorsa Pyongyang ha ventilato la possibilità di porre fine al trattamento di favore garantito alle imprese sudcoreane operanti nel complesso industriale. L'operatore sudcoreano Hyundai Asan, intanto, ha annunciato l'avvio a maggio di un nuovo progetto turistico, che prevede un tour di due giorni lungo la linea smilitarizzata che divide le due Coree da oltre 50 anni.

Ecuador: Correa confermato presidente col 51% dei voti
Secondo mandato per Rafael Correa, che ha vinto ieri al primo turno delle elezioni presidenziali col 51% di voti. Alle sue spalle l'ex militare ed ex capo dello Stato Lucio Gutierrez, e l’uomo più ricco del Paese, l'imprenditore Alvaro Noboa. Il voto ha confermato le previsioni dei giorni scorsi. Il rieletto presidente ha dichiarato di “non dare alcuna importanza” alle accuse di brogli sollevate dallo sconfitto Gutierrez, il quale aveva contestato i primi dati, relativi sia alle proiezioni sia agli exit poll. Nato a Guayaquil nel 1963, il leader andino, che è economista, ha conseguito diversi master negli Usa e in Belgio. Nell’ultimo decennio in Ecuador, ben otto presidenti, per sommosse popolari, non erano riusciti a terminare il mandato - tra i quali i suoi tre predecessori.

Mosca non manderà osservatori alle esercitazioni Nato in Georgia
Mosca “non partecipera”' alle prossime manovre Nato previste in maggio in Georgia, alle quali sono stati invitati i suoi osservatori: lo ha annunciato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che ha anche “sconsigliato” gli altri Paesi di prendere parte a queste operazioni “dannose”. “È pericoloso assecondare l'attuale regime georgiano, che non ha ancora rinunciato ai tentativi di risolvere i suoi problemi con la militarizzazione e l'uso della forza”, ha dichiarato il capo della diplomazia russa, citato dall'agenzia Interfax. “Invece di tenere le esercitazioni in Georgia bisogna costringere l'attuale regime georgiano a rispettare gli impegni assunti nel quadro del piano Medvedev-Sarkozy”, ha proseguito. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 117

 
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