2009-04-25 13:10:21

Benedetto XVI agli insegnanti di religione: la dimensione religiosa rende più umano l'uomo e fa apprezzare il valore della redenzione cristiana


“L’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della storia della scuola in Italia e l’insegnante di religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti”. “La vostra presenza è un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”. Con queste parole, Benedetto XVI si è rivolto stamani agli insegnanti di religione che hanno partecipato all’incontro, conclusosi oggi e incentrato sul tema: “Io non mi vergogno del Vangelo”. Il Papa ha anche sottolineato che “l’altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina” è il segno del suo valore insostituibile nel percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità raggiunti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Il Papa sottolinea il contributo originale e specifico dell’insegnamento della religione cattolica: grazie a questa disciplina - spiega il Santo Padre - “la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro”. “L’insegnamento della religione cattolica - aggiunge Benedetto XVI - favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale”:

“Ciò è possibile perché tale insegnamento pone al centro la persona umana e la sua insopprimibile dignità, lasciandosi illuminare dalla vicenda unica di Gesù di Nazaret, di cui si ha cura di investigare l’identità, che non cessa da duemila anni di interrogare gli uomini”.

Il Papa ribadisce anche l’esigenza di riaprire gli spazi della razionalità alle grandi questioni del vero e del bene e di “coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze” nel pieno rispetto della loro reciproca autonomia. La dimensione religiosa - sottolinea il Pontefice - è intrinseca al fatto culturale, “concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita”:

“Il vostro servizio, cari amici, si colloca proprio in questo fondamentale crocevia, nel quale - senza improprie invasioni o confusione di ruoli - si incontrano l’universale tensione verso la verità e la bimillenaria testimonianza offerta dai credenti nella luce della fede, le straordinarie vette di conoscenza e di arte guadagnate dallo spirito umano e la fecondità del messaggio cristiano che così profondamente innerva la cultura e la vita del popolo italiano. Con la piena e riconosciuta dignità scolastica del vostro insegnamento, voi contribuite, da una parte, a dare un’anima alla scuola e, dall’altra, ad assicurare alla fede cristiana piena cittadinanza nei luoghi dell’educazione e della cultura in generale”.

Agli insegnanti di religione il Papa indica poi come modello San Paolo, che nel suo insegnamento non separa la formazione religiosa da quella umana. L’Apostolo delle genti - spiega il Santo Padre - è un vero “maestro” che ha a cuore “sia la salvezza della persona educata in una mentalità di fede, sia la sua formazione umana e civile, perché il discepolo di Cristo possa esprimere in pieno una personalità libera, un vivere umano completo e ben preparato, che si manifesta anche in un’attenzione per la cultura, la professionalità e la competenza nei vari campi del sapere a beneficio di tutti”:

“Grande è il fascino che l’Apostolo delle genti continua ad esercitare su tutti noi: in lui riconosciamo il discepolo umile e fedele, il coraggioso annunciatore, il geniale mediatore della Rivelazione. Caratteristiche, queste, a cui vi invito a guardare per alimentare la vostra stessa identità di educatori e di testimoni nel mondo della scuola".
 
La dimensione religiosa - osserva Benedetto XVI - è parte integrante della persona sin dalla primissima infanzia:

“La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo. Possa il vostro insegnamento essere sempre capace, come lo fu quello di Paolo, di aprire i vostri studenti a questa dimensione di libertà e di pieno apprezzamento dell’uomo redento da Cristo così come è nel progetto di Dio, esprimendo così, nei confronti di tanti ragazzi e delle loro famiglie, una vera carità intellettuale”.

Uno degli aspetti principali dell’insegnamento della religione cattolica è la comunicazione della verità e della bellezza della Parola di Dio. La conoscenza della Bibbia - sottolinea il Papa - è un elemento essenziale del programma di insegnamento della religione cattolica”. Esiste un nesso che lega l’insegnamento scolastico della religione e l’approfondimento esistenziale della fede, quale avviene nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali:
 
“Tale legame è costituito dalla persona stessa dell’insegnante di religione cattolica: a voi, infatti, oltre al dovere della competenza umana, culturale e didattica propria di ogni docente, appartiene la vocazione a lasciar trasparire che quel Dio di cui parlate nelle aule scolastiche costituisce il riferimento essenziale della vostra vita”.

 
Il Santo Padre augura infine che il Signore doni agli insegnanti di religione la gioia di non vergognarsi mai del Suo Vangelo, “la grazia di viverlo, la passione di condividere e coltivare la novità che da esso promana per la fine del mondo”.

L’insegnamento della religione cattolica non può prescindere dal Vangelo, codice vitale della tradizione cristiana per la trasmissione alle nuove generazioni di valori e modelli densi di autentici significati. E’ quanto sottolinea al microfono di Alessandro Guarasci il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata:RealAudioMP3

R. - Il Vangelo è come la radice del nostro essere Chiesa, ma anche del nostro impegno culturale. Quindi, lo è anche rispetto all’insegnamento della religione che conserva il suo caratteristico impianto culturale, laicamente presentabile e spendibile nei confronti di tutti, perché si riferisce ad un patrimonio di cultura che è condiviso da un ambiente, da una tradizione, oltre che un’opzione confessionale di fede consapevole e voluta. Si deve ritornare sempre, riattingere sempre a questa radice evangelica e paolina, perché ripresa da San Paolo.

 
D. - C’è bisogno di una maggiore formazione per gli insegnanti, oppure ritiene che le cose così come sono vadano bene?

R. - Io non direi né l’uno né l’altro, perché nemmeno una situazione buona consente di adagiarsi, in quanto c’è un’evoluzione, una crescita propria della cultura della scuola, del mondo dell’insegnamento. C’è un bisogno di evoluzione costante in chiunque operi in questo campo. L’impegno dell’istituzione ecclesiastica, oltre che della scuola, è stato sempre molto intenso nella formazione dei docenti. Devo però anche dire che c’è l’esigenza di tenere viva una qualificazione, non solo costante, ma anche crescente in questo ambito. E’ un ruolo che oltre la formula istituzionale è dato dalla qualità di sintesi culturale che obiettivamente - dal punto di vista dell’ambiente, della tradizione, del patrimonio culturale che abbiamo consegnato dalle generazioni passate - questo insegnamento assicura nella scuola di oggi, come nella cultura e nella società in genere.

L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è dunque una risorsa per tutti, credenti e non credenti, perché concorre allo sviluppo della persona. Alessandro Guarasci ne ha parlato con don Vincenzo Annichiarico, responsabile del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica:RealAudioMP3

R. - Questa disciplina scolastica concorre all’educazione dei giovani, soprattutto quando aiuta i giovani a crearsi un orizzonte di senso, a dare anche valore e significato a tanti aspetti, propri della cultura del nostro popolo italiano. Credo che all’interno della scuola sia un’opportunità: questo induce l’insegnante ad essere un insegnante di qualità e a proporre, all’interno della scuola, una disciplina che aiuti davvero il ragazzo a crescere.

 
D. - Alcuni genitori dicono, però: “Non facciamo fare catechismo ai nostri ragazzi, questo non è un compito della scuola”. Lei come risponde?

 
R. - Certamente non c’è catechesi. Se la media nazionale dice che il 91,1% degli studenti in età scolare si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, non credo che il 91% di questi ragazzi frequenti la nostra Chiesa. Questo significa che hanno capito che non si chiede l’adesione di fede. Ma nello stesso tempo, sanno che l’insegnante con cui hanno a che fare è credente e propone, da un punto di vista culturale, il Vangelo. Propone tutti gli aspetti che riguardano proprio la radice - la Bibbia - ed i frutti, cioè tutto ciò che poi ha riguardato la Chiesa in questa realtà del popolo italiano.

 
D. - Tutti gli insegnanti sono adatti a raccogliere questa importante sfida?

 
R. - La Conferenza episcopale italiana ha promosso gli Istituti superiori di Scienze religiose. Oggi possiamo dire che c’è una buona competenza.







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