Conferenza sul razzismo. Mons. Tomasi: testo finale non perfetto ma sulla strada giusta
“Un successo” dopo tante controversie: così l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti
umani, Navy Pillay, ha commentato ieri l’approvazione a sorpresa, con tre giorni di
anticipo, del documento finale della seconda Conferenza delle Nazioni Unite contro
il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia, aperta lunedì a Ginevra,
tra polemiche e clamorose defezioni. Il servizio di Roberta Gisotti:
Soddisfazione
generale a Ginevra per un atto definito “la risposta giusta” della Conferenza alle
contestazioni che avevano accompagnato l’apertura dei lavori e dopo la pioggia di
critiche all’intervento del presidente iraniano, che aveva profittato della tribuna
dell’Onu per lanciare invettive contro Israele. E’ stato dunque approvato ieri nel
tardo pomeriggio il testo finale, senza modifiche rispetto alla bozza contestata da
alcuni Paesi occidentali per alcuni passaggi riferibili – a loro dire - ad Israele
e all’antisemitismo. Da qui le defezione di Stati Uniti, Israele, Australia, Nuova
Zelanda, Germania, Italia, Olanda, Polonia, che hanno disertato la Conferenza di Ginevra,
abbandonata poi anche dalla Repubblica Ceca dopo il discorso del leader iraniano.
Si
è detto “incoraggiato” il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, lanciando un appello
agli Stati assenti a Ginevra di unirsi a tutta la comunità internazionale in quel
“processo continuo” che è la lotta al razzismo e alla discriminazione razziale. Il
documento - 16 pagine con 143 articoli - approvato per acclamazione, affronta ad ampio
raggio i tanti temi del genocidio, dell’antisemismo, dell’Olocausto, della tratta
degli esseri umani, dei diritti delle minoranze, dei popoli indigeni, degli zingari,
delle donne, degli immigrati e dei rifugiati, degli ammalati di Aids, dei disabili,
del diritto alla libertà d’espressione. Non contiene - ha sottolineato il ministro
degli Esteri francese Bernard Kouchner - nessun riferimento alla “diffamazione delle
religioni” e così anche non viene menzionato lo Stato di Israele, così come chiedevano
i Paesi occidentali nel braccio di ferro - in fase negoziale - con i Paesi musulmani,
ed è stato mantenuto il paragrafo sull’Olocausto, nonostante le richieste dell’Iran
di cassarlo. Di parere diverso il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini,
che ha giudicato il documento finale “un compromesso al ribasso, fragile e contradditorio”.
Ma ribatte l’Organizzazione non governativa Human Rights Watch che questa Conferenza
sarà ricordata per l’impegno nei confronti delle vittime del razzismo richiamando
i Paesi assenti a sottoscrivere la Dichiarazione. A Ginevra i lavori continuano fino
a venerdì 24. Ricordiamo che questa Assise è stata indetta dall’Onu per valutare l’attuazione
degli obiettivi posti dalla prima Conferenza sullo stesso tema svoltasi a Durban,
in Sudafrica, 8 anni fa, nel 2001, tanto che questa di Ginevra viene chiamata Durban
2.
Positivo anche il giudizio di massima sul documento
finale della Conferenza contro il razzismo, espresso ieri dall’Osservatore permanente
della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi.
Ascoltiamo il presule al microfono di Francesca Sabatinelli:
R.
- Penso che l’idea che sta un po’ nelle preoccupazioni di tutti era di dare un segno
chiaro che ci si deve orientare sulla sostanza del documento e lasciar cadere altre
interpretazioni o altri eventi politici e che il messaggio che il documento conclusivo
vuole dare è che le nuove forme di razzismo, xenofobia e intolleranza non sono accettabili
e che le proposte fatte di combatterle attraverso nuovi meccanismi, attraverso una
rinnovata volontà della comunità internazionale è la strada su cui camminare. Quindi
c’è stata una grande soddisfazione nel vedere chiuso questo capitolo del testo e questo
ha liberato un po’ l’atmosfera della Conferenza.
D.
- Quindi, mons. Tomasi, Lei giudica positivamente il contenuto di questo documento?
R.
- Il documento non è perfetto, però rispetta i punti sostanziali dei diritti umani,
apre la strada a continuare a negoziare in futuro su alcuni temi che, per la prima
volta, sono stati accettati universalmente. Se si continua su questa buona volontà
di negoziare e di non entrare in formule particolari di pregiudizi verso uno Stato
o l’altro, o discriminazioni verso un gruppo religioso o l’altro, si possono migliorare
certamente le condizioni per continuare a combattere contro ogni forma e manifestazione
di razzismo.