Benedetto XVI all'udienza generale: l'avidità, radice di tutti i mali, è alla base
dell'attuale crisi economica. Il Papa ricorda i 25 anni della Croce delle Gmg
La lotta dei cristiani contro le forze del male parte dal di dentro ed è sostanzialmente
una lotta contro la cupidigia, “radice di tutti i vizi”. All’udienza generale di questa
mattina, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha fatto propria la convinzione di un
antico e quasi sconosciuto maestro di spiritualità, Ambrogio Autperto, vissuto nell’ottavo
secolo alla corte di Carlo Magno e poi divenuto abate. Il Papa ha sottolineato che
anche nell’attuale crisi economica mondiale si ravvisano i segni di “un’avidità di
guadagno” di pochi ricchi e potenti a danno di molti. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Un periodo
di lotte di potere, di conflitti nazionalistici, che penetrano e allignano anche fra
le mura della Chiesa. A metà dell’ottavo secolo - racconta Benedetto XVI - carolingi
e longobardi si fronteggiano in modo aspro quando Ambrogio Autperto, che era entrato
a corte come precettore di Carlo Magno, si trova di fronte alla scelta di rimanere
o seguire il desiderio di ritirarsi in preghiera nell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno.
Sceglie questa seconda strada, che però non lo salva dalle malizie degli affari del
mondo. Reagisce con fermezza a questo stato di cose e la sua reazione viene presa
a modello dal Papa:
“Egli denuncia, ad esempio,
la contraddizione tra la splendida apparenza esterna dei monasteri e la tiepidezza
dei monaci: sicuramente con questa critica aveva di mira anche la sua stessa abbazia”. Ciò
che Autperto, divenuto abate, insegna ai monaci è che, se si è cristiani di fatto
e non di nome, c’è da affrontare un “combattimento spirituale quotidiano”. L’animo
umano, dice, è tentato dall’avidità. Ad essa va contrapposto “il disprezzo del mondo”,
concetto che il Papa spiega nel suo reale e attuale significato:
“Questo
disprezzo del mondo non è un disprezzo del creato, della bellezza e della bontà della
creazione e del Creatore, ma un disprezzo della falsa visione del mondo presentataci
e insinuataci proprio dalla cupidigia (...) Autperto osserva poi che l’avidità di
guadagno dei ricchi e dei potenti nella società del suo tempo esiste anche nell’interno
delle anime dei monaci e (…) denuncia fin dall’inizio la cupidigia come la radice
di tutti i mali (…) Rilievo, questo, che alla luce della presente crisi economica
mondiale, rivela tutta la sua attualità”. E’
uno dei “nodi” tematici dell’udienza generale, durante la quale il Pontefice collega
più volte il contesto del 700 dopo Cristo alle vicende contemporanee. Anche il ricco,
ripete, deve combattere contro la cupidigia, contro l’apparire, per trovare la via
dell’amore. Verso il 758 Autperto inizia a lavorare alla sua opera più importante,
il commento ai dieci libri dell’Apocalisse di San Giovanni, nel quale - illustra Benedetto
XVI - si lascia ispirare da un antico studioso africano, Ticonio:
“Ticonio
era giunto alla convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: una parte, egli
dice, appartiene a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo
(…) Agostino lesse questo commento e ne trasse profitto, ma sottolineò fortemente
che la Chiesa è nelle mani di Cristo, rimane il suo Corpo (…) Sottolinea perciò che
la Chiesa non può mai essere separata da Gesù Cristo”. Dunque,
la semisconosciuta vita di Ambrogio Autperto - che muore, forse ucciso, nel 784 -
e anche i suoi insegnamenti spesso erroneamente attribuiti ad altri - rileva Benedetto
XVI, non senza sorpresa e anche qualche critica per l’oblio patito per secoli da questo
autore cristiano - sono un “tesoro teologico e spirituale”. E c’è un’ulteriore perla
in questo scrigno: Autperto già guarda in modo molto moderno a Maria “come modello
della Chiesa”:
“La sua grande venerazione e il
suo profondo amore per la Madre di Dio gli ispirano a volte delle formulazioni che
in qualche modo anticipano quelle di san Bernardo e della mistica francescana, senza
tuttavia deviare verso forme discutibili di sentimentalismo, perché egli non separa
mai Maria dal mistero della Chiesa. Con buona ragione quindi Ambrogio Autperto è considerato
il primo grande mariologo in Occidente”. Tra
i molti saluti conclusivi, Benedetto XVI ha rivolto parole di particolare intensità
ai Giovani del “Centro internazionale Giovanile San Lorenzo”, che celebrano il 25.mo
anniversario di quel 22 aprile 1984, quando alla fine dell'Anno Santo della Redenzione
Giovanni Paolo II affidò ai giovani del mondo la grande croce di legno giubilare,
più tardi accolta e custodita nel Centro internazionale e ancor più spesso portata
in giro nei continenti, specie alla vigilia delle Gmg, al punto da diventarne un simbolo.
Questo l’auspico del Papa:
“Cari amici, vi affido
di nuovo questa croce! Continuate a portarla in ogni angolo della terra, perché anche
le prossime generazioni scoprano la Misericordia di Dio e ravvivino nei loro cuori
la speranza in Cristo crocifisso e risorto!".