Emergenza umanitaria in Sri Lanka, mentre l’esercito annuncia l’attacco finale
È emergenza umanitaria in Sri Lanka, mentre l’esercito annuncia una fase finale dell’attacco
contro i ribelli dell'Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil, che fanno sapere
che non si arrenderanno mai. Il servizio di Fausta Speranza:
È
scaduto da qualche ora l'ultimatum dato alle Tigri tamil e l'esercito di Colombo ha
sferrato l'attacco finale. Di fatto, si tratta di attaccare pochi chilometri quadrati
nel nord del Paese ne quali i guerriglieri sono ormai asserragliati, avendo perso
terreno altrove da tempo. Tantissimi civili sono già scappati, altri lo stanno facendo
dalle aeree di Puthukudirippu e da Puthumathalan, attraverso la "No fire zone" (Nfz),
l'area di sicurezza approntata dall'esercito nella quale ci sarebbero comunque diversi
cadaveri di civili uccisi nei combattimenti. Al momento, sono oltre 49 mila i civili
sfollati che in queste ore stanno raggiungendo le tendopoli allestite in aree protette.
Secondo fonti dell'esercito cingalese, se ne attendono molte altre migliaia. Il punto
è che i campi predisposti sono già al collasso: secondo le organizzazioni internazionali,
come Croce Rossa, Nazioni Unite e Unicef, nelle tendopoli manca tutto, in particolare
cibo e medicinali. A mezzogiorno, di oggi, le 8.30 in Italia, è scaduto l'ultimatum
di 24 ore che il governo del presidente, Rajapaksa, aveva inviato al leader dei ribelli
dell'Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil, Vellupillai Prabhakaran, chiedendo
la resa alle truppe dell'esercito. Alla scadenza dell'ultimatum, un leader dei ribelli
fa sapere che non si arrenderanno mai. Così i militari hanno cominciato l'avanzata
verso l'ultimo bastione delle cosiddette tigri nella parte nord orientale.
Kenya Nella
Rift Valley, zona centrale del Kenya, è sfociata in una battaglia notturna, con un
bilancio di 24 morti e un numero imprecisato di feriti, la tensione che covava da
tempo tra gli abitanti della zona e i Mungiki, setta segreta e fuorilegge che, secondo
tutti gli osservatori, guida gran parte della malavita del Paese africano. I Mungiki
controllano con spietata violenza moltissimi traffici, soprattutto quello dei trasporti.
Proprio da un'ulteriore gabella imposta agli operatori del settore della zona (300
scellini al giorno, circa tre euro, molto per quelle aree) pare sia scattata una sorta
di rivolta popolare, con la creazione di gruppi di autodifesa che cercavano di stanare
ed uccidere i presunti membri della setta. Tutti i mungiki sono di etnia kikuyu.
Pirateria:
rilasciata una nave al largo della Somalia, attaccata una turca Una nave turca
è stata attaccata la notte scorsa al largo di Port-Harcourt. I pirati nigeriani hanno
preso in ostaggio il capitano e l'ufficiale di macchina. La nave Ilena Mercan, che
batte bandiera turca, aveva fatto scalo a Lagos ed era in rotta verso il porto di
Onne, nei pressi di Port-Harcourt. Trasporta materiali da consegnare al gruppo petrolifero
francese Total. Intanto, al largo delle coste somale è stata invece rilasciata la
nave battente bandiera giapponese sequestrata quasi cinque mesi fa. Liberi anche i
23 membri dell'equipaggio, sembra tutti filippini. Lo rendono noto a Nairobi fonti
del Servizio di assistenza navale per l'Est Africa, precisando che è stato pagato
un riscatto ma senza indicare la cifra. Ieri, era stata liberata una nave battente
bandiera togolese che era stata sequestrata nel Golfo di Aden: anche in questo caso
è stato pagato un riscatto: si parla di 100 mila dollari.
Domani
elezioni in Sudafrica Domani, il Sudafrica vota per rinnovare il parlamento.
Sono le quarte elezioni generali dalla fine del regime segregazionista e l’instaurazione
di un sistema democratico. Ampiamente favorito alla vigilia del voto l’African national
congress (Anc), il cui leader Jakob Zuma appare il probabile successore alla presidenza
della Repubblica. Non mancano, tuttavia, le incognite legate soprattutto alla difficile
situazione economica e alla povertà diffusa. Una situazione che ha portato il Congresso
del popolo, partito che raccoglie i leader del dissenso, a minacciare il predominio
dell’Anc. Sulle ragioni della possibile perdita di consenzo dell’African National
Congress Stefano Leszczynski ha intervistato Laura Mezzanotte giornalista
esperta di politica sudafricana.
R. - Molti
sostengono che ci sarà effettivamente una perdita, causata sostanzialmente da una
grossa disillusione delle persone, soprattutto rispetto alle politiche contro la povertà
e rispetto alla criminalità. Però, ci sono stati anche grossi problemi interni all’Anc,
che non ha dato grande immagine di sé negli ultimi tempi, perchè ha avuto scandali,
corruzione, problemi che hanno lasciato una brutta immagine.
D.
- Tuttavia, c’è un’opposizione che sta diventando sempre più forte, con una nuova
formazione politica...
R. - Questo partito che è
nato da qualche mese - il Cope - per molti è un partito risultato di una divisione
interna tra l’ex presidente, Tabo Mbeki, e l’attuale e futuro presidente, Zuma. Sicuramente
è un partito che toglie il voto di molti neri disillusi, ma anche di neri più “colti”,
cioè persone che guardano alle cose in maniera pragmatica e non dal punto di vista
ideologico, che appunto vede l’African national congress invece come il partito che
ha liberato il Paese.
D. - Quali sono le priorità
per il Sudafrica che devono essere affrontate?
R.
- Le priorità di tipo sociale sono sicuramente quelle legate alla povertà: c’è ancora
una sostanziosa quantità di popolazione che vive in condizioni di povertà - povertà
che vuol dire soprattutto mancanza di case. L’altra è il crimine, e poi una possibile
preoccupazione sulla situazione economica come riflesso della crisi mondiale.
D.
- Quando si parla di Sudafrica il pensiero ovviamente va ad uno dei suoi grandi personaggi
contemporanei, cioè Nelson Mandela. Come mai pur avendo un ruolo di "padre della patria"
non ha un’influenza particolare sullo svolgimento della politica attuale e soprattutto
sulla soluzione dei problemi del Paese?
R. - Mandela
ha fatto una scelta, quando ha deciso di non fare più il presidente dopo il primo
mandato e ha fatto la scelta di non essere parte diretta della politica del Paese
e di essere invece una voce di coscienza per il suo partito, l’African national congress.
Il
presidente sudanese in visita in Etiopia Il presidente sudanese, Omar el Bashir,
è arrivato stamani in Etiopia per una visita non annunciata in precedenza. Lo ha reso
noto la tv satellitare Al Jazira. Secondo fonti diplomatiche il presidente sudanese,
contro il quale il 4 marzo scorso la Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja ha
spiccato mandato di arresto per crimini di guerra, avrà incontri bilaterali col governo
etiopico. Quello di oggi è il sesto viaggio all'estero di el Bashir da quando è stato
emesso il mandato della Cpi.
Iraq-Siria Alla guida di una vasta delegazione,
il primo ministro siriano, Muhammad Naji al Utri, è giunto questa mattina a Baghdad
per una visita di due giorni su invito del suo collega iracheno, Nuri al Maliki, destinata
a rafforzare ulteriormente i rapporti tra i due Paesi. “Il premier siriano presenzierà
alla riunione dell'Alto comitato congiunto Iraq-Siria, a cui prenderanno parte anche
i ministri siriani del Petrolio, Finanze, Interno, Economia, Sanità, Trasporti, Industria”,
ha detto il portavoce governativo. Ali Debbagh, citato dall'agenzia Aswat al Iraq.
La delegazione siriana, ha aggiunto Debbagh, “firmerà diversi accordi per rafforzare
la cooperazione nei settori finanziari e commerciali”. Dopo decenni di difficili rapporti
politici e diplomatici, Siria e Iraq si sono riavvicinati verso la fine del regime
di Saddam Hussein, deposto nel 2003. Nell'autunno 2006, Damasco e Baghdad hanno ufficialmente
ripristinato i loro rapporti diplomatici, interrotti nel 1980, subito dopo l'inizio
della guerra tra l'Iraq e Iran, storico alleato strategico della Siria.
Italia
e Colombia presentano a New York proposta di riforma dell’ONU Italia e Colombia,
a nome dei Paesi del gruppo "Uniting for Consensus", hanno ufficialmente presentato
oggi a New York ai 192 membri delle Nazioni Unite una nuova proposta per la riforma
del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il testo è stato illustrato al Palazzo
di Vetro dall'ambasciatore italiano, Giulio Terzi, in occasione della riunione che
ha chiuso la prima fase del negoziato sulla riforma. “Non è un offerta 'prendere o
lasciare' - ha spiegato Terzi - è invece un pacchetto che affronta insieme tutti i
diversi aspetti di una riforma da cui dovrà nascere un Consiglio di sicurezza più
rappresentativo della realtà internazionale del ventunesimo secolo e più capace di
reagire alle nuove sfide”. Maggiore efficenza, trasparenza nei metodi di lavoro, limitazioni
al potere di veto, più spazio alle regioni del mondo meno rappresentate, a cominciare
dall'Africa, e la prospettiva di un seggio europeo: sono questi i principali aspetti
della proposta.
Russia Prima svolta positiva a favore di un imputato
della lunga vicenda processuale legata all'ex colosso petrolifero russo Yukos: un
tribunale rionale di Mosca si è dichiarato a favore della liberazione anticipata di
Svetlana Bakhmina, ex legale del gruppo energetico condannata per evasione fiscale.
Bakhmina - ex capo dell'ufficio legale del fallito gigante petrolifero Yukos, guidato
da Mikhail Khodorkovski - era stata condannata a sei anni e mezzo di prigione per
evasione fiscale e malversazione nella Società Tomskneft. Il 21 ottobre scorso, aveva
chiesto la grazia al capo del Cremlino, Dmitri Medvedev. A favore della donna, durante
la sua ultima gravidanza, era stata promossa anche una petizione on line firmata
da oltre 35 mila persone. Anche il Premio Nobel per la pace, Mikhail Gorbaciov, aveva
chiesto al Cremlino la scarcerazione della detenuta.
Osservatori OSCE fermati
tra Georgia e Ossezia Alcuni osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza
e la cooperazione in Europa (Osce) sono stati fermati per “attraversamento illegale
della frontiera” tra la Georgia e l'Ossezia del sud. Lo riferisce l'agenzia Interfax
citando il presidente della regione georgiana separatista, Eduard Kokoiti. “Gli osservatori
dell'Osce hanno attraversato illegalmente la frontiera con l'Ossezia del sud nel distretto
di Tskhinvali e sono stati fermati dalle nostre guardie di frontiera. Ora saranno
portati a Tskhinvali al Ministero degli esteri dell'Ossezia del sud”, ha spiegato
Kokoiti. “Le azioni degli osservatori dell'Osce hanno un carattere provocatorio e
il Ministero degli esteri dell'Ossezia del sud farà una dichiarazione sulla vicenda”,
ha aggiunto.
Coree Slitta il vertice tra le due Coree, previsto per
questa mattina nella città industriale di Kaesong a ridosso della frontiera, dopo
che le parti non hanno trovato un accordo sulle modalità per avviare i colloqui. Si
trattava del primo vertice annunciato dopo oltre un anno. L'incontro, il primo in
assoluto tra emissari di Pyongyang ed esponenti dell'amministrazione sudcoreana guidata
dal presidente Lee Myung-bak, dovrebbe essere incentrato sul destino della zona economica
speciale di Kaesong, la città nordcoreana al confine dove ha sede un consorzio industriale
intercoreano. Secondo quanto riferisce il portavoce del Ministero per l'unificazione
sudcoreano, Kim Ho-nyoun, i delegati di Seul hanno varcato il confine intorno alle
8:45 locali, ma è mancata un'intesa sugli aspetti tecnici del vertice, come ad esempio
il luogo preciso in cui tenere i colloqui, e la Corea del Nord non ha ancora formalmente
indicato i nomi dei propri rappresentanti al vertice, “una cosa - ha detto il portavoce
di Seul - mai vista prima”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 111 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.