2009-04-21 15:32:19

Emergenza umanitaria in Sri Lanka, mentre l’esercito annuncia l’attacco finale


È emergenza umanitaria in Sri Lanka, mentre l’esercito annuncia una fase finale dell’attacco contro i ribelli dell'Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil, che fanno sapere che non si arrenderanno mai. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
È scaduto da qualche ora l'ultimatum dato alle Tigri tamil e l'esercito di Colombo ha sferrato l'attacco finale. Di fatto, si tratta di attaccare pochi chilometri quadrati nel nord del Paese ne quali i guerriglieri sono ormai asserragliati, avendo perso terreno altrove da tempo. Tantissimi civili sono già scappati, altri lo stanno facendo dalle aeree di Puthukudirippu e da Puthumathalan, attraverso la "No fire zone" (Nfz), l'area di sicurezza approntata dall'esercito nella quale ci sarebbero comunque diversi cadaveri di civili uccisi nei combattimenti. Al momento, sono oltre 49 mila i civili sfollati che in queste ore stanno raggiungendo le tendopoli allestite in aree protette. Secondo fonti dell'esercito cingalese, se ne attendono molte altre migliaia. Il punto è che i campi predisposti sono già al collasso: secondo le organizzazioni internazionali, come Croce Rossa, Nazioni Unite e Unicef, nelle tendopoli manca tutto, in particolare cibo e medicinali. A mezzogiorno, di oggi, le 8.30 in Italia, è scaduto l'ultimatum di 24 ore che il governo del presidente, Rajapaksa, aveva inviato al leader dei ribelli dell'Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil, Vellupillai Prabhakaran, chiedendo la resa alle truppe dell'esercito. Alla scadenza dell'ultimatum, un leader dei ribelli fa sapere che non si arrenderanno mai. Così i militari hanno cominciato l'avanzata verso l'ultimo bastione delle cosiddette tigri nella parte nord orientale.

 
Kenya
Nella Rift Valley, zona centrale del Kenya, è sfociata in una battaglia notturna, con un bilancio di 24 morti e un numero imprecisato di feriti, la tensione che covava da tempo tra gli abitanti della zona e i Mungiki, setta segreta e fuorilegge che, secondo tutti gli osservatori, guida gran parte della malavita del Paese africano. I Mungiki controllano con spietata violenza moltissimi traffici, soprattutto quello dei trasporti. Proprio da un'ulteriore gabella imposta agli operatori del settore della zona (300 scellini al giorno, circa tre euro, molto per quelle aree) pare sia scattata una sorta di rivolta popolare, con la creazione di gruppi di autodifesa che cercavano di stanare ed uccidere i presunti membri della setta. Tutti i mungiki sono di etnia kikuyu.

Pirateria: rilasciata una nave al largo della Somalia, attaccata una turca
Una nave turca è stata attaccata la notte scorsa al largo di Port-Harcourt. I pirati nigeriani hanno preso in ostaggio il capitano e l'ufficiale di macchina. La nave Ilena Mercan, che batte bandiera turca, aveva fatto scalo a Lagos ed era in rotta verso il porto di Onne, nei pressi di Port-Harcourt. Trasporta materiali da consegnare al gruppo petrolifero francese Total. Intanto, al largo delle coste somale è stata invece rilasciata la nave battente bandiera giapponese sequestrata quasi cinque mesi fa. Liberi anche i 23 membri dell'equipaggio, sembra tutti filippini. Lo rendono noto a Nairobi fonti del Servizio di assistenza navale per l'Est Africa, precisando che è stato pagato un riscatto ma senza indicare la cifra. Ieri, era stata liberata una nave battente bandiera togolese che era stata sequestrata nel Golfo di Aden: anche in questo caso è stato pagato un riscatto: si parla di 100 mila dollari. RealAudioMP3

Domani elezioni in Sudafrica
Domani, il Sudafrica vota per rinnovare il parlamento. Sono le quarte elezioni generali dalla fine del regime segregazionista e l’instaurazione di un sistema democratico. Ampiamente favorito alla vigilia del voto l’African national congress (Anc), il cui leader Jakob Zuma appare il probabile successore alla presidenza della Repubblica. Non mancano, tuttavia, le incognite legate soprattutto alla difficile situazione economica e alla povertà diffusa. Una situazione che ha portato il Congresso del popolo, partito che raccoglie i leader del dissenso, a minacciare il predominio dell’Anc. Sulle ragioni della possibile perdita di consenzo dell’African National Congress Stefano Leszczynski ha intervistato Laura Mezzanotte giornalista esperta di politica sudafricana.RealAudioMP3

R. - Molti sostengono che ci sarà effettivamente una perdita, causata sostanzialmente da una grossa disillusione delle persone, soprattutto rispetto alle politiche contro la povertà e rispetto alla criminalità. Però, ci sono stati anche grossi problemi interni all’Anc, che non ha dato grande immagine di sé negli ultimi tempi, perchè ha avuto scandali, corruzione, problemi che hanno lasciato una brutta immagine.

 
D. - Tuttavia, c’è un’opposizione che sta diventando sempre più forte, con una nuova formazione politica...

 
R. - Questo partito che è nato da qualche mese - il Cope - per molti è un partito risultato di una divisione interna tra l’ex presidente, Tabo Mbeki, e l’attuale e futuro presidente, Zuma. Sicuramente è un partito che toglie il voto di molti neri disillusi, ma anche di neri più “colti”, cioè persone che guardano alle cose in maniera pragmatica e non dal punto di vista ideologico, che appunto vede l’African national congress invece come il partito che ha liberato il Paese.

 
D. - Quali sono le priorità per il Sudafrica che devono essere affrontate?

 
R. - Le priorità di tipo sociale sono sicuramente quelle legate alla povertà: c’è ancora una sostanziosa quantità di popolazione che vive in condizioni di povertà - povertà che vuol dire soprattutto mancanza di case. L’altra è il crimine, e poi una possibile preoccupazione sulla situazione economica come riflesso della crisi mondiale.

 
D. - Quando si parla di Sudafrica il pensiero ovviamente va ad uno dei suoi grandi personaggi contemporanei, cioè Nelson Mandela. Come mai pur avendo un ruolo di "padre della patria" non ha un’influenza particolare sullo svolgimento della politica attuale e soprattutto sulla soluzione dei problemi del Paese?

 
R. - Mandela ha fatto una scelta, quando ha deciso di non fare più il presidente dopo il primo mandato e ha fatto la scelta di non essere parte diretta della politica del Paese e di essere invece una voce di coscienza per il suo partito, l’African national congress.

 
Il presidente sudanese in visita in Etiopia
Il presidente sudanese, Omar el Bashir, è arrivato stamani in Etiopia per una visita non annunciata in precedenza. Lo ha reso noto la tv satellitare Al Jazira. Secondo fonti diplomatiche il presidente sudanese, contro il quale il 4 marzo scorso la Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja ha spiccato mandato di arresto per crimini di guerra, avrà incontri bilaterali col governo etiopico. Quello di oggi è il sesto viaggio all'estero di el Bashir da quando è stato emesso il mandato della Cpi.

Iraq-Siria
Alla guida di una vasta delegazione, il primo ministro siriano, Muhammad Naji al Utri, è giunto questa mattina a Baghdad per una visita di due giorni su invito del suo collega iracheno, Nuri al Maliki, destinata a rafforzare ulteriormente i rapporti tra i due Paesi. “Il premier siriano presenzierà alla riunione dell'Alto comitato congiunto Iraq-Siria, a cui prenderanno parte anche i ministri siriani del Petrolio, Finanze, Interno, Economia, Sanità, Trasporti, Industria”, ha detto il portavoce governativo. Ali Debbagh, citato dall'agenzia Aswat al Iraq. La delegazione siriana, ha aggiunto Debbagh, “firmerà diversi accordi per rafforzare la cooperazione nei settori finanziari e commerciali”. Dopo decenni di difficili rapporti politici e diplomatici, Siria e Iraq si sono riavvicinati verso la fine del regime di Saddam Hussein, deposto nel 2003. Nell'autunno 2006, Damasco e Baghdad hanno ufficialmente ripristinato i loro rapporti diplomatici, interrotti nel 1980, subito dopo l'inizio della guerra tra l'Iraq e Iran, storico alleato strategico della Siria.

Italia e Colombia presentano a New York proposta di riforma dell’ONU
Italia e Colombia, a nome dei Paesi del gruppo "Uniting for Consensus", hanno ufficialmente presentato oggi a New York ai 192 membri delle Nazioni Unite una nuova proposta per la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il testo è stato illustrato al Palazzo di Vetro dall'ambasciatore italiano, Giulio Terzi, in occasione della riunione che ha chiuso la prima fase del negoziato sulla riforma. “Non è un offerta 'prendere o lasciare' - ha spiegato Terzi - è invece un pacchetto che affronta insieme tutti i diversi aspetti di una riforma da cui dovrà nascere un Consiglio di sicurezza più rappresentativo della realtà internazionale del ventunesimo secolo e più capace di reagire alle nuove sfide”. Maggiore efficenza, trasparenza nei metodi di lavoro, limitazioni al potere di veto, più spazio alle regioni del mondo meno rappresentate, a cominciare dall'Africa, e la prospettiva di un seggio europeo: sono questi i principali aspetti della proposta.

Russia
Prima svolta positiva a favore di un imputato della lunga vicenda processuale legata all'ex colosso petrolifero russo Yukos: un tribunale rionale di Mosca si è dichiarato a favore della liberazione anticipata di Svetlana Bakhmina, ex legale del gruppo energetico condannata per evasione fiscale. Bakhmina - ex capo dell'ufficio legale del fallito gigante petrolifero Yukos, guidato da Mikhail Khodorkovski - era stata condannata a sei anni e mezzo di prigione per evasione fiscale e malversazione nella Società Tomskneft. Il 21 ottobre scorso, aveva chiesto la grazia al capo del Cremlino, Dmitri Medvedev. A favore della donna, durante la sua ultima gravidanza, era stata promossa anche una petizione on line firmata da oltre 35 mila persone. Anche il Premio Nobel per la pace, Mikhail Gorbaciov, aveva chiesto al Cremlino la scarcerazione della detenuta.

Osservatori OSCE fermati tra Georgia e Ossezia
Alcuni osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) sono stati fermati per “attraversamento illegale della frontiera” tra la Georgia e l'Ossezia del sud. Lo riferisce l'agenzia Interfax citando il presidente della regione georgiana separatista, Eduard Kokoiti. “Gli osservatori dell'Osce hanno attraversato illegalmente la frontiera con l'Ossezia del sud nel distretto di Tskhinvali e sono stati fermati dalle nostre guardie di frontiera. Ora saranno portati a Tskhinvali al Ministero degli esteri dell'Ossezia del sud”, ha spiegato Kokoiti. “Le azioni degli osservatori dell'Osce hanno un carattere provocatorio e il Ministero degli esteri dell'Ossezia del sud farà una dichiarazione sulla vicenda”, ha aggiunto.

Coree
Slitta il vertice tra le due Coree, previsto per questa mattina nella città industriale di Kaesong a ridosso della frontiera, dopo che le parti non hanno trovato un accordo sulle modalità per avviare i colloqui. Si trattava del primo vertice annunciato dopo oltre un anno. L'incontro, il primo in assoluto tra emissari di Pyongyang ed esponenti dell'amministrazione sudcoreana guidata dal presidente Lee Myung-bak, dovrebbe essere incentrato sul destino della zona economica speciale di Kaesong, la città nordcoreana al confine dove ha sede un consorzio industriale intercoreano. Secondo quanto riferisce il portavoce del Ministero per l'unificazione sudcoreano, Kim Ho-nyoun, i delegati di Seul hanno varcato il confine intorno alle 8:45 locali, ma è mancata un'intesa sugli aspetti tecnici del vertice, come ad esempio il luogo preciso in cui tenere i colloqui, e la Corea del Nord non ha ancora formalmente indicato i nomi dei propri rappresentanti al vertice, “una cosa - ha detto il portavoce di Seul - mai vista prima”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 111

 
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