La vita umana prima di tutto: accolti in Sicilia i profughi rifiutati da Malta
L’Italia chiede all’Unione Europea un intervento forte per il rifiuto di Malta ad
ospitare i 140 immigrati salvati dal cargo “Pinar”, giovedì scorso. Oggi dopo un
lungo braccio di ferro che ha obbligato la nave turca per quattro giorni a stazionare
tra le coste italiane e maltesi, i migranti sono sbarcati in Sicilia, a Porto Empedocle.
La Commissione UE si è intanto detta pronta a lavorare con entrambi i Paesi per fornire
sostegno umanitario e per aiutare gli sforzi diplomatici. Massimiliano Menichetti
ha raccolto il commento di Laura Boldrini portavoce dell’Alto Commissariato
ONU per i rifugiati.
R. – Questa
vicenda ci ha insegnato ancora una volta che, di fatto, chi salva vite umane poi viene
messo in condizioni difficili e, quindi, questo scoraggia altamente altri a fare lo
stesso. Dal nostro punto di vista, come agenzia dell’ONU per i rifugiati, l’aspetto
negativo della vicenda è che il ping-pong tra Stati danneggia sia i migranti e i richiedenti
asilo, ma anche gli equipaggi responsabili che invece decidono di non tirarsi indietro
e di rispettare le leggi del mare. D . – La vita umana prima di tutto… D.
La vita umana prima di tutto, e nelle sedi opportune devono essere chiarite le responsabilità. D
. – In questa vicenda Malta non ha aperto il proprio porto. Alla fine è stata l’Italia
ad accogliere gli immigrati. Qual è il potere che ha l’Unione europea in situazioni
di questo tipo? R. – Al momento ci sono delle Convenzioni internazionali
ma anche degli emendamenti a queste Convenzioni che non tutti gli Stati hanno sottoscritto.
Ad esempio, Malta non ha sottoscritto gli emendamenti alla Convenzioni Solas e Sar
che sono proprio in merito al soccorso in mare, mentre l’Italia li ha firmati. E’
ovvio che poi questo causa un corto circuito, per cui è come se si rispondesse a due
protocolli diversi. Sarebbe auspicabile che in sede europea si arrivasse a un codice
comune di comportamento e che sia anche vincolante per tutti gli Stati D
. – Malta è sulle rotte migratorie come la Sicilia, ma più volte la Guardia Costiera
italiana ha salvato persone proprio nelle acque territoriali maltesi… R.
– Sembrerebbe che lo scorso anno, addirittura il 60 per cento degli interventi di
soccorso è stato fatto in acqua di competenza maltese. E’ vero che Malta ha dei limiti
rispetto alla capacità sia tecnica, con mezzi adeguati, sia di assorbimento di una
presenza più alta di immigrati o richiedenti asilo, però è anche vero che allora bisogna
riconsiderare il sistema delle aree di competenza che spettano ad ogni singolo Paese,
se poi data la dimensione del Paese questo non riesce poi a ottemperare ai suoi obblighi. D.
– Qual è l’auspicio dell’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. R.
– L’auspicio è che in qualche modo non si ripetano queste situazioni di stallo e che
le persone continuino ad essere salvate e soccorse in mare. Poi, gli strumenti e le
sedi devono essere decisi dagli Stati membri ma noi evidenziamo la necessità che questo
avvenga.