Mons. Fisichella: la gioia dell'incontro con Gesù al centro del magistero di Benedetto
XVI
Sono giunti da tutto il mondo ieri gli auguri a Benedetto XVI per il suo 82.mo compleanno.
Personalità ecclesiali, politiche e civili, rappresentanti di altre religioni ma anche
tanti semplici cittadini. Un saluto particolare è arrivato anche dalle Missionarie
della Carità dell'Orissa che incoraggiano il Papa ad elevare la sua voce profetica
in mezzo a tante sofferenze e ingiustizie nel mondo, come sta facendo ormai da quattro
anni. Il 19 aprile ricorre infatti il quarto anniversario della sua elezione. Ma c'è
una parola speciale con cui si vive questo evento? Fabio Colagrande lo ha chiesto
a mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:
R. – Io credo
che si vive con una parola che è normale ed è comune al Santo Padre, quella della
gioia, vale a dire l’opportunità di potere vivere questi giorni, questi momenti in
quella pienezza che non è soltanto una questione psicologica. La gioia di cui il Papa
parla è una gioia biblica, cioè sapere che viviamo un momento nuovo della nostra vita.
E’ il momento del cambiamento, è il momento del poter essere indirizzati a verificare
il compimento delle promesse … Gesù è risorto, siamo chiamati ad annunciare di nuovo
Cristo con la nostra vita, e il Papa ce lo insegna quotidianamente.
D.
– Secondo lei, eccellenza, dopo quattro anni di Pontificato, quale sembra essere la
priorità del magistero di Benedetto XVI?
R. – Siamo
reduci da un periodo come quello del Triduo pasquale in cui il Papa ci ha veramente
dato ancora una volta il meglio della sua riflessione sui testi sacri e sul significato
che il Giovedì, il Venerdì, il Sabato Santo, la Domenica di Pasqua hanno per ogni
cristiano. Credo che tutti noi abbiamo ascoltato con intensità quell’insegnamento
che ci proviene dalle omelie che il Papa ci ha dato in questi giorni: Giovedì Santo,
a tutti noi sacerdoti … ma poi ci ha fatto ripercorrere anche il tema fondamentale
della Passione di Cristo, il tema della gioia della Risurrezione, il significato della
luce che ci ha spiegato nella Veglia pasquale. Io credo che questo sia proprio il
compito fondamentale che Benedetto XVI ci sta dando come sua testimonianza personale
ma anche come Papa: quella di toccare con mano il grande valore e soprattutto l’attualità
della Parola di Dio. Dio ci parla ancora oggi, ci parla costantemente e ci consente
di entrare in profondità nel mistero che ci ha rivelato.
D.
– Sembra che il Papa in qualche modo lanci anche una sfida culturale al mondo contemporaneo,
una sfida che spesso però sembra anche un po’ scomoda, difficile da accettare …
R.
– E’ sempre stato così, nei duemila anni della nostra storia! Quando Gesù predicava
per le vie della Galilea, il suo messaggio conteneva una grande sfida culturale. E’
stato così per Paolo quando nell’areopago si è incontrato con i filosofi, gli stoici
dell’epoca, e ha dato l’annuncio della Risurrezione. E’ stato così quando Giustino
è venuto a Roma e ha fondato le prime scuole. E’ stato così anche con il Concilio
Vaticano II, con la grande sfida del dover cercare di comprendere il tema della modernità.
Ed è così anche per Benedetto XVI che, con la lucidità culturale, intellettuale che
gli è propria non fa altro che farci comprendere le grandi sfide che sono oggi sul
tappeto della storia.
D. – Perché il cuore del suo
magistero è proprio nell’unità tra fede e ragione?
R.
– Ma perché il problema di fede e ragione è quella capacità di far comprendere che
l’evento cristiano, a differenza di tante altre espressioni, non è affatto un mito,
ma è una realtà storica. La ragione può indagare, la ragione può verificare, la ragione
– con tutti gli strumenti che sono a sua disposizione – può far comprendere il grande
valore che la fede cristiana possiede! Il Papa costantemente ribadisce questa dimensione:
Gesù non è un mito, Gesù non è un fantasma, Gesù è una persona concreta e quindi come
persona concreta i Vangeli, che ci danno testimonianza di Lui, possono essere con
la ragione e con tutti gli strumenti che la ragione ha. Direi che non è altro che
una sinfonia per poter raggiungere il nucleo fondamentale della nostra fede, cioè
l’incontro con una Persona! (Montaggio a cura di Maria Brigini)