All'insegna della speranza le Settimane sociali dei cattolici italiani
Sarà Reggio Calabria la sede della 46.ma Settimana sociale dei Cattolici italiani
in programma dal 14 al 17 ottobre 2010 sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi, un’agenda
di speranza per il futuro del Paese”. Le questioni principali in agenda, la scelta
della sede e gli obiettivi di questo evento che si ripete sin dal 1907 sono stati
illustrati oggi in conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente. L’ha
seguita per noi Gabriella Ceraso:
Un biglietto
da visita e al tempo stesso un invito consegnato ai soggetti delle comunità ecclesiali
per lavorare alla costruzione di un’agenda di pochi essenziali punti che interessano
la vita dell’Italia e che portati alle Settimane sociali e lì discussi possano aiutare
costruire un futuro più aperto e vivibile. E’ questo il senso dell’incontro di oggi
che apre una serie di seminari e incontri che fino ad ottobre 2010 si svolgeranno
in tutta Italia. Il comitato promotore delle Settimane ha anche presentato la sede
il tema e le parole chiave dell’evento: il sud è scelta obbligata per un’alternanza
tipica delle Settimane ma cade anche nel ventennale del documento “Chiesa e Mezzogiorno”
su cui stanno riflettendo i vescovi. La continuità delle Settimane spiega il presidente
mons. Arrigo Miglio è nella scelta del bene comune come tema, la novità è quella di
volerlo declinare appunto in un’agenda nata dal confronto collettivo su temi chiave
quali cittadinanza e democrazia, prassi educativa, vita economica, rispetto e cura
della vita e della famiglia. Tre le parole chiave sottolineate da mons. Miglio e dal
vice-presidente del comitato organizzativo Luca Diotallevi: speranza
cristiana in primo luogo: “Non chiudiamo gli occhi di fronte
alla gravità della crisi. Pensate alla condizione in cui versa il diritto alla vita,
il tessuto familiare, le condizioni materiali e spirituali che abbiamo ricevuto nel
corso degli anni anche prossimi e che oggi sono in discussione. Noi non partecipiamo
al confronto tra ottimisti e pessimisti; vediamo la crisi, vediamo le cose nuove e
con la speranza tentiamo un discernimento. La parola numero uno è proprio ‘speranza’
”.
Speranza, dunque, ma anche responsabilità di scegliere
e agenda per il Paese. Ancora Diotallevi:
“Deve essere
chiaro che non è un programma economico, politico, o culturale. E’ prima di tutto
il servizio a dare ordine, individuare, porre in risalto, se è possibile gerarchizzare,
i problemi gravissimi. Un piccolissimo servizio che crediamo di poter fare perché
non guardiamo la città dall’alto la guardiamo da dentro”.